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Gli Inuit e Robert Peroni: perché raccontare questa storia...

[Ce lo dice l’editor di Robert Peroni.]

È stato un episodio a convincermi che questa storia andava raccontata.
Un giorno Pavia, un vecchio amico Inuit, invita Robert Peroni a visitare la sua famiglia. Lo va a prendere in barca – perché in Groenlandia è così che ci si sposta – e durante il tragitto s’imbattono in una foca. Pavia non ci pensa un attimo: cede il timone al suo ospite e imbraccia il fucile. Robert invece vede quello che vedremmo noi: una bestiola indifesa, con un musetto tenero e gli occhi spalancati. Dentro di sé spera che l’amico sbagli la mira e, senza accorgersene, provoca uno scarto alla barca. La foca scappa e si salva.
È solo quando arrivano al campo che Robert capisce cosa ha fatto: tutta la famiglia di Pavia da giorni vive succhiando lische di pesce ormai spolpate. Quella foca li avrebbe nutriti per giorni.

Robert Peroni è arrivato in Groenlandia da uomo bianco e ha impiegato molti anni a capire la cultura degli Inuit, e nel loro approccio semplice ed essenziale, a volte spietato, ha scoperto una profondità che l’occidente ha perso da tempo.
​È così che ci racconta questo mondo, con ammirazione, stupore, ma anche amarezza, perché gli Inuit, come gli indiani, sono ormai condannati a scomparire.

  

Dove il vento grida più forte

Dove il vento grida più forte

Robert Peroni, Francesco Casolo

Quando Robert Peroni, trent'anni fa, arriva in Groenlandia per battere l'ennesimo record, si sente sperduto: una famiglia in Italia, e una professione, quella di esploratore, di cui non capisce...

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