Narrativa
I venerdì da Enrico's
Don Carpenter
Basta poco per scaldare la piccola scena letteraria
della Portland dei primi anni Sessanta: grazie a un
racconto venduto a Playboy per tremila dollari, Dick
Dubonet è l'unico autore pubblicato della zona
e si accompagna alla bellissima Linda McNeill,
nota per le sue frequentazioni disinibite della
cerchia Beat. Inevitabile che a Dick guardino
con ammirazione - e una certa invidia - i tanti
aspiranti scrittori che affollano bar e party. Come
Stan Winger, che dimostra uno spiccato talento,
benché ancora grezzo e inesplorato, per il genere
pulp, ispirato dalla sua segreta attività di ladro di
appartamenti. A credere in lui è il suo insegnante di
scrittura creativa al college: Charlie Monel, veterano
della guerra di Corea, trasferitosi in Oregon dalla
rutilante San Francisco, dove ha a lungo cullato
il sogno di scrivere un'opera tale da imprimere
un nuovo corso alla letteratura americana. Ma a
cambiargli la vita, per ora, è stata soprattutto la
nascita di una figlia e la presenza di una famiglia da
mantenere. È proprio sua moglie, Jaime, a conoscere
prima di lui e di chiunque altro un'inattesa fortuna
editoriale, grazie al romanzo che ha partorito in
segreto nella solitudine deprimente di provincia,
ispirandosi alle sue memorie famigliari: sarà
soltanto il primo di una lunga scia di successi.
I destini di Jaime, Charlie e dei loro amici scrittori
s'intrecciano per vent'anni, con sorti alterne,
approdando talvolta a Hollywood, là dove la
distanza tra scrivere e guadagnare può essere molto
più breve, ma spesso al costo di snaturare la prima
ispirazione: così pura, così indimenticabile.
Sogni e ambizioni, esordi imbarazzanti e disperati
tentativi di non cadere nella mediocrità e nell'oblio,
amori che non salvano e serate dall'alto tasso
alcolico: Don Carpenter ripercorre con dolente
e ironica nostalgia una parabola che ha vissuto
in prima persona e che ha segnato un'intera
generazione di scrittori.
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