Ha un nome che evoca la luce, il fuoco, e nelle giornate limpide ti sembra di percepire la grana dell'aria – argento puro. In fondo al suo mare, che ha tutte le sfumature del verde, dell'azzurro e del blu, giacciono ventimila morti senza nome, ammazzati. Di loro restano a volte tracce dilavate dalla salsedine: un sandalo infradito a rombi bianchi e neri comprato al mercato di Sfax, la foto di una sposa dalla pelle nerissima in abito di pizzo bianco, un rotolo di lettere in tigrino, una cassetta di Bob Marley. Ed è qui, a Lampedusa, che Mario, con malinconica determinazione, è venuto ad affrontare il suo segreto senso di inappartenenza e l'incertezza del futuro. Come se raccogliere quelle tracce in un minuscolo museo e salvaguardarne la memoria con didascalie in versi scritte su fragile carta velina potesse rendere più tollerabile la disillusione. Come se solo a Lampedusa, crocevia di destini, di strazio e di solidarietà, fosse possibile rispecchiarsi in chi ha osato cercare la salvezza su un barcone, e tornare a sperare. Con "Luminusa", Franca Cavagnoli ci costringe a guardare con altri occhi alla terra promessa di Lampedusa, alle tragedie e agli sbarchi che affollano le cronache: per scoprire, guidati dalla voce limpida e ribelle di Mario, la nostra, comune e universale, condizione di migranti.
Franca Cavagnoli
Franca Cavagnoli ha pubblicato per Frassinelli i romanzi Una pioggia bruciante e Non si è seri a 17 anni, e per Feltrinelli i racconti Mbaqanga e Black. Ha tradotto e curato opere di J.M. Coetzee, Nadine Gordimer, Katherine Mansfield, Toni Morrison, V.S. Naipaul. Collabora a «il manifesto» e «Alias». Per il suo saggio La voce del testoha avuto nel 2013 il premio Lo Straniero. Nel 2014 ha avuto il Premio nazionale per la traduzione del Ministero dei Beni Culturali.