Due gradi e mezzo di separazione
Quando hai bisogno di un consiglio, un parere, ma anche solo un incoraggiamento a continuare nelle tue scelte, a chi ti rivolgi? Tua mamma, tuo marito-fidanzato-compagno, un’amica, un amico, tuo fratello sono il nucleo del tuo network. E io lo chiamo fan club. Tutti ne abbiamo uno. E se vuoi cambiare lavoro, vita, città? I legami più stretti non bastano. Devi allargare le possibilità di confronto e anche di scontro: devi parlare con più persone, incontrare opinioni anche diverse dalle tue. Devi allargare il network, spingerti oltre i cosiddetti legami deboli lungo gli anelli di una catena che può proseguire all’infinito.
Secondo alcune recenti ricerche grazie all’uso che tutti facciamo dei social network i passaggi necessari a entrare in contatto con chiunque nel mondo si sono ridotti moltissimo e a una velocità mai osservata prima: siamo passati da sei gradi di separazione a tre, forse meno.
Il networking è tutto ciò che contribuisce a far crescere la tua rete di contatti e collegamenti, ma è più facile andare per esclusione, quindi ecco cosa il networking non è: non è cercare di ottenere qualcosa dagli altri; non è tenere il conto di quello che hai dato e di quello che hai ricevuto. Devi seminare per poter raccogliere. Per capire quante briciole semini ogni giorno e quanti contatti potenziali hai, puoi semplicemente domandarti:
• con quante persone lavoro?
• con quante persone vengo a contatto ogni giorno, per lavoro e non?
Poi basta fare la somma. E una sottrazione: il tuo capitale sociale è composto solo dai rapporti che hai stretto con le persone con cui sei entrato in contatto: i contatti, appunto, che hai trasformato in collegamenti.
Due gradi e mezzo di separazione. Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia) è frutto di molte esperienze personali, ma anche di continue e costruttive chiacchierate con esperti di ogni settore con cui sono entrata in contatto grazie alla Rete. Grazie a quanti condividono le proprie competenze io ho imparato tantissimo.
Facciamo un passo alla volta: conosci LinkedIn? È un social network professionale. Iscriviti e compila i campi del tuo cv online. Il secondo passo è… farti raccomandare. «In Italia siamo abituati a sentir parlare di raccomandazione con un’accezione negativa: su LinkedIn non si tratta di invitare qualcuno ad assumere un tuo amico o un parente a prescindere dalle sue competenze. È una vera segnalazione del merito che una persona ha dimostrato di avere, è il suo valore ai nostri occhi. Investire del tempo a scrivere una recommendation vuol dire costruire un circolo virtuoso del merito ed è un boomerang che ci garantirà di ricevere valore dai nostri sponsor e fan professionali che ci osservano e valutano tutti i giorni», spiega Francesca Parviero, social media HR manager consultant e LinkedIn EMEA partner.
Qual è il modo migliore per parlare di sé? L’ho imparato da Luigi Centenaro personal branding strategist: «Il modo migliore è non farlo! Può sembrare un paradosso, ma il parlare di sé è percepito come autopromozione. La parola d’ordine, quindi, non è parlare, ma fare: quando devi parlare di te non spiegare quello che sai fare, racconta soprattutto il valore che porti, i risultati che fai ottenere. Questo è un messaggio che le persone capiscono e rispettano molto».
Domitilla Ferrari