Esserci o non esserci? Il crime al tempo del web: “Reality Crime”
Reality Crime di Lafani & Renault
Esserci o non esserci?
La risposta è scontata nell’epoca dei social: se non hai un profilo di qualche tipo non sei nessuno (e devi pure giustificarti). “Connesso” o “Non connesso”: ecco lo stato che ci identifica oggi.
Ormai è un dato di fatto che Facebook funzioni da vetrina per quel lato vero o presunto di noi che vogliamo mettere in mostra, o che Twitter sia una piattaforma di discussione istantanea della realtà.
La novità di Reality Crime, il thriller a puntate di Florian Lafani e Gautier Renault, è che apre un’altra frontiera: il web come scena del crimine – una scena manipolabile e interattiva. Diventa infatti palcoscenico di un rapimento che si fa evento mediatico: sei ostaggi vengono filmati, “postati”, sacrificati in streaming, in una sorta di reality 2.0.
Chi è il pazzo o il genio del male capace di tutto questo? Quali sono le sue vere intenzioni?
Ma l’interrogativo più inquietante, alla fine, non è nessuno di questi. La domanda che spaventa è quella che ci riguarda più da vicino: se ci venisse chiesto di votare chi può continuare a vivere, condannando automaticamente chi perde a morire, cosa faremmo?
Qui non si tratta di scegliere chi può continuare a cantare, chi può continuare a cucinare, chi può continuare a sbadigliare sul divano. Si tratta di decidere della vita o della morte di un essere umano. Di diventare arbitri della giustizia o di rendersi complici di un omicidio: non c’è un confine, i due opposti coincidono, uniti da un gesto semplice come un clic.
Esserci o non esserci? Forse la risposta non è poi così scontata.