Brevi riflessioni di fisica quantistica: C’è un qualcosa che sfugge
C’è un qualcosa che sfugge
“Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori, e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo ‘qualcosa’ ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un ‘qualcosa’ che ci sfugge.”
Questa dichiarazione di Carlo Rubbia – Premio Nobel nel 1984, assieme a Simon van der Meer, “per il contributo decisivo al grande progetto che ha portato alla scoperta delle particelle W e Z, comunicatori di interazione debole” – affronta due temi fondamentali: l’esistenza di una legge immanente, interna, al meccanismo naturale e il fatto che, contemporaneamente, questa legge trascende, qualcosa che è “al di fuori”. Un qualcosa che “ne è la causa che tira le fila del sistema”.
Com’è possibile? E si tratta realmente di due temi separati? Non solo, a quale sistema si riferisce esattamente Carlo Rubbia dato che lo distingue nettamente dal meccanismo naturale?
Lo studio dell’infinitamente piccolo, della fisica quantistica e delle componenti fondamentali della materia, paradossalmente, non porta con sé solo evidenze sperimentali ma anche dubbi profondi sull’essenza stessa di ciò con cui ci stiamo confrontando.
Indeterminatezze che mettono in discussione i principi alla base delle certezze a cui siamo soliti aggrapparci e che quando riusciamo a osservare con il giusto distacco evidenziano – propriamente e naturalmente – come esista “un ‘qualcosa’ che ci sfugge”.
Fabio Fracas