Jivan è una ragazza indiana degli slum, povera ma ben decisa a migliorare il proprio stato. Fa la commessa in un negozio e si è appena comprata un cellulare, dove impara a comunicare con il mondo. Ed è proprio su Facebook che Jivan pubblica un commento al vetriolo contro il governo. C'è stato un atto terroristico, alla stazione di Kolabagan, un gesto vile che ha ucciso col fuoco decine di persone - povere - e la polizia non ha mosso un dito per catturare gli assassini. Passano solo pochi giorni prima che quella stessa polizia irrompa all'alba nella casa dove Jivan vive con i vecchi genitori, la ammanetti e la porti in prigione. L'accusa? Deve essere stata lei l'attentatrice: basta leggere le sue parole provocatorie sui social. Basta vedere dove vive. Basta controllare i suoi like, che arrivano da altri facinorosi come lei. Nonostante la paura, nonostante si renda conto di non avere alcun santo in paradiso, Jivan sa di essere innocente ed è convinta di poter contare sulla verità e sugli amici per uscire dalla prigione. Ma i suoi amici sceglieranno di testimoniare per lei o cederanno alle lusinghe del potere, che offre loro tutto quello che hanno sempre desiderato?