È l'estate del 1968 quando Jean arriva a Granville, cittadina di mare sulla costa della Normandia. Ha sei anni e una piccola valigia bianca che contiene le sue poche cose: l'ha riempita in fretta e furia sua madre la notte in cui sono fuggiti da una vita che le faceva male e le stava ormai stretta. Lei, Marie, la ribelle di famiglia, ha sempre desiderato qualcosa di più della semplice realtà di provincia, e sente che ora, in quell'anno che sta sovvertendo tutte le regole, è venuto il momento di realizzarsi a Parigi. Non può portare con sé Jean, e così lo lascia dalla nonna, in attesa di sistemarsi e venirlo a riprendere.
Convinto che la mamma tornerà presto, Jean non disfa neppure la valigia, tuttavia, a poco a poco, prende confidenza con nonna Lucette, un donnone dai modi spartani - non sente la necessità dell'acqua corrente né del frigorifero - ma dal cuore tenero, che ha cresciuto ben sette figli. Lui, curioso e loquace, porta una ventata di freschezza nell'esistenza dell'anziana Lucette, scandita dalle visite al camposanto e dalla passione sfrenata per il lavoro a maglia. Lei ha visto di tutto, lui si meraviglia di tutto. In quella che doveva essere solo la parentesi di un'estate, Lucette gli insegnerà a prendere la vita come viene, senza porsi troppe domande. Mentre Jean, insieme alla nonna, ai cuginetti e a una zia dai capelli che profumano di biscotti, ritroverà una famiglia, e pazienza se non è come se l'era immaginata.
Prendila come viene è un romanzo gustoso come i pranzi preparati dalle nonne con la magia di pochi ingredienti. Struggente come il ricordo delle lunghe estati dell'infanzia, semplici e indimenticabili. Confortevole come il calore degli affetti più veri, capaci di sanare anche le ferite che bruciano di più: quelle che ci si fa diventando grandi.