Arthur Pendennis preoccupa sua madre, frequenta cattive compagnie, si ubriaca, dilapida il patrimonio messo faticosamente insieme dal padre, non riesce a trovarsi un lavoro, è come una nave in balia delle onde del destino. Non è nemmeno intelligente. Però, come ci informa l'autore, "è conscio delle proprie debolezze e della propria ignoranza". E con l'aiuto delle sue due guide - dei due fari che con la loro condotta e con le loro critiche gli indicano la giusta via - cioè di sua madre e di Laura Bell, Arthur diventerà fondamentalmente un bravo ragazzo, ma non prima di aver attraversato mille avventure, debiti, ricatti, amori, relazioni travagliate soggette a invidie o vendette: tutto splendidamente intrecciato da William Thackeray in quello che rimane uno tra i suoi insuperati capolavori.
William Makepeace Thackeray
William Makepeace Thackeray nacque nel 1811 a Calcutta, dove suo padre era un alto funzionario della Compagnia delle Indie. Dopo la sua morte tornò in Inghilterra a sei anni, dove sua madre lo raggiunse solo nel 1821. Frequentò la Charterhouse School di Londra e il Trinity College di Cambridge, ma interruppe gli studi per fare dei viaggi sul continente. Nel 1832 andò in Francia e in Italia per dedicarsi allo studio della pittura e del disegno, ma una serie di speculazioni sbagliate lo costrinse a tornare a Londra. Qui pubblicò articoli in vari giornali e sulla rivista Fraser's Magazine, grazie ai quali riuscì a raggiungere una certa serenità economica che gli permise di dedicarsi alla narrativa. Nel 1842 iniziò a collaborare con il giornale umoristico Punch con una serie di articoli dal titolo Gli snob inglesi visti da uno di loro, raccolti in seguito nel volume Il libro degli snob (1855). Seguirono Le memorie di Barry Lindon (1844) e La fiera delle vanità (1848), il suo romanzo più celebre. Tra le opere successive Pendennis (1848-1850), La famiglia Newcome (1853-1855), Henry Esmond (1852) e I virginiani (1857-1859). Morì nel 1863.