Brevi riflessioni di fisica quantistica: Conoscere per conoscersi

Conoscere per conoscersi

“Oggi, mentre l’ampliamento della conoscenza e delle capacità tecniche lega sempre più i popoli a un unico destino, la collaborazione scientifica universale ha compiti notevolissimi, che possono venire facilitati dalla conoscenza delle condizioni generali che stanno alla base dell’umano sapere.”

Potrebbero sembrare parole pronunciate da un intellettuale contemporaneo o inserite in un programma divulgativo sulle nuove tecnologie. Non è così: questa è la frase che chiude il saggio di Niels Bohr dal titolo “Atomi e conoscenza”. Un saggio pubblicato nel lontano 1955!

Spesse volte si tende a considerare la fisica – e la fisica quantistica, in particolare – come una specifica branca del sapere, trascurando il fatto che la natura permea tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che noi siamo. Ci dimentichiamo, in sostanza, che la parola stessa “natura”, in greco, si scrive proprio τὰ ϕυσικά: “fisica”. Quindi, chi si occupa di fisica e chi legge di fisica, si sta confrontando con la natura e con le sue meraviglie. Non solo: chi si occupa di fisica e chi legge di fisica, contribuisce alla creazione di un sapere universale! Solo condividendo le nostre conoscenze e collaborando concretamente gli uni con gli altri, potremo utilizzare nel modo migliore le nuove tecnologie per sostenere la ricerca scientifica nel suo fondamentale compito: aiutarci a capire noi stessi e la nostra realtà. Anche quella quotidiana!

Fabio Fracas

Oroscopo dello scrittore – Luglio 2017

Oroscopo dello scrittore.  LUGLIO

Lo scrittore dell’Ariete godrà di un Mercurio amico, la vostra vera risposta a chi, da voi, si aspetta qualcosa di più, qualcosa di brillante e divertente. Ironia e coraggio non vi mancheranno.

Lo scrittore del Toro per quasi tutto il mese farà i conti con un Mercurio complicato, energia della mente (e della scrittura) spesso troppo pigra per concedervi grandi risultati. Tempo di vacanza.              

Lo scrittore dei Gemelli saprà raccogliere idee e spunti, intorno a sé, per poi confezionarli in modo fluido e leggero. Né vi mancherà una forte empatia con il pubblico, qualcosa che promette risultati interessanti.       

Lo scrittore del Cancro si comporterà in modo pratico, raccontando cose che abbiano un senso, un’utilità, uno scopo preciso. Sembrate insomma essere orientati verso una scrittura semplice ma efficace.                      

Lo scrittore del Leone godrà di un Mercurio che, per buona parte del mese, troneggerà nel segno. Vivrete soprattutto di idee, di concetti e di pensieri, ottima occasione per prepararvi a creare.                

Lo scrittore della Vergine dovrà provare ad accettare che vi siano mesi destinati al silenzio, alla pausa di riflessione. Provate a non avere mai premura, aspettando il 24, quando Mercurio vi aiuterà a dire meglio.      

Lo scrittore della Bilancia amerà scrivere d’impulso, quasi liberando parole e pensieri che vivevano come prigionieri di uno strano presente. Però le parole sapranno sempre arrivare al cuore e alla mente dei lettori.         

Lo scrittore dello Scorpione farà i conti con la quadratura di Mercurio. Qualcosa che se, da una parte, rende importante e intenso il lavoro, per contro non vi aiuterà a dare sempre il meglio di voi stessi. Equilibrio.                         

Lo scrittore del Sagittario sarà invitato da un Mercurio amico a occuparsi solo e soltanto di cose importanti, che contano, che aiutano chi legge a crescere e a porsi domande cruciali. Volate alto.     

Lo scrittore del Capricorno ricomincerà a pensare seriamente al suo lavoro solo fino al giorno 5 e poi dopo il 24. Nel mezzo un periodo fatto di silenzio, di idee che non arrivano a destinazione. Tempo di vacanza.              

Lo scrittore dell’Acquario raccoglierà la sfida di Mercurio – in opposizione per quasi tutto il mese – imbattendosi in lavori e imprese davvero importanti, impegnative. Non siate troppo diretti dal giorno 20.           

Lo scrittore dei Pesci sarà probabilmente troppo distratto dall’allegra passione di Marte per poter anche concentrarsi sulla scrittura, sulla professione. Ma dal 24 avrà nuovamente voglia di raccontarsi.       

L’ultima estate di Diana

Scrive Antonio Caprarica: “in queste pagine non troverete né giudizi né pregiudizi sulla ‘principessa del popolo’. Vent’anni dopo, ho solo voluto raccontare l’ultima stagione di Diana: la sua ultima estate così come l’ha vissuta, tra delusioni e speranze, frivolezze e impegno, amore materno e passione di amante.”

Ecco alcuni dei punti salienti del libro L’ULTIMA ESTATE DI DIANA:

Vittima della celebrità 

Nel momento stesso in cui chiedeva di essere lasciata almeno un po’ in pace, Diana si rendeva ancora più appetibile: direttori e reporter adesso potevano non solo occuparsi della sua «persona reale» ma anche scatenare la caccia ai segreti della sua intimità.

Il balzo, in quel periodo, delle tariffe di mercato delle sue fotografie rappresenta un indicatore preciso dell’au­mentata aggressività della stampa. Dopo il «ritiro dalla vita pubblica», il prezzo dei suoi scatti aumentò del 25 per cento. Se la riprendevano che faceva la spesa, il servizio fotografico poteva fruttare fino a 2.000 sterline, ma se la «beccavano» in costume da bagno le sterline diventavano 10.000, coi diritti di pubblicazione per il solo Regno Uni­to. E nessun rotocalco rinunciava a un suo scatto «rubato» in copertina, che poteva valere fino al 10 per cento di copie in più.

Un matrimonio piuttosto affollato

Il fantasma di Camilla era sempre presente, e prepotente, soprattutto a Highgrove. E appena pochi giorni dopo quel felice settimo anniversario arrivò un’altra domenica di lacri­me. La racconta il bodyguard Ken Wharfe. Riaccompagnava a Londra la principessa alla fine del weekend quando, già a una mezz’oretta da Highgrove, lei saltò sul sedile: «Aspetti! Voglio tornare indietro». Wharfe fece una conversione a U e presto arrivarono all’imbocco del vialetto della casa di campagna: lì, parcheggiata in bella vista, c’era l’auto di Camilla, proprio come aveva sospettato la moglie tradita. Che nei giorni in cui il matrimonio si sbriciolava aveva già intrapreso a sua volta la via di sesso e bugie.

Guerra a corte

Tutto questo sciacquare in pubblico i panni sporchi aveva finito con l’esasperare la regina Elisabetta, e ancor più il marito Filippo. «Non ho mai messo in piazza le mie questioni personali e penso che neanche la regina lo abbia mai fatto», disse lui in un’in­tervista al Times il 17 ottobre 1994. Dieci giorni dopo, al ritorno da uno storico viag­gio in Russia, la coppia reale convocò a palazzo la nuora reproba. Il clima era gelido. Secondo la testimo­nianza diretta di un anonimo consigliere della principessa, il Filippo formato caserma si mostrava al suo meglio: «Se non tiri dritto, ragazza mia, ti togliamo il titolo». Ma la «ragazza mia» non era più la ventenne timida e ingenua ingaggiata come fattrice reale. «Il mio titolo, Filippo, è più antico del tuo», ribatté l’orgogliosa discendente di una lunga serie di conti Spencer.

Dopo aver subito un anno di cannoneggiamento, Diana era pronta a passare al contrattacco.

Nasce il mito della «principessa triste»

La sera del 20 novembre 1995, quando Panorama, trasmissione di punta della Bbc, mandò in onda l’intervi­sta a Diana, per le strade di Londra non c’era anima viva. Ventitré milioni di spettatori rimasero incollati davanti al televisore in attesa di una prima assoluta: la versione au­tentica, attraverso le sue stesse parole, della principessa di Galles.

Il tema risultò chiaro alla prima inquadratura. La prin­cipessa si era truccata senza un filo di colore, esaltando l’aspetto spettrale con il nero abbondante dell’eyeliner attorno agli occhi. Appariva un’anima in pena, piegata dalle sofferenze che le aveva inflitto un marito insensibile. È la famosa intervista in cui disse: «Eravamo in tre in quel matrimonio. Era piuttosto affollato».

Come non amarla, quando diceva: «Vorrei essere la regina dei cuori della gente»?

Divorzio reale

Carlo si rese conto che tirarla ancora in lungo non sarebbe servito a niente. Chiese un prestito alla madre (puntualmente onorato nei dieci anni successivi con regolare pagamento d’interessi) e il 13 luglio issò bandiera bianca. L’accordo di divorzio fu firmato alle condizioni di Diana. In cambio, il principe di Galles chiedeva di riavere solo un paio di acquerelli di un lontano parente tedesco, un paio di sedie fine Settecento e tutta l’argenteria epoca Giorgio III che veniva usata quotidianamente. Alla ex consorte andavano invece 17 milioni di liquidazione, 400.000 sterline annue per le spese dei suoi uffici, il diritto al titolo di principessa di Galles, almeno fino a nuove nozze, ma non all’appellativo di Sua Altezza Reale.

Su quest’ultimo punto il Palazzo si era mostrato irre­movibile: «Madame» per lei andrà benissimo, aveva fatto sapere l’ufficio stampa di Buckingham Palace.

L’ultima vacanza

La prima sera fuori fu un successo. Il plotone delle guardie del corpo – i due di Scotland Yard a protezione dei principi, altri due o tre al servizio dei Fayed – si accampò sulla terrazza del ristorante tenendo costantemente d’occhio il gruppetto dei commensali all’interno. C’era un’aria molto rilassata.

Finita la cena e già sulla strada di casa, il gruppet­to decise di fare una tappa tra giostre e montagne russe. Un poliziotto inglese e il gallese Trevor finirono, invocati da William e Harry, a spassarsela sull’autoscontro accanto ai loro protetti. I principi si divertivano un mondo e anche la madre si mo­strava allegra, curiosa, pronta a ridere e scherzare. Pareva che la vita ordinaria, con i suoi modesti divertimenti, si rivelasse irresistibilmente eccitante per chi aveva appena infranto le sbarre della gabbia dorata. I ragazzi affascinavano per la loro natura­lezza e Diana era finalmente rilassata: qualcuno la notava, certo, ma nessuno la importunava. Andò in modo opposto, purtroppo, la sera seguente.

Di chi è il cuore di Diana?

Hasnat Khan è una delle pochissime persone che hanno incrociato la vita di Diana senza tradirne i segreti o lucrare sulle sue confidenze. Non ha mai detto una parola sul loro rapporto se non quando glielo ha chiesto la polizia.

Lei è ancora innamorata del medico pakistano ma sembra anche essersi resa conto che il matrimonio sognato, la vita nuova e «normale» accanto a lui e lontano dai riflettori rappresentano un miraggio impossibile da raggiungere. Non fa trapelare niente della sua riflessione, tanto da lasciare Hasnat convinto che tutto vada bene. Ma in cuor suo ha preso la decisione di rompere. Sul serio e in modo definitivo o solo per ingelosire l’amato, spingerlo a capire quel che rischia di perdere?

Nella sua deposizione il dottor Khan si mostra convinto della prima ipotesi.

L’altra Diana

In Angola l’incontro più straziante fu quello con Helena. Aveva solo sette anni ed era uscita di casa per andare a prendere l’acqua alla fonte: l’ordigno che aveva calpestato le aveva squarciato il ventre e divorato l’intestino. Solo una flebo salina la teneva in vita, ma ancora per poco. Quando Diana si avvicinò al suo letto, con il solito codazzo di rumorosi reporter e il ronzio delle telecamere, l’infermiera tirò via il lenzuolo per mostrare l’orrenda ferita. Era una vista insopportabile. La principessa riuscì a spostare i suoi occhi su quelli della bambina e a sorriderle. Poi, come racconta con commozione controllata Arthur Edwards, fo­tografo del Sun, «agì in modo istintivo e la coprì. Fece una cosa che avrebbe fatto qualunque madre. Era preoccupata per la dignità della bambina». Si mordeva le labbra per non piangere, ma prese tra le sue mani quella della piccola e le sorrise con dolcezza. Poi si voltò verso i fotografi e disse: «Per piacere, ora basta». Le obbedirono.

Notte fatale 

L’ultima scena all’interno del Ritz suggerisce un che di triste, angosciante. Le lancette corrono all’ap­puntamento col destino: è mezzanotte e 19 minuti. Eccoli qui, la principessa più fotografata al mondo e Dodi, erede di una fortuna miliardaria, che si tengono stretti – il braccio sinistro di lui dietro le spalle di lei – nello spazio angusto del corridoio di servizio, di fronte al cartellone con le circo­lari per il personale, mentre Henri Paul continua a parlare gesticolando e Trevor Rees-Jones si affaccia per strada a controllare l’arrivo dell’auto, che tarda. È come un fermo immagine che evoca assieme la sventatezza di una fuga ridicola, incomprensibile, e la compassione per l’indifesa nudità degli esseri umani di fronte al fato.

L’addio di Carlo

Ciò che aveva provato, da solo di fronte al volto intatto ma senza vita di Diana, lo raccontò a Camilla, che fu autorizzata qualche anno dopo a riferirlo alla sua bio­grafa Caroline Graham. «Fu il peggiore spettacolo cui io abbia mai dovuto assistere», confidò il principe. «Riuscivo a pensare solo alla ragazza che avevo conosciuto, non alla donna che era diventata e neanche ai problemi che avevamo avuto. Ho pianto per lei, e ho pianto per i nostri ragazzi.»

Brevi riflessioni di fisica quantistica – Vivere di paradossi

“Questa teoria mi ricorda un po’ il sistema di allucinazioni di un paranoico estremamente intelligente, formata com’è da elementi di pensiero incoerenti fra loro.”

La teoria menzionata, naturalmente, è quella della fisica quantistica. Meno scontata, invece, è la fonte della citazione: Albert Einstein.

Einstein scrisse questa frase, nel 1952, all’amico Daniel M. Lipkin – anch’egli fisico e matematico – per testimoniargli la propria difficoltà a considerare la fisica quantistica come il fondamento assoluto per tutte le possibili riflessioni sulla natura della realtà. Piuttosto, come aveva già affermato più volte nel corso degli anni, Einstein credeva che fosse solo un utile strumento ancora da calibrare al meglio.

Una posizione che può apparire quantomeno eccentrica se si considera che era stato proprio Einstein a individuare i quanti della radiazione elettromagnetica, quelli che noi adesso chiamiamo fotoni, nel 1905. Eppure, pur essendo uno dei due padri – assieme a Max Planck – della teoria quantistica, Einstein era infastidito dalle sue implicite contraddizioni. Quelle stesse contraddizioni che anche oggi, a distanza di oltre sessantacinque anni dalla confidenza fatta a Lipkin, continuano ad affascinare e ad attrarre chiunque vi si confronti.

Fabio Fracas

Brevi riflessioni di fisica quantistica – Una verità sulla verità scientifica

Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e al loro posto si forma una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.”

Questa frase – citata dallo storico e filosofo Thomas Samuel Kuhn – è di Max Planck: il padre della fisica quantistica.

Planck fu uno scienziato rivoluzionario: non solo ipotizzò l’esistenza dei quanti di energia ma lo fece pur essendo profondamente convinto che la struttura interna della materia, in realtà, dovesse essere continua. Credere fermamente in qualcosa e poi scoprire che tutto ciò di cui si è sempre stati certi non è esatto – o almeno, non lo è sempre e in ogni caso – può rappresentare una difficoltà insormontabile per chi non è disponibile a rivedere le proprie posizioni. Per chi non accetta di rimettersi in gioco.

Al contrario, per tutte le persone che non hanno paura di instaurare un confronto costruttivo, scoprire che esiste una diversa possibilità, un differente approccio, può trasformarsi in un fondamentale momento di crescita. Non solo personale.

Fabio Fracas

Scoprire il bello della negoziazione con Nicola Riva

Nell’introduzione al libro VINCERE SENZA CONFLITTI, l’autore Nicola Riva ci racconta la “scoperta” della negoziazione, cosa essa sia e di come possa essere applicata in maniera vincente alla vita di ogni giorno. Un libro illuminante, perché ridisegna i limiti di alcune nostre convinzioni…

“Per anni mi ero concentrato sui contenuti di leggi e disposizioni senza rendermi conto che quello era solo il punto di partenza: sono un riferimento importante, stabiliscono limiti e confini, ma non costituiscono le leve principali di una trattativa… Così ho iniziato a studiare e ad appassionarmi alla negoziazione, anche perché ai miei tempi all’università non se ne parlava, né esisteva alcun corso in proposito, a differenza delle università americane, che, si sa, hanno un approccio ben più pragmatico. 

Con il tempo ho affiancato allo studio della negoziazione un percorso di scoperta di me stesso che mi ha portato a rimettere in discussione la mia vita, a prendere le decisioni più importanti e trasformative e a rivedere la negoziazione sotto la luce della comunicazione, dell’equilibrio emozionale, dell’autorealizzazione. 

La negoziazione, per me, è molto di più di «barattare» o «comprare e vendere cose». È diventata un modo per affrontare la vita e le relazioni, per scovare opportunità nascoste, per creare più valore a vantaggio delle persone coinvolte. È un modo per mostrare compassione e rispetto, per risolvere litigi e incomprensioni tra famigliari, amici e sconosciuti. Per quanto mi riguarda, la negoziazione ha completamente trasceso il contesto giuridico e si è trasformata in una lente per valutare quanto i miei comportamenti sono in linea con i miei valori, per vedere che cosa ho costantemente bisogno di migliorare nel comunicare e nell’esprimere me stesso. 

Vista sotto questa luce, la negoziazione smette di essere una questione tecnica e diventa parte integrante della nostra personalità, un modo di affrontare ogni relazione ed evento partendo dal pensiero: Come posso creare più valore in questa situazione? Come posso ottenere di più facendo ottenere di più anche all’altra parte? 

La mia missione di vita è sfidare lo status quo per aiutare le persone a fare la differenza nella loro vita personale e professionale. È la ragione per cui mi sveglio ogni mattina e faccio quello che faccio, con gioia. 

Questo libro vuol essere un viaggio portentoso nel mare negoziale per risvegliare il negoziatore o la negoziatrice che sono già presenti in ogni lettore. Salperemo accompagnati da un animale del deserto e un maestro zen, che ci mostreranno perché tutto questo è importante. Il lettore saprà trovare soluzioni creative, opportunità fino a quel momento invisibili, e lo farài con la curiosità e l’entusiasmo di un bambino che inizia un nuovo gioco. È importante percorrere questo cammino di scoperta e apprendimento a piccoli passi. I contenuti e la metodologia sono vasti, e a piccoli passi potrai padroneggiarli. Non si ha bisogno di sapere tutto subito, né tantomeno di fare tutto perfettamente fin dall’inizio. Bisogna avere il tempo per sperimentare ogni singola tecnica e consiglio. 

L’oroscopo dello scrittore – Giugno 2017

Oroscopo dello scrittore.  GIUGNO

Lo scrittore dell’Ariete dovrebbe concentrare ogni cosa, ogni impresa o scommessa, nella parte centrale del mese, quando cioè Mercurio lo aiuterà a esprimersi in modo ineccepibile, impareggiabile.

Lo scrittore del Toro brillerà intellettualmente nella prima settimana del nuovo mese. Dopodiché semplicemente ogni cosa si farà meno speciale, meno intensa, tutto assumerà connotati usuali. Decidete voi.              

Lo scrittore dei Gemelli godrà della presenza del suo pianeta, Mercurio, dal giorno 6 sino al 20. Questi saranno i giorni migliori per creare, inventare, pensare e capire. Poi tutto diventerà un po’ meno speciale di prima.      

Lo scrittore del Cancro concentri pensieri e sfide professionali nell’ultima decade del mese, aspettando i favori di Mercurio, il pianeta della scrittura. Il giorno 24 sarà indicato per chi dovesse iniziare un lavoro o una impresa.                     

Lo scrittore del Leone vivrà un rapporto incostante, altalenante con Mercurio e con le sue idee. Difficile nella prima settimana, interessante e evolutivo dopo il 6, poco importante e molto silenzino o dal 21.               

Lo scrittore della Vergine potrebbe vivere il suo lavoro come una missione, come qualcosa di imprescindibile e di inevitabile. Usate la prima settimana per pensare, poi, dal giorno 7, partite decisi all’attacco.     

Lo scrittore della Bilancia sopporterà un Marte che lo sfiderà a fare di meglio e di più, non senza una fretta davvero inutile. Una sensazione che avvertirete soprattutto nell’ultima settimana di giugno. Agite prima d’allora.        

Lo scrittore dello Scorpione godrà di pensieri e di energie che andranno decisamente migliorando, consentendovi di mettere in cantiere alcuni progetti o proposte che avevate dovuto accantonare. Riprendete a funzionare.                        

Lo scrittore del Sagittario consideri che, per poter davvero funzionare, dovrà mettere da parte le incertezze interiori che Nettuno presto seminerà in lui. Credete di più in voi stessi e nelle vostre grandi capacità.    

Lo scrittore del Capricorno avrà più chiari gli obiettivi, i percorsi e le possibili promesse del futuro. In più, sarà per lui quasi impossibile tacere nell’ultima parte del mese, quando cioè Marte e Mercurio lo renderanno molto attivo.             

Lo scrittore dell’Acquario dovrebbe provare a vivere il lavoro come un piacere, come un vero e proprio divertimento. Perché Mercurio, amico del segno dal 6 al 20, colorerà di bello e di passione ogni istante trascorso a creare.           

Lo scrittore dei Pesci guadagnerà forza e sicurezza personali (grazie a Giove) ma soffrirà delle tante illusioni che ora Nettuno gli regala. Insomma non fidatevi troppo delle idee e confrontatevi più spesso del solito.       

Vegan o non vegan? NO VEGAN!

Salve Luca,

prima di entrare in merito al libro, vorrei partire da una citazione presente nel primo capitolo del tuo libro: “Essere o diventare vegani è inevitabile. Il mondo sta andando in questa direzione e la nostra verrà ricordata come l’epoca nella quale è iniziato tutto. L’alba del veganesimo.” (Fausto Brizzi, Ho sposato una vegana).

Siamo davvero entrati in questa nuova era, dopo quella dell’Acquario?

Non direi. Ho citato la frase di Brizzi perché rappresenta bene quello che tanti credono (e qualcuno vorrebbe), ovvero che l’intera popolazione stia diventando vegana. In realtà, i vegani nel mondo sono fermi ancora a percentuali minime, dell’1-3%, nonostante dalla nascita del movimento vegan siano passati più di 70 anni. La novità è che oggi si parla tanto di alimentazione vegana, ma a ben guardare è molta, molta di più l’attenzione al fenomeno che l’adesione allo stesso.

Aldilà di ogni scherzo, secondo te, si tratta di una moda, di un cambiamento di mentalità? Cosa l’ha innescata?

Le cause sono molteplici. Che il fenomeno sia di moda non si può negare, ma ci sono ragioni più complesse, e di varia natura, che per giunta si intersecano spesso tra loro. Una crescente attenzione ai temi della salute e della nutrizione, in primo luogo, ma anche motivazioni etiche e di tipo ecologico, nonché altre minoritarie, che spingono verso un’alimentazione che viene comunicata da chi la promuove come adatta a dare risposta a questi bisogni. Un conto però è quello che viene lasciato credere, altro ciò che è.

NO VEGAN è un titolo duro, che ha il suono di un monito. Eppure il tono del libro non è questo. Puoi raccontare di più ai nostri lettori?

NO VEGAN nasce un po’ come slogan che ricorda, in antitesi, GO VEGAN, il “grido di battaglia” dei vegani, ma tutta la contrapposizione finisce qui. Non è infatti un libro antivegano, non critica chi segue l’alimentazione senza derivati animali: per cultura e scelta, ritengo che ognuno debba decidere di fare della propria vita ciò che preferisce e naturalmente questo vale anche a tavola. Il libro critica invece la disinformazione che ruota attorno all’alimentazione vegana, i toni “miracolistici” che accompagnano certa cattiva comunicazione sulla dieta senza derivati animali, le affermazioni prive di fondamento sulla sua superiorità nutrizionale. NO VEGAN è un libro interamente basato su studi e ricerche scientifiche, benché scritto in modo chiaro, di facile comprensione e non senza ironia. Non ha l’obiettivo di convertire i vegani, ma è destinato a chi desidera capire come stanno realmente le cose, al di là di quello che può sentire in giro o leggere in internet, separando i fatti dalle opinioni.

Due buone ragioni per essere #novegan, le prime in ordine di importanza.

Nel senso appena chiarito, essere #novegan significa non fermarsi davanti alle apparenze, imparare a distinguere la propaganda dall’educazione alimentare, evitare di fare scelte per la propria salute credendo che siano di carattere medico-nutrizionale quando invece sono di natura ideologica. Ogni decisione è legittima, ma se è consapevole è meglio.

Tu sei un professionista, un nutrizionista affermato: qual è il luogo comune contro il quale devi lottare a proposito di alimentazione con le persone che si rivolgono a te?

Negli ultimi tempi, in assoluto quello della carne che fa male. Una delle affermazioni più ascientifiche in circolazione, ma che riesce comunque a far presa su un numero enorme di persone, anche tutt’altro che vegetariane o vegane, che hanno eliminato o estremamente ridotto la carne dalla propria alimentazione, senza preoccuparsi a sufficienza delle conseguenze o di come sostituirla.

Possiamo concludere dicendo che un’alimentazione che comprenda sia cibi vegetali che animali è la migliore: ma cosa salvi dalle abitudini dei vegani da introdurre in un’alimentazione corretta ed equilibrata?

La dieta vegana prevede di solito generose porzioni di verdura e frutta fresche, semi, legumi, cereali integrali, tutti alimenti ricchi di pregi nutrizionali e che non sempre sono ben rappresentati nel carrello della spesa degli italiani. Questo però è vero solo quando l’alimentazione veg è condotta in modo attento, Vegano non equivale certo automaticamente a sano: Coca cola e patatine fritte sono perfettamente vegane. In ogni caso, un conto è mangiare tanta verdura, altro è diventare vegani. Io stesso, che vegano come si sarà intuito non sono, promuovo un’alimentazione che prevede prodotti animali, ma accanto a una quota, molto maggiore, di vegetali. E’ questa l’alimentazione ritenuta più adatta all’uomo dall’intero mondo scientifico. Non esiste una sola ragione salutistica che renda necessario diventare vegani.

Stephen King e una giornata al Salone del libro di Torino

Una giornata interamente dedicata a Stephen King durante la trentesima edizione del Salone del libro di Torino: tre appuntamenti, durante la giornata, per parlare di traduzione, libri, ispirazioni, musica e cinema.

Ecco il programma e qualcosa di più!

Venerdì 19 maggio 2017 ore 15:00 Sala Professionali
Tradurre Stephen King
a cura di L’AutoreInvisibile
partecipantiGiovanni Arduino (traduttore di King), Anna Pastore (editor di King).
Venerdì 19 maggio 2017 ore 18:00 Sala Rossa
Meraviglie e perturbazioni. Viva il re, viva Stephen King!
Con la presenza dei fan di Stephen King-Italia, dei cosplayer di Torino Comics e con la proiezione di spezzoni di Nona e, in anteprima assoluta, del trailer di I Kill Monsters
a cura diSalone del libro, Mufant, Bompiani, Sperling & Kupfer
partecipanti: Giovanni Arduino, Claudio Chiaverotti, Luca D’Andrea, Michele De Mieri, Roberto Gagnor, Henoel Grech, Nicola Lagioia, Antonella Lattanzi, Loredana Lipperini, Paolo Mottura, Laura Pugno, Simona Vinci, Massimo Volta, Rebeca Willig, Maurizio de Giovanni.

Due ore di festeggiamenti condotti da Giovanni Arduino, scrittore e traduttore, e da Loredana Lipperini. Si alterneranno testimonianze, musiche, filmati, fumetti, fan scatenati, cosplayer in tema, apparizioni a sorpresa. Con l’irruzione di scrittrici e scrittori che leggono le pagine kinghiane che hanno più amato.


Venerdì 19 maggio 2017 ore 21 SALONE OFF Unico indizio, luna piena su Torino.

 

Il sito del Salone del Libro di Torino

Michela ti presento Aurora (Da domani mi alzo presto)

Michela ha quasi 37 e lascia affranta Milano, dopo aver perso lavoro e fidanzato nello stesso giorno. Torna a vivere nella Piccola Città a casa di mamma e papà, con una governante filippina appassionata di telenovelas e un gatto che si chiama Emanuele (proprio come un protagonista di chissà quale smielata serie…). Una catastrofe personale che Michela consuma tra biscotti, sigarette, uscite poco intelligenti e autocommiserazione ironica e divertente.

Ma la sua vicina di casa è una tipetta in gamba: Aurora ha 10 anni e qualche cosa da insegnare, senza volerlo (né sapere come si fa!) a Michela. Appena si conoscono, si studiano. E come i grandi amori, non è mai (almeno non sempre) colpo di fulmine.

Dal diario di Aurora:

È venuta una ragazza molto strana a vivere di fronte a casa nostra. Casa mia e di papà. È magrissima e fuma un sacco e mi piace molto il suo gatto. Il suo gatto si chiama Emanuele e mi sembra un nome molto strano per un gatto, perché c’è un mio compagno di scuola che si chiama Emanuele e lui non mi piace neanche un po’, perché mi nasconde sempre l’astuccio e tutto quello che lascio sul banco.

Il gatto Emanuele fa una cosa pericolosissima, spaventosissima da guardare, ma lui è un gatto e non può succedergli nulla: cammina sul cornicione e scappa dalla sua casa, quella della ragazza magrissima che fuma un sacco, e viene a giocare con me.

Anch’io, se fossi Emanuele, preferirei stare con me e non con lei: io gli do sempre un sacco di cose buone da mangiare e lui, mentre faccio i compiti, dorme sulle mie gambe.

Michela vede Aurora:

Mentre ne accendo una, sprofondo nel midollino punitivo del salotto da esterni che mia madre ha allestito sul balcone. Mi graffio la spalla destra e commento con una sapida scurrilità. «Elegantissima!» Sento quella che mi pare essere la voce di una bimba, mi affaccio per controllare e vedo solo un caschetto biondo su un corpo minuscolo e filiforme sparire dietro una porta finestra dell’appartamento accanto, seguita dal nostro gatto…

Un caschetto biondo e arruffato, occhi blu e occhialoni viola grandi e pesanti, anche lei, come me, jeans e felpa con il cappuccio.

DA DOMANI MI ALZO PRESTO di Simona Toma

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