Sperling e Frassinelli a Bookcity

18 novembre

ore 17.30 La scuola secondo Sveva: un romanzo. Con Sveva Casati Modignani e Ranieri Polese – Castello Sforzesco – Sala Viscontea

ore 19.00 I tormenti di Michelangelo. Con Costantino D’Orazio e Carlo Annese – Castello Sforzesco – Sala Bertarelli

19 novembre

ore 11.00  Il vicecommissario Carrera. Un poliziotto a Milano. Con Alessandro Bongiorni e Massimo Polidoro – Studio Museo Francesco Messina – Via San Sisto 4. FRASSINELLI

ore 13.00 La favolosa vita di noi ragazzi degli anni ‘90. Con Paolo Ruffini – La Triennale di Milano – Salone d’onore

ore 13.30  In cima al Resegone con l’abate Stoppani e altre storie nate in alta quota. Con Paolo Paci e Franco Brevini – Museo Civico di Storia Naturale

ore 15.00 La Groenlandia degli sciamani. Con Robert Peroni e Francesco Casolo – Museo Civico di Storia Naturale

Ore 18.30 Mente calma cuore aperto. La mindfulness, gentilezza per noi e gli altri con Carolina Traverso e Rossana Candia – Scandasole Books

20 novembre

ore 14.30  Gerarchi, spie, faccendieri: tutti i corrotti della Milano fascista. Con Giovanni Fasanella e Guido Salvini – Archivio di Stato – Via Senato 10

ore 15.30 Il romanzo dell’universo. Con Marco Bersanelli – Planetario

ore 17.30 Pirati del Mediterraneo: la brama e l’anarchia. Con Simone Perotti, Alessandra Dalle Nogare Mieli e Dino Messina – BASE Milano – Casa base – Via Bergognone 34.  FRASSINELLI

Vinci un bracciale DIECI E LODE firmato Stroili

Ci sono regali che arrivano inattesi e trasformano la tua giornata in un momento da dieci e lode!

Acquistando il nuovo romanzo di Sveva Casati Modignani, DIECI E LODOE, potrere ricevere, infatti, uno splendido regalo: in palio ogni settimana 10 bracciali DIECI E LODE in argento 925% rodiato e glitter firmati Stroili

Come fare?

Dopo aver acquistato il libro, conservate lo scontrino e digitate su telefono o cellulare il numero 031/8820288: seguendo le indicazioni della voce guida scoprirete subito se avete vinto!

Anche se non avete vinto, conservate lo scontrino, perché potrete partecipare all’estrazione del super premio finale: un bracciale DIECI E LODE in oro bianco 18kt firmato Stroili. 

Il concorso è valido dal 04/11/16 al 29/12/16

Estrazione super premio e riserve entro il 13 gennaio 2017. 

Montepremi totale: € 1.952 (iva inclusa). 

Leggi il regolamento integrale qui

A SPASSO CON BOB – il film

A SPASSO CON BOB 

Un film di Roger Spottiswoode

Con Luke Treadaway e Ruta Gedmintas 

Arriva nelle sale A SPASSO CON BOB, la “favola vera” che ha già toccato il cuore di oltre sette milioni di lettori!

NELLE SALE DAL 9 NOVEMBRE 2016

Uscirà mercoledì 9 novembre in Italia, distribuito da Notorious Pictures“A spasso con Bob”, di Roger Spottiswoode, con Luke Treadaway (“Unbroken”-  serie tv  “Fortitude” ) e Ruta Gedmintas (serie tv  “The Strain”).

Il film, tratto dall’omonimo bestseller di James Bowen – pubblicato in 30 paesi, 7 milioni di copie vendute nel mondo, 23° posto dei libri più venduti in Inghilterra negli ultimi 40 anni – racconta la storia autobiografica dello scrittore, un artista di strada protagonista di un incontro unico con Bob un gatto rosso che gli cambierà la vita.

A SPASSO CON BOB (Sperling & Kupfer – pagg. 256 euro 17,90) tornerà  in libreria il 18 ottobre in una speciale edizione

È un racconto commovente e incoraggiante, un film ricco di emozioni che dimostra fino a che punto può arrivare la sensibilità degli animali e l’amore reciproco tra uomo e gatto, a dispetto di ogni pregiudizio.

Una storia che nasce dalla solitudine ma che si apre alla speranza, che parla di amicizia fedele e insostituibile, realizzazione e amore.

CogitaZiones di Massimo Roscia CONNESSIONE

CogitaZiones

a cura di Massimo Roscia

CONNESSIONE

La parola connessione, sostantivo femminile singolare, deriva – e non bisogna essere Marco Tullio Cicerone per intuirlo – dal latino connexio (da connĕxus, participio passato di connectĕre, che significa – non ci crederete mai – connettere) e sta a indicare uno stretto legame tra due o più cose.

Questa relazione, spesso interdipendente, la troviamo ovunque: nelle variabili statistiche, nelle aule dei tribunali, nelle organizzazioni criminali, nei cavi elettrici, nei ponteggi tubolari, negli snodi ferroviari e in ogni concatenazione, reale o allegorica, di fatti e di idee. Ma è nel mirabolante mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica che la parola magica (che questa volta si riferisce al collegamento del telefonino, del tablet o del computer alla rete delle reti) diventa un mantra. Banda larga, banda ultralarga, banda Bassotti.

La signora che attraversa piazza Maggiore con il braccio teso al cielo non sta indicando alla comitiva di turisti cinesi il campanone della Torre dell’Arengo, ma è alla disperata ricerca della connessione perduta. «Ma qui non c’è campo», «Avete il wifi?», «Maledizione! Mi sono finiti i giga».

Chi più chi meno, siamo tutti ossessionati dalla connessione, questa eterea divinità pagana del terzo millennio. La bramiamo, la rincorriamo, la adoriamo, la celebriamo e… [Connessione Assente].

Intervista a Carlo Pizzigoni LOCOS POR EL FUTBOL

Dopo averlo conosciuto con Federico Buffa con STORIE MONDIALI, abbiamo incontrato Carlo Pizzigoni per parlare con lui del suo nuovo libro LOCOS POR EL FUTBOL.

Ciao Carlo, è appena uscito il nuovo libro, “Locos por el Futbol”. Il secondo, ma il tuo primo scritto in solitudine, dopo il successo di “Storie Mondiali”, che avevi preparato insieme a Federico Buffa. Perché hai scelto il Sudamerica, per questo importante passo?

Perché “tengo il corazon en Sudamerica…”! Frequento il Sudamerica da molti anni e mi sono sentito, come dire, in qualche modo pronto, preparato a parlarne, sempre con estremo rispetto, ovviamente. L’ho conosciuto grazie a tanti viaggi, a tante letture e, soprattutto, per mezzo di tanti incontri, con donne e uomini che mi hanno regalato parte del loro tempo, per questo non smetterò mai di ringraziarli: se penso a quanti lunghi viaggi in pullman, a quante lunghe chiacchierate. Esperienze uniche, che hanno acceso la mia

Insomma, l’ho vissuto e mi piaceva raccontarlo attraverso la grande lente del calcio. Parlare di futbol, in Sudamerica significa parlare di cultura, storia, società. Un po’ come avevamo fatto con Federico Buffa in Storie Mondiali, ho mescolato tutto, anche se è ovviamente il calcio a predominare. E’ un libro di calcio, di tanto calcio. E poi Fede, in qualche modo, c’è anche qui: ha scritto una straordinaria prefazione, soliti “colpi” che uno come lui ha. Ma stavolta aggiungiamo alla compagnia un altro fuoriclasse, un vero “hermano”, Lele Adani, che ha preso carta e penna e ha scritto lui pure una meravigliosa postfazione: ci racconta il perché è così legato al Sudamerica.


E’ una ideale prosecuzione, diciamo così, sudamericana a Storie Mondiali? Qual è la struttura del libro?

Sì e no. Lo stile è ovviamente lo stesso che abbiamo proposto in Storie Mondiali, anche senza il genio di Federico: è la mescola di cui parlavo prima, tra calcio e altro. Ma è anche una storia critica, per così dire, del calcio sudamericano, un po’ seguendo l’irraggiungibile esempio della “Storia critica del calcio italiano” di Gianni Brera, probabilmente il miglior libro sul calcio editato nel nostro Paese. Inimitabile ovviamente è anche l’autore: io ho preso spunto da quella meraviglia, ad essa mi sono in qualche modo ispirato.

C’è un’altra curiosa analogia, anche Brera aveva quasi interrotto la stesura per poi ritrovare la vena giusta e concludere l’opera. Molto più modestamente, è accaduto anche a me, e se non fosse stato per Elisabetta Albieri, l’editor di Sperling, questo libro si sarebbe arenato: è complicato e faticoso trovare spunti, riflessioni originali e linee guida adeguate per raccontare ogni Paese. Infatti il testo è diviso proprio in questo modo: in ogni capitolo tratto la storia calcistica di un Paese, seguo il corso degli eventi calcistici naturalmente incrociando situazioni storiche decisive come, ad esempio, la caduta di Salvador Allende (e una squadra di calcio posticiperà questa tragedia) o quella di Juan Domingo Perón, che si porta via anche una certa idea di approccio al gioco, almeno secondo la mia idea.

Nel sottotitolo del libro evidenzi Pelé, Maradona e Messi e altri dèi sudamericani. Perché la scelta dei tre e a quali dèi ti riferisci?

Iniziamo dal fondo: l’idea iniziale era quella di intitolare l’opera “gli dei del calcio”, proprio per celebrare i tanti campioni sudamericani, da Isabelino Gradin, José Leandro Andrade o Leônidas (è cresciuto, a metà Anni Venti, nel São Cristóvão – dove io sono socio onorario, davvero! – prima che lì si formasse Ronaldo, il Fenomeno) fino ai giorni nostri di Messi e Neymar.

Nel libro ci sono una serie di minibiografie dei campioni significativi, ogni capitolo ne ha almeno una. Abbondano i protagonisti di Argentina (dove c’è anche però Marcelo Bielsa, il Loco a cui sono più affezionato, anche se voglio bene anche a Corbatta), Brasile e Uruguay (fantastica la storia di Lusi Suarez) ma parlo anche di Alberto Spencer, il più grande calciatore dell’Ecuador, Arsenio Erico, stella del Paraguay e idolo di Alfredo di Stefano, e del Pibe Valderrama, calciatore simbolo della Colombia, dove non potevo fare a meno di raccontare Andres Escobar e la sua vera storia, distruggendo analisi superficiali e cliché fastidiosi. Ho eseguito questa opera di pulizia anche su Garrincha, se ne sono dette troppe su di lui: è stato davvero uno degli dèi più riconosciuti e rimpianti della storia del calcio sudamericano. Meritava un approfondimento.

Grazie a Carlo Pizzigoni e buona lettura a tutti!

“CogitaZiones” (riflessioni linguistiche di Massimo Roscia): METEO

CogitaZiones

a cura di Massimo Roscia

METEO

Uno sguardo alle previsioni per sapere come sarà il tempo domani. È il meteo, bellezza. Meteo, abbreviazione tecnico-gergale di meteorologico (e non metereologico), sostantivo singolare maschile (il meteo e non la meteo), aggettivo, invariabile (evitate quindi di dire i metei). È il meteo, il bollettino che fornisce informazioni sulle condizioni atmosferiche, che una volta ci indovina e tre no; che annuncia scirocco dall’Africa, mette in guardia dalle sciabolate artiche e, a tempo perso, battezza i cicloni. Temperatura, umidità, pressione, radiazioni solari, venti da est e mari poco mossi. Piove. No, c’è il sole. Fa freddo. No, fa caldo.

È il meteo che, tra riscaldamento globale, buco dell’ozono (e non dell’azoto) e innalzamento dei livelli dei mari, non ci capisce più niente. E noi con lui. Siamo qui, alle prese con un ottobre pazzo: il caldo afoso si alterna con il gelo polare, subiamo escursioni termiche di venti gradi, abbiamo fatto già sei volte il cambio di stagione, usciamo di casa con le infradito e il piumino (o, alternativamente, con gli stivali e la canottiera), siamo perennemente stanchi, apatici e irritati. Ma basta un raggio di sole, appena accennato, per farci tornare il sorriso.

Perché in fondo lo sappiamo bene: la mamma è sempre la mamma, il nero sta bene con tutto e, soprattutto, non esistono più le mezze stagioni.

LUOGHI MISTERIOSI: streghe, gatti e roghi! Si va a Triora

Dopo aver scoperto con le meraviglie nascoste di Veneziadel Giardino di Bomarzodella Liguria e dell’incantevole città di Catania,  Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu (autori del libro LUOGHI DI FORZA) ci raccontano qualcosa di Halloween e ci invitano a visitare Triora, la più nota città delle streghe in Italia.

Le streghe di Triora

La notte di Halloween o “notte delle streghe” è il momento in cui esseri di altri mondi entrano nella nostra realtà, spaventandoci con le loro sinistre risate. Quel momento in cui tutto sembra fermarsi, in cui il mondo sembra andare a dormire, ma brulica – in realtà – di vita. Il buio ci rende vulnerabili e impauriti e attendiamo la salvezza dell’alba del 1 novembre.

Halloween nasce come festa pagana legata al nuovo anno celtico. In questa occasione venivano aperti dei portali dimensionali che permettevano il passaggio di fantasmi e anime trapassate nel nostro mondo. Si indossavano delle maschere per confondere gli spiriti e fare credere loro di essere ancora nell’aldilà, ed evitare che pensassero di poter fuggire nel nostro mondo.

I protagonisti di questa festa i sono i gatti neri, animali considerati compagni delle streghe e per questo perseguitati in epoca medievale dall’Inquisizione.

Ma streghe e gatti sono davvero così negativi?

Innanzitutto le streghe sono donne guaritrici, conoscitrici di antichi saperi, perseguitate dalla Chiesa perché credute compagne del diavolo. Ma altro non erano che sacerdotesse in grado di curare malati con antichi medicamenti preparati grazie a un sapere pagano. Personaggi singolari, che spesso vivevano insieme ai loro gatti, consapevoli dei poteri  dei felini,  e che vennero additate dagli inquisitori, catturate, torturate e uccise, anche con accuse infondate e molte volte assurde.

Ci sono pervenuti documenti agghiaccianti, tra cui il Malleus Maleficarum, un manuale che insegnava come identificare e far confessare una strega. I processi alle streghe vengono ricordati in molte città, ma la più famosa in Italia è sicuramente Triora, nell’entroterra ligure, un luogo che ha mantenuto nel tempo un’aura misteriosa e oscura, unica nella nostra penisola.

A Triora le streghe sono vissute veramente, al punto che si ricorda un processo avvenuto tra il 1587 e il 1589 contro donne ritenute responsabili della pestilenza, della carestia e perfino della sparizione di alcuni bambini. Accuse terribili, certo, anche se visti i tempi che correvano bisogna capire la disperazione della popolazione locale, affranta e disperate per la calamità improvvisa, in cerca di un pretesto a cui aggrapparsi, anche il più assurda, per giustificare il terribile momento. E spesso erano proprio gli esseri più indifesi a diventare il capro espiatorio, come le donne e gli animali, proprio perché non potevano dire la loro.

Sembra un paradosso eppure proprio le donne guaritrici che curavano dalle malattie, venivano accusate di esserne la causa. Qui a Triora furono catturate e processate 30 donne, tenute prigioniere a Ca’ de Baggiure (chiamata oggi Casa delle Streghe). Tra di esse la più celebre fu Isotta Stella, morta in seguito a terribili torture. Esiste perfino un importante luogo indicato da un cartello, su cui è scritto “CABOTINA, nel secolo XVI credevasi luogo delle streghe”. Pietre che se potessero parlare farebbero riecheggiare le urla delle povere sventurate. A raccontarcelo oggi è il Museo Etnografico della Stregoneria, in cui sono custodite le copie dei processi, episodi tremendi di una storia che non bisogna dimenticare.

Chissà che insieme a loro non siano stati processati anche i gatti, che mai venivano risparmiati per lo stretto legame con il paganesimo antico: i gatti, infatti, hanno affiancato divinità come la dea Bastet egizia (che era essa stessa una donna-gatto), Artemide (dività greca greca che veniva affiancata da animali selvatici tra cui i gatti, che tali erano considerati) e Freja (dea dei culti nordici la cui carrozza veniva trainata da felini magici e portentosi). Erano culti pagani molto diffusi, con migliaia di seguaci in tutta Europa e per questo contrastati da Chiesa e Inquisizione, almeno fino alla venuta dell’Illuminismo, quando – finalmente – i processi di condanna delle streghe vennero considerati come atti basati su accuse infondate. Maria Teresa d’Austria il 1 marzo 1755 emanò infatti una legge in cui si enunciava che qualsiasi sospetto su presunte streghe, licatropi o vampiri doveva obbligatoriamente passare al vaglio dell’impero. E tutti i gatti furono finalmente salvi.

Eppure i gatti venivano apprezzati per eliminare la presenza dei topi (spesso e volentieri accolti nei monasteri proprio per questo motivo), perché li hanno sempre cacciati. E dato che i principali portatori della peste erano proprio i topi, eliminare donne che tenevano pulite le case (non per nulla le streghe avevano sempre con sè una scopa) e i gatti che li cacciavano, più che eliminarla, aiutava la diffusione della peste e delle malattie!

Pino Caruso diceva “I gatti neri portano fortuna. Il mondo va male perché tutti li evitano”, una santa verità che aveva compreso l’uomo antico, ma non l’uomo medievale e tantomeno quello del XXI secolo. La sfortuna non esiste, è solo una scusa che noi diamo a una nostra scelta sbagliata.

IL PRANZO SPECIALE – Paolo Pizzo

Dopo il primo articolo, in cui Paolo Pizzo ha raccontato la tensione che ha preceduto la gara Olimpica di Rio 2016, ecco un nuovo appuntamento in cui racconta il pranzo speciale prima della sfida.

IL PRANZO SPECIALE di Paolo Pizzo

Prima di arrivare in pedana in quel magico 14 agosto, c’è un’altra cosa che devo raccontarvi. E’ capitata subito dopo la prova individuale quando, come vi spiegavo, la tensione era altissima per via della prestazione assai deludente per ognuno di noi della squadra di spada. Tutti preferivamo restare chiusi nei nostri pensieri, quando il mental coach, Luigi Mazzone, ci disse: «Oggi si va tutti a pranzo insieme a casa Italia con il gruppo di ragazzi autistici».

E qui c’è da aprire una parentesi, perché Luigi Mazzone oltre a essere stato un ottimo spadista oggi è un neurochirurgo infantile apprezzato a livello internazionale. Da tempo segue un gruppo di ragazzi autistici, non solo all’ospedale Bambin Gesù, ma anche attraverso l’accademia «Lia» – così chiamata per ricordare la moglie di Gigi prematuramente scomparsa – dove questi giovanissimi praticano la scherma. Dall’idea che da tempo coltiva («Le cure per l’autismo devono valicare le mura ospedaliere»), Mazzone è riuscito a realizzare un progetto incredibile: portare all’Olimpiade un gruppo di otto ragazzi, accompagnati solo da assistenti e psicologi. Un’esperienza fantastica per loro e anche per noi spadisti, che da tempo li conosciamo e siamo loro affezionati.

Ma quando quella mattina Gigi ci disse che avremmo pranzato tutti insieme a Casa Italia, la reazione nostra non fu proprio entusiastica. Più che altro volevamo nasconderci come tartarughe nel proprio guscio. Marco Fichera si «azzardò» a rispondere: «A Casa Italia ci andremo solo se riusciremo a salire sul podio. Dopo, non prima». Sia chiaro nessuno di noi si è mai tirato indietro a dare una mano a Gigi nella sua attività medica e volontaristica, ma in quel momento c’era poca voglia di «aprirsi» verso il mondo: Andrea, Enrico, Marco e io avevamo solo bisogno, secondo noi, di silenzio e concentrazione, senza alcuna distrazione esterna. Ma siccome Mazzone ha dimostrato in più occasioni di saper trovare la chiave giusta per stimolarci, accettammo poco convinti quello che più di un invito… era un obbligo. E ancora una volta Gigi ha avuto ragione. Pranzare insieme a Jacopo e agli altri ragazzi ci ha aperto la mente. Stando con loro, con semplicità, passandosi una posata o porgendo la bottiglia dell’acqua, ti accorgi quali solo i valori veri della vita. A quel punto il tuo eccesso di ego si sgonfia e ritrovi la voglia di ascoltare gli altri. In quel pranzo a Casa Italia, i ragazzi del Progetto Lia erano elettrizzati, noi spadisti felici di aver ritrovato equilibrio e un pizzico di serenità. Lo sfogatoio in camera, che vi ho raccontato nella precedente puntata, ha fatto il resto.

Ed eccoci al mattino del 14 agosto. Alle 10.30 siamo sulla pista verde per affrontare la Svizzera, un avversario che ha le nostre stesse ambizioni e schermidori di assoluto valore internazionale. Un anno prima, nel Mondiale di Mosca, ci hanno battuto nella finale per il bronzo, togliendoci la gioia di poter salire sul podio. Sono i quarti di finale: passare significa essere in zona medaglia. In queste gare la partenza è importantissima. Marco Fichera conclude il primo assalto con una stoccata di vantaggio su Fabian Kauter. Buon segno. Tocca a me e mi ritrovo davanti Max Heinzer, lo stesso che mi ha eliminato nei sedicesimi dell’individuale. Testa e gambe stanno bene e cominciano a girare in sintonia: attacco sciolto e chiudo la frazione 4-2. Subito dopo Enrico Garozzo rifila un pesante 6-2 a Benjamin Steffen. Ci siamo, eccessi di nervosismo e negatività sono alle spalle. L’individualità lascia il passo al senso di squadra: siamo un’orchestra e regoliamo gli svizzeri con un netto 45-32. In semifinale ecco l’Ucraina, campione del mondo in carica, che ci aveva battuto proprio nella semifinale a Mosca un anno fa.

Ma anche in questo caso partiamo benissimo e alla fine del primo turno di assalti siamo avanti di 5 stoccate. C’è sintonia nei nostri sguardi. Ognuno, dopo una botta vincente, si rivolge al resto della squadra: ci cerchiamo, sentiamo l’impresa vicina. Personalmente mi succede qualcosa non semplice da descrivere. Sto bene: lo capisco perché leggo in anticipo le mosse dell’avversario, quella frazione di secondo che ti consente di parare e colpire. Ma soprattutto sento il braccio sciolto, quasi che fosse telecomandato dall’alto. Sì, questa convinzione non me la toglierà mai nessuno: quel risultato olimpico è stato possibile perché il mio grande Maestro, Oleg Pouzanov, scomparso l’anno scorso, mi ha guidato da lassù. Lo sento, ne sono sicuro. Vinco tutti i miei assalti con gli ucraini, urlo come un forsennato, ma quando Marco Fichera chiude l’incontro sul 45-33 la nostra esultanza è contenuta, anche se ci siamo già assicurati una medaglia: un risultato impensabile poco più di un anno prima e chi ha letto La stoccata vincente sa di cosa parlo. Sappiamo che in finale ci attende la Francia e vogliamo provare a vincere l’oro, non possiamo perdere concentrazione con eccessi di esultanza.

Loro sono i favoriti, ma qualche volta in stagione siamo riusciti a batterli. Stavolta non concedono molto, non sbagliano nulla. Noi non siamo da meno ma stiamo sempre a inseguire. Alla fine vincono meritatamente e negli assalti finali riesce a essere protagonista anche Andrea Santarelli. In noi prevale la gioia per un argento eccezionale, non l’amarezza di una finale persa. Per anni abbiamo lavorato duro per stare lassù, per salire sul podio olimpico sognato sin da bambini. Per mordere e rimordere quella medaglia che ci rende felici. Festeggiamo con un tricolore che sul bianco ha disegnato il viso di Lia, la moglie scomparsa di Luigi Mazzone, giusto tributo a un uomo eccezionale, fra i più importanti per raggiungere questo nostro risultato. Quando salgo con i miei compagni-amici sul podio mi ripassa davanti tutta la vita. Mi godo questi momenti: incontro a distanza lo sguardo umido di lacrime di Lavinia, mia moglie. Penso alla gioia che provano mamma e papà, rifugiati nel buen ritiro di famiglia a Marathias, a mia sorella Marina. Mi godo con pienezza qualcosa che mi fa sentire completo, come atleta ma soprattutto come uomo. 

Vinci una maglietta NOTHING MORE limited edition -solo il 25 ottobre

Il 25 ottobre tutte le fan di Anna Todd avranno la possibilità di partecipare a un concorso eccezionale!

Le lettrici potranno aggiudicarsi una maglietta NOTHING MORE limited edition se saranno tra le prime ad acquistare il libro presso una delle seguenti librerie aderenti:

ARESE Mondadori Megastore c/o CC Il Centro

SESTU (CAGLIARI) Mondadori Bookstore c/o CC La Corte del Sole

CASALECCHIO (BO) Mondadori Bookstore c/o CC Meridiana

FIRENZE Mondadori Bookstore c/ CC I Gigli

FOGGIA Mondadori Bookstore Via Oberdan 9/11

GENOVA Mondadori Boosktore V. XX Settembre 27/r

MILANO Mondadori Megastore Piazza Duomo 1

MILANO Mondadori Megastore Via Marghera 28

MILANO Mondadori Megastore V. S. Pietro all’Orto 11

NAPOLI Mondadori Bookstore Piazza Vanvitelli 10

PADOVA Mondadori Bookstore P.zza Insurrezione 3

PALERMO Mondadori Megastore V. R. Settimo 16

REGGIO CALABRIA Mondadori Bookstore C.so Garibaldi

RIMINI Mondadori Bookstore c/o CC Le Befane

ROMA Mondadori Bookstore c/o CC Roma Est

TORINO Mondadori Megastore V. Monte di Pietà 2

Per partecipare basterà recarsi in una delle librerie elencate nella giornata del 25 ottobre 2016 tra le ore 14:30 e le ore 16:00 e acquistare il libro di Anna Todd NOTHING MORE (EAN: 9788820061029), presentando alla cassa, compilata in ogni sua parte, la cartolina del concorso (presente nella libreria o scaricabile >>qui).

Se non sarete tra le prime ad arrivere, ci sarà un’altra occasione per voi!

Infatti, anche se non sarete tra le prime fortunate ad aggiudicarsi subito la maglietta, acquistando il libro il 25 ottobre 2016 tra le ore 14:30 e le ore 16:00 in una delle librerie elencate, potrete comunque partecipare all’estrazione finale che mette in palio un’ulteriore maglietta NOTHING MORE limited edition!

Leggete e scaricate il regolamento completo che trovate >>qui!.

Philippa Gregory vince l’Outstanding Contribution to Historical Fiction Award

Philippa Gregory ha vinto l’Outstanding Contribution to Historical Fiction Award. Ecco le sue parole durante la cerimonia di premiazione: “È un onore ricevere questo premio. Mi sento sempre una persona molto fortunata, perché faccio un mestiere che adoro e che unisce le mie due più grandi passioni: la storia e la scrittura.”

Tra i best-seller della Gregory vale la pena citare L’altra donna del re, dal quale è stato tratto l’omonimo film, e La regina della rosa bianca, che è diventato una serie TV.

Gemma Rowland, direttrice operativa di Harrogate International Festivals, ha spiegato: “Per più di dieci anni abbiamo consegnato il Theakston Old Peculier Outstanding Contribution to Crime Fiction Award a scrittori del calibre di PD James, Ruth Rendell e Colin Dexter, solo per citare alcuni dei giganti del genere, e alla fine ci siamo resi conto che era davvero arrivato il momento di creare un premio anche per la narrativa storica. Philippa Gregory, questo premio, lo merita fino in fondo: i suoi romanzi sono pietre miliari del genere, bestseller che hanno reso ancora più popolare il romanzo storico negli ultimi anni.”

http://www.thebookseller.com/news/ekb-ck-and-gregory-win-historical-fiction-awards-416771

Caro lettore, se desideri restare aggiornato sulle novità editoriali e le iniziative di Sperling & Kupfer iscriviti alla nostra newsletter: è semplice e gratuita.
Iscriviti alla newsletter