L’oroscopo dello scrittore – novembre 2016

Oroscopo dello scrittore.  NOVEMBRE

Lo scrittore dell’Ariete avrà soprattutto voglia di parlare di amicizia, di posti e di persone lontane, di sogni e cose inesplorate. Un vero pioniere del pensiero capace di far innamorare chi lo leggerà.         

Lo scrittore del Toro saprà descrivere e analizzare molto bene qualità e difetti delle persone, riuscendo sempre a centrare ogni questione, portando alla luce ogni cosa. Doti investigative in azione.          

Lo scrittore dei Gemelli vivrà l’opposizione di Mercurio come una grande opportunità per capire, per chiedere e scoprire qualcosa che riguardi le altre persone. Meravigliose biografie, ottime interviste.  

Lo scrittore del Cancro sarà particolarmente sensibile e attento verso le situazioni che descrivono sofferenza, problematiche, isolamento. Qualcosa che saprete raccontare in modo davvero unico, speciale.                

Lo scrittore del Leone sarà colui (o colei) che meglio di tutti si divertirà a scrivere. Lo farà raccontando di situazioni e persone simpatiche, di imprese coraggiose, di personaggi sempre brillanti.               

Lo scrittore della Vergine capirà di poter affrontare, in modo fortunato, soprattutto le questioni legate all’interiorità, alla psiche e all’intimità. Un vero dono che Mercurio farà al segno che più ama.  

Lo scrittore della Bilancia sentirà la voglia di parlare di un tema che gli è particolarmente caro: la giustizia. Intesa come equità, come correttezza e trasparenza. Perché ce n’è sempre bisogno.     

Lo scrittore dello Scorpione potrà parlare liberamente di imprese, di persone e personaggi che si sono messi alla prova, che hanno sfidato l’impossibile. Ma anche di denaro e investimenti.                    

Lo scrittore del Sagittario avrà fortuna con le ricerche, quando cioè vorrà analizzare minuziosamente realtà e situazioni. Fatelo senza peccare di leggerezza o di ingenuità, perché tutto nasconde qualcosa di importante.

Lo scrittore del Capricorno potrebbe preferire il pensiero e la meditazione all’espressione. Perché essere scrittori significa anche e soprattutto riflettere, per conoscere davvero ciò che si vuole raccontare.           

Lo scrittore dell’Acquario darà libero sfogo al suo modo di essere parlando e raccontando di futuro. Facile e spontanea l’immaginazione e la visione di qualcosa che ancora deve essere. Ma che già promette.      

Lo scrittore dei Pesci si interesserà soprattutto di professioni, di carriere e di destini. Raccontando storie di persone che ce l’hanno fatta, che hanno saputo dare forma ai sogni e alle speranze.  

Nella foto: Fëdor Michajlovič Dostoevskij  (11 novembre 1821, scorpione)

“CogitaZiones” a cura di Massimo Roscia: SONDA

CogitaZiones a cura di Massimo Roscia

La parola della settimana è: SONDA

Che derivi dal francese sonde, derivato di sonder (sondare), dallo spagnolo sondar, a sua volta sincope del latino sub-undare (immergere) o dal nordico sundgyrd (pertica utilizzata per sondare un braccio di mare) poco importa. Con Giovanni Virginio Schiaparelli, ingegnere, astronomo, senatore del Regno d’Italia e grande studioso del Pianeta Rosso, la parola sonda – che generalmente sta a indicare uno strumento, un dispositivo o un’apparecchiatura usata per esplorare, perforare, prelevare, evacuare o misurare – è prepotentemente tornata al centro dell’attenzione.

La sonda che viene lanciata in orbita dall’Agenzia Spaziale Europea e dalla Roskosmos, l’omologa agenzia russa; la sonda pioniera dell’esplorazione robotica; la sonda che va alla ricerca di biotracce (che io preferisco continuare a chiamare tracce di vita); la sonda amorevole madre del sondino; la sonda simbolo di futuro, vita e speranza; la sonda che «è stato comunque un successo», «è stato un fallimento», «un pareggio fuori casa è sempre un buon risultato»; la sonda che svelerà tutti i segreti della geofisica marziana; la sonda che, per colpa di quel dispettoso computer di bordo che decide di spegnere troppo presto i retrorazzi, si schianta su Marte; la sonda che si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va.

“Arrival e altre Storie della tua vita” di Ted Chiang

DAL 15 NOVEMBRE IN LIBRERIA la raccolta Arrival e altre Storie della tua vita di Ted Chiang.

Arrival e altre Storie della tua vita è la prima, strepitosa raccolta di romanzi brevi dello scrittore americano Ted Chiang, e include le prime otto storie pubblicate dall’autore, che gli sono valse une norme successo di pubblico e di critica.

In Arrival. Storia della tua vita, la più celebre delle storie della raccolta, vincitrice del prestigioso premio “Nebula”, vediamo fondersi in modo magistrale le due dimensioni di una donna, la dottoressa Louise Banks: quella privata, e dolorosa, segnata indelebilmente dalla morte della figlia, e quella professionale, che la vede impegnata nel tentativo di interpretare la lingua degli alieni e instaurare una forma di comunicazione.
E in questo come in tutti gli altri romanzi brevi Chiang riesce con la sua ironia, la sua intelligenza affilata, il suo stile coinvolgente e il suo sapere enciclopedico, a rappresentare plasticamente che cosa significa vivere in un mondo segnato dalla continua incertezza, dal senso costante di cambiamento, ma sempre anche dalla bellezza e
dalla meraviglia.

Da Arrival e altre Storie della tua vita  è stato tratto il film Arrival in corso alla 73 Mostra Internazione d’Arte Cinematografica di Venezia.

Simone Perotti legge RAIS #3

Anche Rais può tremare. In questa lettura d’autore scopriremo perché…

 

 

Simone Perotti legger RAIS #2

“Cosa pensava Cristoforo Colombo di Dio e cosa Dio di lui.”

Un nuovo brano tratto da RAIS e letto dal suo autore Simone Perotto.

 

Simone Perotti legge RAIS #1

“Un difensore ha sempre generato un attaccante. E viceversa. Un ricco genera un povero. Forse una schiera  di poveri. Un ufficiale genera un pirata. Così è nato tutto.”

Le letture di Simone Perotti per raccontare il suo nuovo romanzo RAIS.

 

FINE TURNO – Intervista a Giovanni Arduino

In occasione dell’uscita di FINE TURNO, che chiude la trilogia dedicata a Bill Hodges, abbiamo intervistato Giovanni Arduino, traduttore di Stephen King in Italia.

E sì che per tradurre ci vuole testa quanto cuore…

1) Che cosa vuol dire tradurre Stephen King?

Significa immedesimarsi in lui. Ormai lo conosco da molto tempo e sicuramente meglio di me. Come lettore fin da quattordicenne e professionalmente (sotto tante vesti) da oltre vent’anni. Lo traduco consapevole dei suoi vezzi, le sue consuetudini, le particolarità della sua prosa. Però è sempre capace di sorprendermi, talvolta di spiazzarmi. Il bello (e il difficile, come sua voce italiana) sta proprio in questo.  

2) Sei all’ottava traduzione di King, volendo escludere decine di racconti e novelle: dello zio Steve si può dire tutto tranne che ricicli trame e personaggi (al massimo si cita). Anche la sua lingua muta sempre?

Sì e no. La lingua si adegua alla narrazione. Anzi, meglio, è la narrazione stessa a (ri)plasmarla di continuo. Per esempio, come uso del linguaggio, Revival è parecchio diverso da Fine turno; il primo omaggia autori di narrativa fantastica del passato, concedendosi alcuni passaggi enfatici e barocchi, il secondo grandi scrittori di mystery e thriller, risultando denso e stringato, specialmente nei dialoghi. Però l’impronta di fondo non cambia. 

3) Bisogna amare per tradurre? Ma è poi vero che tradurre è tradire?

Sì, è altamente consigliabile apprezzare l’autore che si traduce. Non venerarlo con sacrifici umani, intendiamoci, ma amarlo quel tanto che basta per rendergli un ottimo servizio e confezionargli un bel vestito della festa. In quanto a “tradurre è tradire”, è una vecchia massima ripetuta fino alla nausea e neanche troppo vera: il buon traduttore non tradisce, interpreta nel rispetto dell’originale.

4) Non ti chiedo quale sia il tuo romanzo di King preferito. Ma vorrei sapere quale traduzione, finora, ti è costata più fatica e perché.

Forse quelle di Joyland e Doctor Sleep. La prima perché ho dovuto creare praticamente da zero una lingua e un gergo (quello dei giostrai americani, che King si è inventato in massima parte a sua volta). La seconda perché ho scelto di rileggere Shining (di cui Doctor Sleep è il seguito), un sacco di materiale e interviste in merito, rivedere il film di Stanley Kubrick, la miniserie televisiva di Mick Garris, un paio di documentari in tema, frequentare tre o quattro riunioni aperte di Alcolisti Anonimi per calarmi meglio nel romanzo… Comunque credo (e mi auguro) che ne sia valsa la pena.   

5) Quali sono le fonti di ispirazione di Stephen King che ami e gli scrittori che hai scoperto grazie a lui?

L’elenco sarebbe lunghissimo. In realtà sono arrivato a King guardando tremendi film dell’orrore da ragazzino. Poi, insieme ai suoi romanzi, ho iniziato a leggere di tutto. Ma di tutto sul serio. Tra gli autori che in qualche modo ci accomunano, se vogliamo dire così, James M. Cain, H.P. Lovecraft, Jim Thompson, Richard Matheson, Ed McBain, Harlan Ellison, Jack Ketchum, Denis Johnson, eccetera eccetera eccetera.

6) La posizione di Harold Bloom rispetto a King: svista o errore? Snobismo della vecchia guardia o miopia?

Forse dipende dalla totale mancanza di considerazione nei confronti del romanzo popolare, della cultura pop e del cosiddetto “genere” (che tra l’altro secondo me non esiste neanche più, o forse non è mai esistito se non per comodità di classificazione, ma qui il discorso sarebbe eterno e complesso). E comunque, in tutta onestà, chi se ne frega di Harold Bloom?

RIO, QUELLA LITIGATA CHE CI HA PORTATO SUL PODIO – Paolo Pizzo

Ecco il primo di quattro appuntamenti con Paolo Pizzo, in cui il campione italiano racconterà la sfida di Rio 2016.

RIO, QUELLA LITIGATA CHE CI HA PORTATO SUL PODIO

di Paolo Pizzo

L’Olimpiade è qualcosa che ti può travolgere, per le emozioni fortissime che ti dà. Avevo già l’esperienza di Londra, che nel libro definisco un grande frullatore: proprio perché se ti fai prendere emotivamente rischi di perdere concentrazione in gare che diventano velocissime e si decidono in pochi attimi. Ma non è detto che basti nemmeno l’esperienza. Noi della spada, puntavamo molto sulla gara a squadra, ma logicamente quando il 9 agosto siamo scesi in pedana per la gara individuale, ognuno di noi sognava la “giornata perfetta”, quella che io ho vissuto nel 2011 nella mia Catania, vincendo il Mondiale: quel mix perfetto fra condizione fisica e mentale. Purtroppo non è andata come speravamo: io e Marco Fichera siamo usciti al primo turno, Enrico Garozzo al secondo. Mentre Andrea Santarelli, causa regolamenti discutibili, non ha potuto tirare. Questo ci ha resi particolarmente nervosi e irascibili. Con Enrico la sera abbiamo sfogato la rabbia su una serie di double-burger, ma se la fame passava, la tensione restava.

In queste fasi so di diventare insopportabile e per me è stata fondamentale la presenza a Rio di Lavinia, mia moglie. Fra noi l’intesa è perfetta ed essendo anche lei un’atleta a livello internazionale – pentatleta per la precisione – sa capire i momenti in cui un silenzio vale più di una carezza e quando una coccola è più efficace di un allenamento.

Quattro giorni per preparare la gara a squadre per quella medaglia sognata possono essere tanti o pochi, dipende come li affronti. Fisicamente in palestra fai solo un lavoro di mantenimento, tecnicamente e tatticamente parlando siamo preparatissimi, perché il c.t. Sandro Cuomo ha affidato l’analisi degli avversari al maestro Dario Chiadò: attraverso video e altre informazioni acquisite, noi sappiamo di ogni singolo avversario caratteristiche, punti forti e deboli, insomma tutto quello che serve per impostate in maniera tatticamente impeccabile ogni assalto.

Ma per certi versi l’aspetto più importante diventa quello mentale. E qui entra in campo una persona fondamentale: il nostro mental coach, Luigi Mazzone, catanese anche lui, come me, Enrico e Marco, mentre Andrea Santarelli di Foligno per noi affettuosamente è l’oriundo o l’extracomunitario. Luigi è un neuropsichiatra infantile e il suo vero capolavoro a Rio è stato un altro, ma di questo vi parlerò nella prossima puntata di questo mini-blog. Luigi è stato campione italiano di spada nel 2002 quindi conosce l’arma, le difficoltà tecniche e ovviamente quelle mentali. Ci guardava e capiva che qualcosa non andava. Il nervosismo, per la gara individuale andata male, era dissimulato da tutti noi, ma in effetti covava in maniera preoccupante e questo non era utile alla dinamica di squadra. E allora a soli due giorni dalla gara, Mazzone ci ha presi tutti e quattro e ci ha chiuso in una stanza del villaggio olimpico. Beh, in pochi attimi si è scatenato l’inferno.

Ognuno di noi si è sfogato senza freni inibitori e se non ci siamo messi le mani addosso è perché siamo tutti ragazzi educati e di buona famiglia. Quegli urli, quegli insulti, sono stati “trasformati” in maniera magistrale da Mazzone che nelle nostre menti li ha tramutati in carica positiva. Così le nubi fra noi si sono diradate, abbiamo ritrovato quella sintonia che dall’estate del 2015 ci aveva portato a rimontare parecchie posizioni del ranking e a centrare una qualificazione olimpica complicata.

Ora eravamo pronti a salire sulla pedana con lo spirito giusto per inseguire il sogno e la medaglia. Il finale già lo conoscete. Ma il resto del racconto alla prossima puntata con tanti altri retroscena.

E dopo la lite, un pranzo speciale! Leggete il seguito qui!

TANGENTOPOLI NERA intervista a Giovanni Fasanella

  1. Utilizzando i documenti della Segreteria Particolare di Mussolini e quelli britannici desecretati di recente, MARIO JOSÉ CEREGHINO e GIOVANNI FASANELLA icostruiscono, con lo scrupolo degli storici e il fiuto degli investigatori, l’intreccio perverso tra politica, finanza e criminalità nell’Italia del Ventennio. 
  2. Ecco così TANGENTOPOLI NERA ed ecco la nostra intervista a Giovanni Fasanella.
  3. Il titolo di questo libro TANGENTOPOLI NERA può suonare anacronistico: un termine nato negli anni ’90 accostato al ventennio fascista. Cosa vuol dire?

Vuol dire che in epoca fascista si rubava a mani basse, molto di più che in epoche successive. Solo che la magistratura non interveniva quasi mai, i giornali non ne parlavano e la propaganda del regime faceva credere all’opinione pubblica che il potere politico era limpido come acqua di sorgente. Era invece uno dei più corrotti della storia. Ma molti ancora oggi non lo sanno perché  la storiografia se ne è occupata solo di striscio.

  1. Quanto è stata importante la propaganda nell’immagine che il fascismo ha lasciato dietro di sé?

La propaganda fascista aveva una macchina poderosa ed efficiente. Ha creato dei miti che sopravvivono ancora oggi. Uno, appunto, è quello del fascismo dal pugno di ferro ma proprio per questo pulito. Pensa al prefetto Mori, per dirne una. Il «prefetto di ferro» inviato in Sicilia da Mussolini per «combattere» la mafia. Mise a ferro e fuoco interi comuni, arrestò centinaia di persone.

E questo consentì a Mussolini di annunciare in Parlamento che la mafia non esisteva più. In realtà, Mori sgominò solo le cosche che costituivano un potenziale contropotere rispetto al Pnf, il Partito nazionale fascista. Le altre, invece, divennero parte integrante della classe dirigente del regime. E fra i tanti servizi resi dai boss ai gerarchi c’era anche il rifornimento di cocaina per i festini e le orge. Ma per molti, Mori ancora oggi è un intoccabile. Lo hanno santificato persino al cinema e in tv.

  1. Qual è la metodologia di ricerca per approcciarci a un lavoro così importante

Con Cereghino partiamo da un’ipotesi investigativa, da una possibile chiave di lettura inedita di un episodio o di un personaggio. Poi leggiamo tutto quello che è stato scritto sull’argomento, individuiamo le possibili lacune e cerchiamo di colmarle attraverso le ricerche d’archivio e la contestualizzazione dei documenti trovati. Facciamo un lavoro che in Italia si fa molto raramente: l’investigazione e la ricerca.

  1. Quali sono i personaggi più importanti (e interessanti) del quadro che avete dipinto nel libro?

Molti. Ma se dovessi indicarne alcuni, direi innanzitutto Roberto Farinacci, il ras di Cremona, passato alla storia come l’«anti-duce». Si spacciava per il più intransigente dei gerarchi, il custode dell’ortodossia ideologica e della purezza morale del fascismo. Nei rapporti della polizia segreta di Mussolini veniva definito ironicamente «il Robespierre in camicia nera». Perché in realtà era il più corrotto di tutti. Uomo scaltro e senza scrupoli, era riuscito a impossessarsi di documenti importanti e a volte di interi archivi, e con quelli ricattava Mussolini, suo fratello Arnaldo e gli altri gerarchi più in vista.

E poi direi i suoi due uomini di fiducia, che lo avevano aiutato a costruire la sua rete di potere: Enrico Varenna e Arturo Osio. Il primo era il suo uomo di «intelligence» e di relazioni negli ambienti ovattati, sulfurei. Il secondo, a lungo direttore della Bnl, era invece il suo braccio finanziario. Osio, e questo è sicuramente l’aspetto più interessante che meriterebbe ulteriori approfondimenti, sopravvisse a Farinacci e, dopo la guerra, diventò un potente gestore di relazioni di influenze. Basti pensare che il suo salotto romano era frequentato da personaggi del calibro di Leo Longanesi, Roberto Rossellini, Mino Maccari, Ernesto Fassio, Carlo Pesenti, Renato Angiolillo, Luigi Sturzo, Franco Marinotti, Adriano Olivetti e tanti altri. Chissà se conoscevano l’intera storia di Osio.

Mussolini faceva parte degli ingranaggi di corruzione o ne è rimasto fuori?

Sicuramente era al corrente di tutto, visto che tra il 1922 e il 1943 aveva costruito un suo poderoso archivio privato, su cui si basa il nostro libro, in cui erano documentati i traffici dei suoi gerarchi. Ma chi si occupava direttamente dei suoi affari era il fratello Arnaldo. E Farinacci, che lo sapeva benissimo, sapeva come tenerlo in pugno.

TWO BY TWO il nuovo romanzo di Nicholas Sparks

TWO BY TWO è il mio ventesimo romanzo. Una cifra tonda che ho voluto festeggiare con qualcosa di veramente speciale. Pensando ai protagonisti del mio nuovo lavoro, Russell, un giovane uomo col cuore a pezzi, e la sua tenerissima bambina London, ho chiesto al cantante JD Eicher, di scrivere una canzone solo per loro, una colonna sonora alla loro storia. JD ha colto perfettamente il rapporto speciale che esiste tra padre e figlia, e il risultato è magnifico.”

Nicholas Sparks

Dopo Nei tuoi occhi, e una lunga attesa, il nuovo romanzo di Nicholas Sparks è uscito negli Stati Uniti lo scorso 4 ottobre con il titolo Two by two e sarà in tutte le librerie italiane nel 2017.

Qui la canzone!

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