AGAIN e COVERSTORE

SPERLING & KUPFER e COVERSTORE ITALIA INSIEME PER AGAIN

#coverstoreagain

La serie Again, dell’autrice tedesca Mona Kasten, arriva in Italia con il suo primo capitolo Begin Again.

Per Anna Todd, autrice bestseller di After, è una lettura da non perdere perché è «una storia intrigante e romantica! Vi farà ridere, piangere e innamorare».

 

Cover Store Italia in occasione dell’uscita del libro ha pensato ad una Capsule Collection per i più accaniti e fedeli lettori e lettrici, per vestire il proprio smartphone con le più belle frasi e le grafiche più romantiche ispirate ad “Again”, alla sua storia e alle sue atmosfere.

Saranno sei le cover ufficiali lanciate proprio in occasione dell’uscita del primo libro di Mona Kasten in libreria: Sperling & Kupfer e Cover Store Italia vogliono dare l’occasione a tutti i fan di portare sempre con sé la storia di Allie e Kaden. Una collaborazione speciale, che vuole unire il pubblico giovane e dinamico delle due aziende attraverso una passione comune.

I colori pop che contraddistinguono la filosofia di Cover Store si sposano così con le parole romantiche tratte dalle pagine del romanzo new adult e con le immagini poetiche e suggestive della storia d’amore.

 

“Tutto di te mi entra nella pelle”; “Le sue carezze sono una miscela perfetta di forza e struggente dolcezza”; 

“Di cosa hai bisogno?” “Di te”: nei Cover Store di tutta Italia i fan troveranno per un mese la capsule collection con le cover del romanzo d’esordio della giovane scrittrice tedesca, con un angolo dedicato interamente a “Begin Again” e alla sua favola romantica, con le cover, il libro e i segnalibri ufficiali.

 

Dal 13 marzo 2018 saranno disponibili in tutti i punti vendita CoverStore Italia e sul sito www.coverstoreitalia.it le cover ufficiali di Again: romantiche, colorate e personalizzate con le frasi più indimenticabili della serie.

Il libro e le cover sono state presentate in anteprima a Tempo di Libri 2018.

La chiesa d’ossa di Stephen King: una nuova serie TV

La Cedar Park Entertainment di Chris Long e David Ayer ha acquisito i diritti de La chiesa d’ossa di Stephen King per farne una serie TV. La chiesa d’ossa è un breve poema scritto negli anni Sessanta dall’autore, che lo ha rivisto e inserito nella recente raccolta Il bazar dei brutti sogni. È la storia di un avventuriero che organizza una spedizione nella giungla alla ricerca della mitica Chiesa d’Ossa, un luogo misterioso e potenzialmente letale. Infatti, solo tre dei trentadue esploratori sopravvivranno, ed è la voce di uno di loro a rievocare i macabri eventi. Purché gli altri avventori del bar dove siede da tempo immemorabile gli paghino da bere.

È già il secondo progetto che vede Long e King insieme. Long, infatti, è stato produttore esecutivo di Mr. Mercedes, l’ottimo adattamento del bestseller di King per Audience Network, dove il produttore ha lavorato per quasi vent’anni prima di fondare la Cedar Park con Ayer. Il quale, a sua volta, ha diretto per Netflix Bright, un successo che ha dato il via libera alla realizzazione di un secondo episodio.

Per quanto riguarda King, molti sono i nuovi film tratti dai suoi libri, compreso il blockbuster It diretto da Andy Muschietti, che tornerà presto con il sequel, e la prossima serie Hulu Castle Rock. Inoltre Mike Flanagan ha appena firmato per dirigere Doctor Sleep, sequel di The Shining.

Intervista a Karen Dionne – LA CASA DEL PADRE

La casa del padre di Karen Dionne è avvincente dall’inizio alla fine. È un thriller dal ritmo incalzante, un capolavoro di stile semplice e raffinato al contempo. La suspense è palpabile grazie all’attenzione per ogni dettaglio che possa sottolineare il senso di pericolo e di minaccia. Il libro è ambientato nelle remote terre selvagge della Upper Peninsula del Michigan, dove miti e leggende sono ancora così vivi da intridere le pagine del libro. I colpi di scena si susseguono sino allo scontro finale, di un’intensità formidabile. La casa del padre è destinato a diventare un classico. Leggetelo.”

(Sara Gruen – Acqua per gli elefanti)

La casa del padre di Karen Dionne uscirà in Italia il 27 febbraio 2018. Il thriller in America ha riscosso un incredibile successo e vi consigliamo di leggere l’intervista rilasciata dall’autrice al Publishers Weekly.  I

Perché hai scelto di raccontare la storia di una donna con un passato tanto particolare?

Sono sempre stata affascinata dalle persone che ce le fanno nonostante un’infanzia difficile, che riescono nella vita pur non avendo ricevuto gli strumenti giusti.

Come ti è venuto in mente il personaggio di Helena Pelletier, che è il prodotto di un’unione malata?

Stavo cercando il background per un altro romanzo, senza trovarlo, almeno finché non mi sono svegliata in piena notte con in mente l’incipit di questo libro. E la mattina dopo, era ancora lì. Ho iniziato a scrivere per capire chi fosse questo personaggio e mi sono resa conto di avere un nuovo romanzo.

Come ti è venuta in mente la favola di Hans Christian Andersen che citi nel testo, La figlia del re della palude?

Ho letto la favola dopo aver cominciato a scrivere. Le favole mi piacciono in generale e questa mi ha colpito particolarmente, anche se non è una delle più famose di Andersen. È la storia di una bambina nata da un’innocente e da un mostro, proprio come Helena. Dovevo esplorare un personaggio cresciuto in condizioni estreme, costretto a scegliere tra natura e educazione.

Perché hai scelto laUpper Peninsula del Michigan come scenario?

Nell’estate del 1974, io e mio marito abbiamo comprato 50mila metri quadrati nell’Upper Peninsula (UP) con l’intenzione di mettere su famiglia. Ci siamo rimasti 30 anni, abbiamo costruito una baita e ci abbiamo portato l’acqua. Questo romanzo è la mia dichiarazione d’amore all’UP. È un posto unico e bellissimo. L’UP ha solo il 3% della popolazione del Michigan ma il 29 % del territorio. Vivere nella natura dà una grande soddisfazione. I primi tempi non avevamo neanche un orologio, ci svegliavamo quando c’era luce e andavamo a letto quando calava il buio – proprio come la famiglia della favola di Andersen.

Addesso vivi a Detroit. Hai fatto qualche nuova ricerca sull’UP, che dista 500 chilometri?

Io e mio marito non andiamo né a caccia né a pesca, mentre Helena e la sua famiglia vivono di quello: ho dovuto fare delle ricerche in tal senso. Conoscevo benissimo quella zona perché ci ho vissuto – le piante, l’aspetto dei boschi, il suono della natura. Ci sono tornata l’estate scorsa per fare delle ricerche per il mio prossimo libro e non è cambiato nulla. È pazzesco, sembra una capsula del tempo.

Il giorno in cui ho imparato a volermi bene – BLOGTOUR

“Il problema più grave dell’esistenza è imparare a vivere.”

IL GIORNO IN CUI HO IMPARATO A VOLERMI BENE, di Serge Marquis, ci ha colpito molto: non solo per la storia (una madre che riscopre il valore della vita attraverso il suo strano bambino), ma soprattutto per i personaggi che la popolano.
Ognuno di essi ha qualcosa da raccontare e da trasmettere a chi gli sta accanto, a chi legge, a chi si ferma un attimo per riflettere e vivere il suo presente.
Abbiamo pensato a un #blogtour e ciascuna tappa è dedicata a chi è dato qualcosa a qualcuno, senza perdere nulla, ma – anzi – diventando ancora più ricco…

Prima Tappa: si parla di Maryse, la mamma di Charlot, sempre indaffarata e schiava del suo ego,

Seconda Tappa: si parla di Charlot, un bambino davvero speciale

Terza Tappa: si parla di Alex 

Quarta Tappa: si parla di Marie-Lou 

Quinta Tappa: si parla di Hamid 

Sesta Tappa: si parla di Georges 

E poi non abbiamo resististo… E abbiamo raccolto le domande che ciascuna blogger avrebbe voluto fare all’autore di questo romanzo. Serge Marquis ha risposto a tutte e, nelle sue parole, abbiamo ritrovato ciò che in IL GIORNO IN CUI HO IMPARATO A VOLERMI BENE avevamo amato: un senso di pace, di quiete dopo la tempesta, di trobolazione che porta alla consapevolezza, di presente e contingente. Di cose piccole, che fanno grande la vita.

Sabrina: Quale dei personaggi del libro è quello che è stato più difficile da sviluppare? Perché?

Sicuramente il personaggio di Maryse, perché lei è una donna e io un uomo. Ci tenevo a rimanere fedele al suo universo, alla sua sensibilità, alle sue emozioni e alla sua intelligenza. Comunque, mentre scrivevo, ho sempre sottoposto tutto all’approvazione della mia editor. Ci tenevo al fatto che una donna mi dicesse se quello che raccontavo era plausibile o se mi stessi sbagliando.

Durante gli studi di medicina, ho avuto come docente una dottoressa che somigliava a Maryse. Ambiziosa, spesso fredda e dura, e come Maryse, era una pediatra! Ho visto dei bambini metterla lettaralmente in riga, e non l’ho mai dimenticato. I loro cuori avevano bisogno del suo cuore, non solo della sua testa. Io ero uno studente, e cose del genere ti segnano. Non ho mai dimenticato quella donna : la sfida è stato descrivere il suo mondo, rimanendo consapevole che partivo da un universo maschile.

Silvia: Lei è un psicologo proprio come Georges, quanto si rispecchia nel personaggio? E quanto l’ego conta nella sua vita ora che sta pubblicando romanzi di successo internazionale?

Certamente una grande parte di me si riflette nel personaggio di Georges. Seguo pazienti in terapia da cira trent’anni e credo di avere, dentro di me, lo stesso amore che Georges nutre nei confronti del genere umano. Come lui, anche a me piace un po’ uscire dalla norma, andare per sentieri poco battuti. Come lui sono sensibile alla bellezza in ogni sua forma, e ammetto di aver provato qualche volta il suo stesso pudore.

Per quanto riguarda il ruolo del mio Ego dopo il successo, ho capito che successo non vuol dire felicità. Sono convinto che si debba rivedere il concetto di « successo » ai nostri giorni. Il successo per me è misurarsi nel tempo in cui siamo presenti, rispetto agli altri, a se stessi, alla vita in ciò che essa offre di più semplice e profondo: un sorriso, un paesaggio, un piatto di pasta… Ecco cos’è importante! Il successo è effimero, ma la capacità di amare no, è sempre lì.

Lucrezia: Cosa vorresti che un lettore riuscisse a imparare e comprendere leggendo il tuo romanzo?

Mi piacerebbe che il lettore scoprisse cos’è veramente l’Ego e quanto ci fa soffrire inutilmente. Vorrei che capisse che noi non siamo il nostro Ego, ma piuttosto « ciò che in noi non invecchierà mai » (Marie de Hennezel) : la nostra capacità di essere presenti, di amare, di meravigliarci, di assaporare, di tramandare e continuare a imparare, in definitiva di vivere pienamente la vita piuttosto che cercare di essere qualcuno agli occhi degli altri. Vorrei davvero che il lettore capisse che è possibile soddisfare il proprio ego rivolgendo l’attenzione al presente, al momento che si sta vivendo. È questo che Charlot e Marie-Lou ci insegnano nel libro.

Lorena: Le è mai capitato di trovarsi nei panni della protagonista e come lei, pensare di voler essere il migliore tra tutti? Oppure di trovarsi nei panni di George e quindi di aiutare qualcuno a ritrovare se stesso? 

O cielo, certo! Proprio come Maryse, ho desiderato essere eccezionale, unico, il migliore tra tutti, il più celebre… Mi capita ancora di cadere in questa trappola. Ma ho imparato ad uscirne e a tornare al presente, lì dove non c’è più bisogno di sentirsi qualcuno perché nel presente non c’è confronto, né critica, né condanna. Ma io ho anche fatto come Georges : seguo, cioè, persone che si cercano e che si sentono perdute. Persone che, al primo incontro, mi dicono: « Io no so più chi sono, né dove vado». Ho imparato molto da loro. E le ho viste iniziare a conoscersi e a scoprire che niente e nessuno avrebbe potuto privarle della capacità di amare e di meravigliarsi. È questo ciò che ci insegna Marie-Lou nel libro.

Rosa: Raccontaci di te e di quale caso ti ha colpito di più nella tua carriera di medico. Cosa ti ha spinto a scrivere?

Sono un appassionato di arte: pittura, scultura, disegno. Adoro disegnare e vorrei dedicare più tempo alla pittura nei prossimi anni. Come medico, durante la mia carriera, mi sono occupato di stress e di burnout (esaurimento di origine professionale). Faccio ancora molte conferenze per aiutare le persone a dominare lo stress e a prevenire un esaurimento (emotivo e fisico). Un’esperienza particolare, durante la mia carriera, è di essermi occupato di bambini come Charlot e Marie-Lou. Alcuni lettori mi hanno detto che bambini così maturi non sono plausibili. Posso solo rispondere che hanno torto, e che avrebbe tutto da guadagnare nell’aprire occhi e orecchie per liberarsi dai pregiudizi. I bambini possono raggiungere un alto grado di maturità e saggezza molto presto nella vita.

Se sono diventato scrittore è perché ho sempre amato scrivere. Avevo undici anni e già sognavo di esserlo. Allora scrivevo poesie, ora so che è possibile veicolare molto messaggi raccontando una storia. Ci si ricorda dei racconti della propria infanzia, vettori di messaggi come l’amicizia, la tenerezza, l’amore. Essi offrivano modelli attraverso personaggi ispiratori. Ecco perché voglio continuare a scrivere fino alla fine dei miei giorni.

Dai buchi neri ai gravitoni (Fabio Fracas n.30)

Dai buchi neri ai gravitoni
Esiste una relazione fra le onde gravitazionali predette da Albert Einstein – e scoperte nel settembre del 2015 grazie all’interazione fra due buchi neri –, e il gravitone: la particella mediatrice della forza gravitazionale ipotizzata nella Teoria Quantistica?
 
Nel quinto capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”, questo affascinante tema viene affrontato grazie al confronto con il ricercatore padovano Marco Drago che, come responsabile di una delle analisi in tempo reale dei dati ricevuti dai rivelatori LIGO-Virgo, è stato il primo uomo al mondo a osservare un’onda gravitazionale.
 
“Per rispondere a questo quesito dobbiamo rimanere esclusivamente nell’ambito della Meccanica Quantistica: la Relatività, infatti, non ci dice nulla sul gravitone. Al momento resta difficile dimostrare l’esistenza – oppure, al contrario, l’inesistenza – del gravitone tramite la rilevazione delle onde gravitazionali. Però qualcosa possiamo fare al riguardo: possiamo cercare di misurarne la massa. Quello che la Fisica Quantistica ci dice, infatti, è che se il gravitone ha una massa allora la velocità delle onde gravitazionali dev’essere diversa da quella della luce.”
 
“Questo tipo di verifica è quella che stiamo portando avanti attualmente e che, tramite le rilevazioni effettuate finora, ci ha permesso di stimare un limite superiore per l’eventuale massa del gravitone pari a 7,7 10-23 elettronvolt/c2.” In altre parole, cercando di dare un senso intuitivo a questo valore, il gravitone risulterebbe avere una massa limite 10 miliardi di miliardi di miliardi di volte più piccola di quella di un elettrone!

Fabio Fracas

Tempo di Libri 2018

giovedì 8 marzo

Ore 15.00 – Spazio Incontri

Cento voci e una storia. La violenza degli uomini

Con Tea Ranno autrice di Sentimi (Frassinelli)

Donne che si raccontano e raccontano la violenza subita dagli uomini. Tea Ranno raccoglie

decine di voci di donne che vogliono riportare alla scrittrice le loro storie perché lei possa

trascinarle fuori dall’oblio. Perché la memoria è l’unica forma di riscatto.

Ore 17.30 – Sala Amber 2

Donne come noi

Con Michela Cerruti, pilota; Cristina Cattaneo, anatomopatologa; Paola Zukar, agente dei

rapper; Fabia Timaco, storyteller; Maria Luisa Ventura, neonatologa; Giorgia Benusiglio,

testimonial contro la droga e Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna

Autrici di Donne come noi

100 storie di donne italiane e contemporanee che con tenacia e coraggio hanno fatto qualcosa

di importante, abbattendo gli stereotipi di genere. Sei di loro si incontrano a Tempo di Libri

nella giornata che celebra il genere femminile.

venerdì 9 marzo

Ore 16.00 – Caffè letterario

Uomini che restano

Con Sara Rattaro autrice di Uomini che restano e Amanda Colombo

Come colmare i vuoti che la vita a volte crea? Sara Rattaro, Premio Bancarella nel 2015,

scandaglia l’animo umano alla ricerca dei sentimenti necessari ad affrontare la vita di ogni

giorno. Una storia di resilienza e di coraggio.

Ore 17.30 – Area Tavola-Laboratorio

Con Monica Sartoni Cesari autrice di Chef in 24 ore e Laura Maragliano – direttrice di Sale & Pepe

Gli amici hanno sempre impegni inderogabili quando li invitate a cena? Ai fornelli siete negati?

Niente paura! Il segreto sta nel padroneggiare le ricette principali. Monica Sartoni Cesari

insegna come destreggiarsi con tutte le basi, le tecniche e le preparazioni più comuni della

cucina. E la prossima volta gli amici faranno la fila.

Ore 19.00 – Sala Bianca

Con Adélaïde de Clermont-Tonnere autrice di L’ultimo di noi e Margherita Oggero

Un uomo in lotta contro le colpe dei padri che si ripercuotono sui figli. La scrittrice e giornalista

Adélaïde de Clermont-Tonnere presenta a Tempo di Libri il romanzo vincitore del Gran Prix de

L’académie Française e uno dei maggiori successi dell’ultima stagione in Francia.

Ore 20.00 – Spazio incontri

Il bullismo, segnali da interpretare

Con Luca Bernardo e Francesca Maisano autori di L’età dei bulli e Milo Infante con Matteo Viviani

Il bullismo non danneggia solo chi ne è vittima ma anche chi lo pratica. Il direttore dei reparti

materno-infantile e pediatrico del Fatebenefratelli di Milano Luca Bernardo e Francesca

Maisano, psicologa, insegnano a coglierne i segnali e ad intervenire per tempo, prevenendo

spiacevoli conseguenze.

Ore 21.00 – Sala Suite 1

Il bistrò dei libri e dei sogni

Con Rossella Calabrò autrice de Il bistrò dei libri dei sogni e Alessandro Barbaglia

Rossella Calabrò, giornalista, autrice e blogger, fa rivivere in Fiera le atmosfere di un bistrò

situato nel cuore di Milano. Dopo l’ironico bestseller Cinquanta sbavature di Gigio, un affresco

pittoresco che apre le porte al romanticismo di cui sono intrisi libri e scrittura.

sabato 10 marzo

Ore 13.00 – Suite 2

Milano Splatter

Con Beppe Tosco autore di Favola Splatter (Frassinelli)

Come sarà Milano tra 15 anni? Un silos colmo di cocaina nominata “Little Virgin” (inglesismo

per Madunina), esplode e scatena follie e psicosi. Beppe Tosco, autore di testi per i comici più

affermati (Luciana Littizzetto, Enrico Bertolino, Ale e Franz, Luca e Paolo, Geppi Cucciari) ci

proietta nella Milano di un futuro prossimo.

Ore 17.30 – Sala Amber 2

Storia d’amicizia al femminile

Con Sveva Casati Modignani autrice di Festa di famiglia

È nata e vive da sempre a Milano, abitando la stessa casa che apparteneva alla nonna. Nel

giorno dedicato alla città, Sveva Casati Modignani incontra il suo pubblico di affezionati lettori.

Al centro del dialogo i temi dell’amicizia e della solidarietà femminile, perno del suo ultimo

romanzo.

Ore 18.30 – Sala Amber 4

Tu sola nel mio deserto: poesie di Alda Merini

Reading con Irene Grazioli e Arnoldo Mosca Mondadori

Tu sola nel mio deserto di Emilia Rebuglio Parea

L’arte, la solitudine della follia, la vita sul naviglio: Alda Merini, simbolo di Milano e

incarnazione della poesia, rivive nelle voci di Arnoldo Mosca Mondadori e dell’attrice Irene

Grazioli. Nel giorno dedicato al capoluogo lombardo, un reading che celebra una dei suoi

esponenti più illustri.

Ore 20.00 – Suite 1

Strani eroi. Tre personaggi nel tragico imbroglio dell’Italia degli anni Settanta.

con Alessandro Bongiorni autore di Strani eroi (Frassinelli)

Nell’anniversario del rapimento Moro, in un scenario drammatico e oscuro, si muovono i

protagonisti di questo noir. Spie, poliziotti, terroristi, politici, donne affascinanti e prive di

scrupoli, giornalisti e faccendieri: personaggi di un “mondo di mezzo” inquietante. La storia

italiana riletta da un autore giovane e talentuoso.

Ore 20.30 – Sala Suite 2

Oltre e un cielo in più

Con Luca Sciortino

autore di Oltre e un cielo in più e Francesca Colosi

Partire senza date, impegni o tappe prefissate. Non prendere aerei, per gustarsi il tempo lungo

del viaggio. Questo il regalo che Luca Sciortino, giornalista e filosofo, si concede percorrendo la

strada dalla Scozia al Giappone, attraverso l’Europa, la Russia, la Mongolia e la Siberia.

Limiti (in)valicabili

Limiti (in)valicabili

Il legame tra l’interazione elettromagnetica e quella gravitazionale va oltre il semplice parallelismo fra i concetti di elettricità e magnetismo e quelli di spazio e tempo: coinvolge l’elemento cardine di tutta la teoria Einsteiniana: la velocità della luce.

“Tra le altre cose”, afferma Giuseppe Tormen, docente di Relatività Generale presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, “le equazioni di Maxwell predicono che nel vuoto la luce – e più in generale tutte le onde elettromagnetiche – si propaghi alla velocità costante di 299.792.458 metri al secondo, cioè i famosi 300.000 chilometri al secondo. Questa velocità viene indicata con il simbolo c, dal latino celeritas.”

Nel capitolo 5 de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”, la velocità della luce viene introdotta perché rappresenta un qualcosa che coinvolge contemporaneamente sia la Relatività sia la Fisica Quantistica. Un qualcosa che risulta implicato nella celebre equazione di Einstein E = mc2 e che generalmente, viene considerato come un limite invalicabile. Eppure, nonostante il fatto che le sue implicazioni siano concrete e tangibili, che la velocità della luce rappresenti un limite assoluto non è mai stato dimostrato teoricamente. Alcune di queste implicazioni, poi, sono così lontane dalla nostra esperienza quotidiana da rasentare i paradossi introdotti dalla controintuitività delle logiche quantistiche.

Non a caso, dice ancora Giuseppe Tormen, “Postulare una velocità della luce assoluta e indipendente dal sistema di riferimento in cui viene misurata porta a conseguenze di incalcolabile valore filosofico oltre che intellettuale.”

Fabio Fracas

Quello che i ragazzi… Intervista a Nan Coosemans

Nel libro QUELLO CHE I RAGAZZI NON DICONO, Nan Coosemans, formatrice e mamma, dà voce agli adolescenti e insegna ai genitori come stare vicino ai figli che crescono. Perché l’adolescenza può essere un periodo difficile, tra conflitti famigliari, insuccessi scolastici, bullismo, problemi alimentari, uso del telefonino e dei social, prime esperienze sessuali.

Abbiamo intevistato Nan Coosemans a proposito di queste tematiche…

 

Il tuo libro dà grande spazio alle testimonianze dei ragazzi: lettere, pagine di diario, riflessioni. Un approccio originale rispetto ai tanti libri in cui degli esperti cercano di spiegare ai genitori come interpretare e rispondere agli atteggiamenti dei figli. Come nasce questa scelta?

Questa scelta nasce del fatto che sono da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale, iniziata come partecipante e proseguita poi come staff, trainer, organizzatrice. Ho affiancato e lavorato con  grandi formatori e psicologi internazionali.

Durante quegli anni ho visto la differenza tra chi ha un’esperienza maturata solo studiando e chi ha vissuto, sperimentato personalmente quello che insegna. In questo secondo caso si riesce a trasmettere un messaggio molto più forte. Se lavori con dei genitori, per esempio, ma non sei un genitore, fai più fatica dare degli input. La stessa cosa succede con gli adolescenti: puoi leggere, studiare tante cose, ma lavorare condividendo con loro la tua esperienza di vita è fondamentale. Ecco perché ho scelto questo approccio: le storie che racconto nel libro non sono inventate, sono storie vissute, e credo che per i genitori sia più facile riconoscersi e mettere in pratica i consigli.

Come sei arrivata a occuparti di adolescenti e di relazioni famigliari?

Sono uscita di casa quando avevo 15 anni, quindi in piena adolescenza. In quel periodo ho vissuto con due persone che lavoravano con Anthony Robbins, il life coach statunitense,  e mi hanno aiutato a sviluppare la giusta consapevolezza per poter affrontare la situazione. Li è nato il sogno di creare Younite: ero convinta che se avevo potuto superare  quel periodo pieno di sfide difficili, allora potevo aiutare anche gli altri. Otto anni fa abbiamo creato questa realtà e iniziato a lavorare nelle scuole con i ragazzi e, di conseguenza, anche con le famiglie.

Quali sono i desideri, i bisogni, le paure che ti esprimono più spesso i ragazzi?

Il 98% dei ragazzi mostra di essere insicuro di sé e di avere una bassa autostima. Questo porta spesso ad avere conflitti interiori  e a costruire, con i coetanei o a casa, relazioni che non sono basate sul loro vero “essere” ma su una immagine di sé imposta dalla società e sentita come più “adatta”. Da lì provengono spesso i problemi a scuola, la demotivazione e anche il bullismo. I ragazzi hanno anche paura di crescere, di evolversi, perché i loro esempi (genitori, insegnanti) mostrano anche loro di fare fatica.

Nella tua esperienza hai verificato un aumento dei fenomeni di bullismo?

Purtroppo negli ultimi anni il fenomeno del bullismo si è  ingrandito, soprattutto con il mondo dei social. Credo che dipenda molto da come si vedono i ragazzi oggi, dal fatto di essere insicuri e di aver bisogno di nascondersi dietro una maschera. È una situazione diffusa fra gli adolescenti, che dovrebbero essere accompagnati nello sviluppo della loro identità. Gli adulti spesso sostengono che tutti vivono la crisi dell’adolescenza, ma poi il momento passa. Ma non sono convinta che sia così. Lavorando con i genitori, si capisce invece che le crisi hanno conseguenze anche più avanti. Se il bullismo aumenta, inoltre, la ragione si trova anche nei messaggi negativi che si trasmettono, nei pregiudizi circa le altre culture, nelle nostre paure.

Qual è l’atteggiamento più utile per creare le condizioni di un buon rapporto con i figli adolescenti?

Nel rapporto con gli adolescenti servono soprattutto l’ascolto, l’osservazione e la pazienza. Spesso l’adolescenza viene vista come un periodo duro per i genitori ed è vero, ma fino un certo punto. I ragazzi cambiano da un giorno all’altro, ma non si può pretendere che restino sempre gli stessi. E noi dobbiamo cambiare con loro.

Se li osserviamo, restiamo aperti all’ascolto e abbiamo pazienza  scopriremo delle cose nuove sui nostri figli. Loro stanno scoprendo un nuovo mondo, si stanno trasformando in adulti – e non è una cosa da poco-, e in più devono confrontarsi con la società di oggi, che non è facile. Noi genitori dobbiamo rinunciare all’idea di poter insegnare loro tutto. Dobbiamo essere una guida per loro, ma lasciarli sbagliare, dar loro spazio per cadere ed esserci nel momento del bisogno, sostenendoli senza giudicare.

Quali sono gli errori che i genitori commettono più spesso?

I genitori tendono a trasmettere ai figli le loro ansie, le paure e altre emozioni, spesso anche inconsciamente. Riflettere su noi stessi, su cosa stiamo progettando per i nostri figli è fondamentale. Spesso li spingiamo verso certe scelte che riteniamo utili per il loro futuro. Ma non è questo che fa bene ai ragazzi. Se riconosciamo e accettiamo la vera identità di nostro figlio, lo lasceremo libero di scegliere, pur continuando a sostenerlo. Fare un passo indietro non è facile, lo sappiamo, ma è possibile.

Cosa possono imparare i genitori dai loro figli? Cosa ti dicono, dopo aver frequentato i tuoi corsi?

Come dice il titolo del libro, i genitori possono imparare quello che i ragazzi spesso non dicono. I ragazzi sono anche più saggi degli adulti, e vedono cose, in famiglia, che neppure ci immaginiamo. Se restiamo aperti all’ascolto, noi genitori possiamo imparare anche qualcosa su noi stessi. Durante i corsi i rapporti fra genitori e figli si rinforzano perché la comunicazione si approfondisce, si apre.

Credo che i figli siano i nostri più grandi maestri, lo si scopre quando si rinuncia alle aspettative di essere perfetti e si guarda alla crescita dei figli come a un’occasione di crescita anche nostra, senza per questo perdere la nostra autorevolezza. Nei nostri corsi lavoriamo molto su questo punto e nel video  che offriamo gratuitamente ai lettori di questo libro trattiamo argomenti come l’ascolto, il rispetto, il senso di responsabilità e il modo di dare supporto ai ragazzi di oggi. 

Gettare ponti

“Dobbiamo, in generale, essere preparati ad accettare il fatto che una spiegazione completa di una stessa questione possa richiedere diversi punti di vista che non ammettono una descrizione unitaria.”

Questo pensiero – proposto nel quarto capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica” – venne espresso da Niels Bohr nel 1929 nel saggio “I quanti d’azione e la descrizione della natura”. Un saggio dove lo stesso Bohr affrontò anche il tema della Relatività Einsteiniana. “Abbiamo recentemente assistito a una siffatta revisione col sorgere della Teoria della Relatività destinata a mettere in luce, attraverso un’approfondita analisi dell’osservazione, il carattere soggettivo di tutti i concetti della fisica moderna. Nonostante il grande sforzo che tale teoria richiede alle nostre capacità di astrazione, essa si accosta in notevolissima misura all’ideale classico di unità e connessione causale della descrizione della natura. Soprattutto ci si attiene ancora rigorosamente alla concezione della realtà oggettiva dei fenomeni osservati.”

Fisica Quantistica e Relatività sono due teorie che forniscono – proprio secondo il pensiero di Bohr – «diversi punti di vista che non ammettono una descrizione unitaria». Ma non sono le sole. Nel moderno panorama degli studi scientifici saper gettare ponti e costruire connessioni fra i differenti approcci alle logiche della realtà è l’unico modo per superare quelle distanze, apparentemente insanabili, che troppe volte allontanano fra loro persino gli stessi studiosi.

Fabio Fracas

Questione di interpretazioni

“Anziché dire che la fisica ‘capisce’ l’universo, è più esatto dire che i modelli della fisica sono sufficienti a descrivere il mondo materiale come lo osserviamo con i nostri occhi e con gli strumenti [che abbiamo a disposizione].”

Questo concetto, messo nero su bianco dal fisico Victor John Stenger nel 2014, evidenzia il rapporto – necessario e al contempo complesso – che esiste fra la realtà e la sua rappresentazione. Più in generale, il rapporto che si viene a instaurare fra le interpretazioni fisiche del mondo, soprattutto quelle legate alla Fisica Quantistica, e le considerazioni filosofiche che inevitabilmente ne scaturiscono.

“Nella prima parte del XX secolo quasi tutti i più famosi fisici dell’epoca – Albert Einstein, Niels Bohr, Erwin Schrödinger, Werner Heisenberg e Max Born, per citarne alcuni – rifletterono sulle conseguenze filosofiche delle loro rivoluzionarie scoperte nel campo della Relatività e della Meccanica Quantistica.

Dopo la Seconda guerra mondiale, però, la nuova generazione di protagonisti della fisica – Richard Feynman, Murray Gell-Mann, Steven Weinberg, Sheldon Glashow e altri – trovò improduttive queste riflessioni, e la maggior parte dei fisici […] li seguì.

Ma la generazione ancora successiva ha adottato dottrine filosofiche, o almeno ha parlato in termini filosofici, senza ammetterlo a se stessa”. E in effetti, come si può leggere nel terzo capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”, ogni volta che viene proposto un nuovo modello che ci consente di interpretare il mondo che ci circonda, riuscire a stabilire con certezza il confine con le considerazioni filosofiche che ne derivano diventa sempre più difficile. E forse non è neanche necessario.

Caro lettore, se desideri restare aggiornato sulle novità editoriali e le iniziative di Sperling & Kupfer iscriviti alla nostra newsletter: è semplice e gratuita.
Iscriviti alla newsletter