ITINERARI DEL MISTERO: CATANIA

Dopo aver scoperto con le meraviglie nascoste di Veneziadel Giardino di Bomarzo e della Liguria Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu (autori del libro LUOGHI DI FORZA) ci portano in Sicilia, nella splendida e misteriosa città di Catania.

Animali misteriosi a Catania

Catania è una città bellissima, ricca oltre che di storie e monumenti, anche di misteri. E’ impossibile raccontarla in poche righe e quindi abbiamo deciso di proporvi un percorso tematico che riguarda leggende legate agli animali. Ne sarete piacevolmente sorpresi.

L’elefante di Catania

Il centro di Catania è occupato da un mastodontico elefante in pietra lavica protagonista di una serie di leggende: il nome della città deriva da Katà Aitnen ovvero “sotto l’Etna”, ma essa era conosciuta anche come Balad al Fil ovvero, città dell’Elefante. Ed è proprio ai pachidermi che Catania è sempre stata legata: uno è presente come eterno simbolo nello stemma ufficiale, in quanto avrebbe salvato gli abitanti della città proteggendoli dagli attacchi di animali feroci. La statua in pietra lavica avrebbe dovuto allontanare la stessa lava delle eruzioni vulcaniche.

Ma la domanda è lecita: cosa ci fa un elefante in Sicilia? Non è affatto cosa assurda! Scavi e ritrovamenti confermano la presenza nel territorio di elefanti nani, i cui particolari crani avrebbero dato origine alle leggende di ciclopi. La conformazione dei loro crani giganti con un foro al centro per l’innesto della proboscide, faceva credere a chi non conosceva questi animali o non li aveva mai visti, che quel grosso buco centrale rappresentava un unica grande orbita oculare.

Il mago Eliodoro
Questo elefante a Catania viene chiamato Liotru, nome che deriva dall’erudito catanese Eliodoro  (dono del sole) che visse nell’VIII secolo. Eliodoro  aveva un unico morboso desiderio, diventare vescovo di Catania. Purtroppo fu disilluso, perché al suo posto fu nominato Leone II detto il Taumaturgo lasciando Eliodoro in un profondo sconforto (Leone rimase vescovo per 20 anni!). Eliodoro per vendetta iniziò a opporsi alla Chiesa disturbando le funzioni religiose e usando la magia. Si narra che riuscì ad animare l’elefante di pietra lavica e, salendogli in groppa, riuscì a farlo correre tra lo stupore della folla!

Per questo motivo l’elefante prese anche il nome di “u cavaddu di Liotru” (il cavallo di Eliodoro). Il vescovo Leone II, sensibile a quanto avveniva in città, nel 778 sfidò Eliodoro al “giudizio di Dio” una difficile prova: dopo aver camminato sui carboni ardenti, colui che ne sarebbe uscito indenne sarebbe stato proclamato vescovo di Catania. Una prova abbastanza insolita: a restare indenne nel fuoco è proprio il diavolo! Liotru rifiutò la prova e Leone, tremendamente offeso, lo gettò comunque nei carboni ardenti dove la folla lo vide bruciare.

L’immortalità della fenice
Un altro simbolo di Catania è la Fenice, l’uccello mitologico in grado di bruciare da sola e rinascere dalle sue stesse ceneri. Si trova scolpita sotto l’arco settecentesco di Porta Ferdinanda (oggi porta Garibaldi) insieme al motto che contraddistingue la città “melior de cinere surgo” (risorgo sempre più bella dalle mie stesse ceneri”) una metafora perfetta per questa città più volte distrutta da assedi, terremoti, eruzioni vulcaniche, bombardamenti ma sempre rinata più bella e fiorente di prima.

La leggenda del cavallo senza testa
Catania conserva un altro oscuro mistero. Riguarda una via sinistra ancora oggi legata alla leggenda del cavallo senza testa: parliamo di via Crociferi, scenografia di una storia narrata dallo scrittore Carlo Levi. Egli la descrive come la strada più deserta di Catania, in quanto, dopo il crepuscolo, nessuno avrebbe il coraggio di percorrerla a causa della convinzione popolare che nell’oscurità si venga seguiti da un cavallo senza testa, così terribile da rendere inutile ogni tentativo di fuga. Ovviamente molti erano gli scettici, come un giovane che un giorno decise di fare una scommessa con i suoi amici. Disse di non aver paura e proclamò che si sarebbe recato di notte sotto l’arco delle monache benedettine a piantare un chiodo, per dimostrare il suo coraggio.

La scommessa fu accettata e il ragazzo andò quella stessa notte munito di martello e scala (ancora oggi si vede ancora il buco). Convinto di aver finito senza complicazioni, fu subito preso dall’euforia (non sappiamo quanto aveva scommesso) e si allontanò velocemente dalla sua posizione. Purtroppo  non si era accorto che una parte del mantello era rimasta impigliata nel chiodo da lui stesso piantato. Lo strattone improvviso gli fece credere di essere morso dal cavallo senza testa facendolo morire di crepacuore. Se non si fosse abbandonato al terrore e avesse conservato un minimo di lucidità, si sarebbe domandato come avrebbe potuto morderlo un cavallo senza testa e avrebbe compreso l’errore…

Elefanti nani, ciclopi, fenici e cavalli senza testa, sono questi gli abitanti della nostra Catania, animali surreali degni cittadini del capoluogo di un’isola meravigliosa ai confini della realtà.

L’oroscopo dello scrittore – Ottobre 2016

Oroscopo dello scrittore.  SETTEMBRE

Lo scrittore dell’Ariete sarà spinto da Marte a vivere con particolare cura e intensità la sua professione. Sarà spinto invece da Mercurio a descrivere gli altri, i loro desideri e le loro passioni più profonde.         

Lo scrittore del Toro utilizzi le prime tre settimane del mese per darsi da fare, forte soprattutto di un Marte amico delle sue energie migliori. Poi, dal 24, sarà meglio rallentare per non innervosire Mercurio.         

Lo scrittore dei Gemelli vivrà un momento facile, proficuo e molto fortunato. Sarà il tempo migliore per esagerare, per non porsi limiti o scadenze, per fare ogni cosa sempre divertendosi.  

Lo scrittore del Cancro dovrà usare Marte, e la sua opposizione, per indagare, per scoprire realtà e fatti che saranno descritte solo nell’ultima settimana del mese. Quando Mercurio vi darà una mano.               

Lo scrittore del Leone potrà finalmente pensare (e comportarsi) in grande senza correre il rischio di esagerare o di risultare eccessivo. Descrivete ogni cosa liberamente, dando il giusto spessore a tutto.              

Lo scrittore della Vergine saprà descrivere ogni cosa al meglio grazie a Venere, soffermandosi sui dettagli migliori, sulla scelta maniacale di vocaboli e espressioni. Il tutto con la complicità appassionata di Marte.  

Lo scrittore della Bilancia sentirà un bisogno quasi fisico di raccontare, di creare e di descrivere con generosità. Merito della congiunzione di Giove e di Mercurio che vi renderà prolissi, ma quanto basta.    

Lo scrittore dello Scorpione avrà davvero bisogno di pensare e di meditare sul suo prossimo lavoro, perché ogni cosa si basa anche sulla preparazione in quanto fase fondamentale. Non abbiate premura.                    

Lo scrittore del Sagittario dovrebbe scrivere qualcosa che parli soprattutto di futuro, di progetti e di speranze, di tutto ciò che sarà. Una penna che sappia guardare soprattutto in avanti.

Lo scrittore del Capricorno sentirà la necessità di fare, di vivere l’impegno e la scrittura come qualcosa di irrinunciabile, di improrogabile. Tutta colpa (o merito) di un Marte che fa sul serio con l’energia.          

Lo scrittore dell’Acquario saprà raccontare di luoghi lontani, di storie capaci di fare pensare e riflettere, di racconti che aprano la mente e il cuore. Una qualità davvero speciale.      

Lo scrittore dei Pesci usi la grande energia che Marte gli regalerà per occuparsi del prossimo, dei suoi bisogni, delle sue realtà più o meno nascoste. È tempo di essere generosi. 

“Io sono un padre adottivo” Eugenio Gardella

Io sono un padre adottivo, ma sono anche un padre “biologico”. Questo particolare punto di vista, fra l’altro, mi ha fatto capire che l’adozione è parte di ogni genitorialità. Anche di quelle “naturali.”

Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli.” scriveva Friedrich Schiller. Anche un figlio “naturale” può non essere riconosciuto e può essere abbandonato. Avere un figlio significa sempre adottarlo. Così è per tutto, del resto. L’adozione è il fondamento delle relazioni umane. L’adozione è comprendere l’altro da sé. E’ non lasciare soli gli altri esseri umani. Noi decidiamo di adottare chi amiamo, siano essi, figli, compagni, amici o persone da salvare.

Mio figlio è nato in Cambogia. Sulle rive tropicali del Mekong. Da quali sguardi, da quali svelte gambe nella notte calda e senza inverno, da quali durezze della vita provenga non lo so. Si tratta di una memoria della pioggia quella che io conservo per lui, la conservo per quando sarà grande e sulla mia incertezza sfogherà l’inquietudine del vuoto che lo ha originato. Questo ho deciso di accogliere. Questo per sempre mi è entrato nel cuore. Non esiste figlio più grande, non esiste amore più grande dei suoi snelli fianchi che non mi appartengono. Non esiste superficie più aggraziata della sua pelle che si veste di caffè con il sole dell’estate.

Questa è l’adozione.

Quando ho varcato il confine a Phnom Penh, il mio istinto allenato da anni a intuire l’animo degli uomini mi ha sussurrato che qualcosa stava accadendo. C’era profumo di dittatura e follia nel vento caldo che proveniva dall’equatore della terra.

Ho in quel vento incontrato mio figlio.

Nella penombra fra decine di lettini con le sbarre.

Lì ho incontrato i suoi occhi di carbone bagnato, occhi in cui bruciava tutta la tristezza e la bellezza del mondo, lì, in ginocchio, sono divenuto padre.

Ho portato via mio figlio.

Lontano da quella terra magnifica come un paradiso perduto. Pochi mesi. L’ho strappato via da un mondo complesso. Non senza dolore. Per portarlo in un mondo semplice dove io lo avrei protetto per sempre da tutti e da tutto. Questo è adottare. Semplicemente essere padri e figli. Questa è l’argilla su cui si regge il mondo. I mattoni con cui costruiremo il nostro futuro. Questo il presente. Queste le radici. Tutto in una scelta. Scegliere di esserci. Di esserci, fino all’ultimo, esserci per quell’abbraccio.

Stephen King con la febbre alta…

Recensione de “I CUSTODI DI SLADE HOUSE” di Devid Mitchell, pubblicata a ottobre 2015 sul Guardian.

Stephen King con la febbre alta di Liz Jensen

Ne “I custodi di Slade House” ritroviamo tutti i grandi temi della narrativa di Mitchell , con una robusta dose di ironia beffarda e orrorifica.

“Stasera sembra un gioco da tavolo progettato da un M.C. Escher al­colizzato, insieme a Stephen King con la febbre alta”, osserva una spaventatissima adolescente, affiliata a una società universitaria di appassionati del paranormale, nel nuovo, ossessivamente ingegnoso romanzo di David Mitchell, “I custodi di Slade House”. Un passaggio, questo, che dà perfettamente la misura della “dimensione Halloween” in cui Mitchell ha voluto calare il suo ultimo lavoro, ma “I custodi di Slade House” è anche molto altro.

Ogni nuovo risultato della prorompente immaginazione di Mitchell funziona come cassa di risonanza sia per le sue idee del passato sia per le opere che verranno, tutti i pezzi che finiranno per incastrarsi in quello che lui chiama il suo “uber-novel”.

E mentre vengono scritte tesi di dottorato sull’intertestualità di Mitchell, corredate di diagrammi di Venn, i lettori che hanno già potuto apprezzare le sue precedenti opere multi-narrative, come “Nove gradi di libertà”, “Cloud Atlas” e “Le ore invisibili” sappiano che non saranno per forza costretti a stare solo sul treno dei fantasmi, ma che potranno godersi ”I custodi di Slade House” in tutte le sue molteplici sfaccettature. Se vogliamo individuare la missione principale di questo riuscitissimo romanzo, esilarante e terrorizzante, da leggere d’un fiato, è quella di divertire se stesso. Pensate alla sorella dispettosa de “Le ore invisibili” con una parrucca spaventosa in testa, un fuoco d’artificio in mano, che urla “Bù!”, e avrete fatto luce su uno degli elementi del talento di Mitchell più significativi, presente dall’inizio del suo apprezzatissimo lavoro, ma sempre sottovalutato: uno strepitoso senso della commedia. È passato poco più di un anno dall’uscita de “Le ore invisibili”. E il fatto che “I custodi di Slade House” abbia avuto origine da un racconto pubblicato a puntate su twitter, poi sbocciato così rapidamente in un’opera di quasi trecento pagine, è la dimostrazione che il tempo vola, quando ti trovi a tuo agio nel paese delle meraviglie della creatività. In fondo alla buca del coniglio di Mitchell, si è ampliata a dismisura la parte sovrannaturale della tana.

La guerra tra spiriti buoni e malvagi che si dispiega ne “Le ore invisibili” era probabilmente la parte meno efficace del romanzo, ma i fantasmi sono comunque sempre stati presenti nell’officina narrativa di Mitchell. Ora, come se avesse applicato un nuovo ritornello a una vecchia canzone, lo scrittore parodizza i suoi fantasmi. Patti faustiani, mutaforme, psicovoltaggi, furti di anime, bolle di realtà, destrutturatori, e personaggi che dicono cose come “Dottoressa, se fossi in lei lascerei perdere la fisica delle particelle”: tutti elementi allegramente presenti alla grande festa di Slade House, durante la quale esasperano la loro dimensione metaforica, e fischiettano beffardi.

Mentre il tempo divide le cinque storie di cui è composto il romanzo, ambientate a intervalli regolari di nove anni a partire dal 1979 fino ad oggi, il luogo le unisce. Slade House, alla quale si può accedere solo tramite una piccola porta di ferro nero, situata in un vicolo strettissimo, in cui i due gemelli vampirizzatori di anime, Norah e Jonah Grayer attirano le loro vittime. E le vittime sono personaggi ritratti con grande abilità, personaggi ai quali ci affezioniamo nostro malgrado, perché percepiamo il pericolo cui vanno incontro, e non sappiamo se riusciranno ad uscire dal luogo in cui sono così innocentemente entrati.

“Il nostro caposcout, durante un’uscita mi ha detto di andare a farmi un giro, e io così ho fatto, e al servizio di salvataggio del monte Snowdonia ci sono voluti due giorni per trovare il rifugio dove mi ero messo” racconta il tredicenne Nathan Bishop, chiaramente affetto da autismo. Lui e la madre sono stati invitati a una serata musicale a Slade House, e presto Nathan comincia a chiedersi se è il valium che ha preso, la causa delle allucinazioni in cui è precipitato, o se sta accadendo qualcosa di più preoccupante. Avanti veloci fino al 1988, quando un poliziotto brutale e razzista, incaricato di scoprire qualcosa sulla misteriosa scomparsa dei Bishop di nove anni prima, incappa in una giovane vedova. Nove anni più tardi, saranno gli studenti universitari affiliati a una società paranormale ad infilarsi sconsideratamente nella trappola. E nel 2006, la sorella di uno di loro subirà la stessa sorte.

 

E mentre la storia arriva ai giorni nostri, e il romanzo raggiunge il suo apice (con la ricomparsa di un personaggio chiave dell’opera mitchelliana del passato), ombre molto familiari si muovono sulle pareti: “Harry Potter”, “Il giardino di mezzanotte”, “Matrix”, “I ragazzi terribili”, “La caduta della casa degli Usher”, “Giro di vite” e il “Rocky Horror Picture Show”. Per parafrasare una delle riflessioni di Nathan Bishop: “se mi avessero dato cinquanta pence per ogni citazione, allusione, metariferimento trovato nel romanzo, avrei bisogno di una calcolatrice nuova.”

“Quando ci si imbatte in qualcosa di banale e abusato, ecco come fare a rivitalizzarlo: bisogna trovare un opposto assolutamente improbabile, e poi mescolare tutto”, ha detto una volta Mitchell alla “Paris Review”. Distributori automatici di metafore horror, caratteri straordinariamente credibili, carnevalate selvagge, disagi esistenziali, scherzi metafisici: finisce tutto nel pentolone di Mitchell, che in questa cucina si muove benissimo.

Esattamente come l’industria cinematografica, anche Mitchell ha capito che spaventare la gente facendola sorridere è una cosa che funziona. L’horror permette di dire ad alta voce quello su cui le religioni preferiscono glissare: se si crede all’esistenza del bene ultraterreno, diventa difficile non considerare l’esistenza del male ultraterreno. E accompagnare la paura con l’ironia è il modo migliore per rendere sopportabile quello che sarebbe insopportabile. E così, mentre scendiamo nell’oscurità, la lampada-zucca di Mitchell ci sorride di un sorriso largo, e un po’ matto.

  • Liz Jensen è autrice del romanzo “L’imprevisto”, pubblicato da Time Crime

 I CUSTODI DI SLADE HOUSE sarà in libreria dal 6 settembre 2016

DAVID MITCHELL sarà ospite al Festivaletteratura di Mantova sabato 10 settembre alle ore 10:30 >>leggi

 

 

BAD BOY nel 2017 il terzo volume della serie

Da Wattpad alla conquista delle classifiche: la serie Bad Boy di BLAIR HOLDEN è il nuovo fenomeno New Adult.

La serie è stata pubblicata in Italia in due volumi: Bad Boy. Mai più con te e Bad Boy. Mai più senza di te. Ormai è ufficiale la nostizia che a inizio 2017 arriverà il terzo libro della serie.

Blair Holden è una ragazza americana di 22 anni, studentessa universitaria di giorno e autrice di Wattpad di notte. Le sue storie sono a base di romanticismo, umorismo e bad boys. Su Wattpad ha raggiunto 166 MILIONI di visualizzazioni ed è seguita da oltre 320.000 follower. È la seconda autrice più letta della piattaforma digitale, dopo Anna Todd, l’autrice di After.

È stata tra i nomi selezionati per la prima antologia di Wattpad Imagines (Sperling & Kupfer 2016), sponsorizzata dalla stessa Todd.

pordenonelegge: gli appuntamenti con Sperling

Ci sono sogni che periodicamente si realizzano, per i lettori: i festival e le fiere dedicate ai libri sono appuntamenti imperdibili perché le città si trasformano in librerie e teatri dov’è possbilie incontrare, ascoltare, conoscere, gli autori. Pordedone si prepara al suo appuntamento annuale: per cinque giorni, a settembre, da bellissima città si trasforma in luogo magico grazie alle atmosfere di pordenonelegge.
Ecco gli incontri con i nostri autori:
Giovedì 15 settembre ore 12.00 – Spazio Bcc Fvg
“Vincere è l’unica cosa che conta”
Con Franco Causio e Bruno Tedino. Presenta Paolo Medeossi
Venerdì 16 settembre ore 11.00 – Spazio Bcc Fvg
“Tu chiamalo, se vuoi, e-taliano”
Incontro con Giuseppe Antonelli, Caterina Bonvicini e Valeria Della Valle
Sabato 17 settembre ore 12.00 – Palazzo della Provincia
“Michelangelo. Io sono fuoco”
Lectio magistralis di Costantino D’Orazio
Domenica 18 settembre ore 11.00 – Piazza San Marco
“Intramontabile Elisabetta”
Incontro con Antonio Caprarica. Presenta Valentina Gasparet
(In caso di pioggia Auditorium Concordia)

FINE TURNO fine della trilogia

In libreria dal prossimo 11 ottobre FINE TURNO di Stephen King, il romanzo che chiude la trilogia dedicata al detective Hodges. >>ne avevamo già parlato qui

Inizia tutto con Mr. Mercedes quando Bill Hodges, detective in pensione, (“laranakermit”) viene contattato da Brady, il pazzo omicida che con una Mercedes fa una strage di disoccupati, falciando senza pietà (anzi, con insana goduria) giovani e giovanissime vite. Con l’aiuto di Jeremy, adolescente afroamericano odiato profondamente da Brady, e di Holly, una ragazza fin troppo emotiva e incredibilmente coraggiosa, Hodges inizia una caccia all’uomo degna dei migliori hard boiled. Ci sarà anche l’amore (la “ragazza” dello sbirro non può mancare) e una lunga corsa finale.

Se Mr.Mercedes è un inizio (la nuova esistenza di Hodges parte da lì), Chi perde paga può essere considerato un romanzo di formazione, ricco di riti di passaggio per l’adolescente che è il vero protagonista del romanzo, Pete Saubers. Pete scopre l’incredibile potere della letteratura grazie a Jimmy Gold, personaggio immaginario creato da John Rothstein. Pete scopre anche un tesoro, taccuini che contengono l’eredità di Rothstein (il seguito dei suoi libri), ma non è il solo a volerli: un fanatico lettore di Rothstein, Morris Bellamy, è disposto a tutto per quei taccuini. Anche uccidere (e senza troppo remore). Pete avrà bisogno di Hodges e Holly.

E Fine turno? Il cerchio si chiude, la maturità si ricongiunge all’infanzia e l’inizio alla fine. Ci sarà un incredibile duello finale, sappiatelo e non tutte le armi saranno legali. FINE TURNO sarà disponibile anche in ebook.

 

Gli ebook di Roberta De Falco a 4,99 euro

Se cercate le letture perfette per questo periodo dell’anno, non possiamo che consigliarvi gli ebook di Roberta De Falco: i suoi gialli sono ambientati a Trieste e, oltre a scandagliare una città a cavallo di due paesi, raccontano l’animo umano e le umane debolezze.

Perché sicuramente è l’uomo il più grande enigma che Ettore Benussi non ha ancora risolto e sul quale si interroga perennemente.

Le quattro indagini di Ettore Benussi sono in ebook a 4,99 euro fino al 20 settembre. L’occasione è ghiotta…

NESSUNO È INNOCENTE 9,99 4,99

BEI TEMPI PER GENTE CATTIVA 9,99 4,99

IL TEMPO NON CANCELLA  9,99 4,99

NON È COLPA MIA  9,99 4,99

THE FIREMAN – L’UOMO DEL FUOCO di Joe Hill

The Fireman di Joe Hil è un romanzo apocalittico appassionante, diviso in due parti: L’uomo del fuoco dal 6 settembre in libreria e L’isola della salvezza. Straordinariamente visivo, diventerà un film diretto da Louis Leterrier, il regista dell’Incredibile Hulk.

Nessuno sa dove e quando sia iniziata. Tutti hanno imparato a loro spese che la nuova epidemia si diffonde più velocemente di qualsiasi altra malattia, e che ha già decimato la popolazione di grandi città come Boston, Detroit, Seattle. Per i medici il suo nome è Trichophyton draco incendiarius, per la gente si chiama Scaglia di Drago, perché il suo primo sintomo è un marchio d’oro e nero sulla pelle e l’ultimo è la morte. Per autocombustione. Milioni di persone sono infette; gli incendi scoppiano dappertutto. Non esiste antidoto. Nessuno è al sicuro. 

«Il thriller apocalittico di Hill è superbo, un’emozionante epica di coraggio e amore ambientata in un mondo terribile dove la speranza si alimenta dei gesti più semplici e dei cuori più puri.»

Publishers Weekly

«The Fireman conferma le doti di Joe Hill, uno scrittore capace di spingere le convenzioni del genere fino alle estreme conseguenze. The Fireman è grande. Ambientato in un mondo speciale, dove vale un altissimo codice d’onore. E nonostante la paura, ha speranza e cuore.»

The New York Times

«Una storia horror che va al di là del puro genere, intrisa di amore e passione. Degna erede di capolavori come Fahrenheit 451, La strada e anche L’ombra dello scorpione

USA TODAY

Un poscritto di Maria Rosa Cutrufelli su IL GIUDICE DELLE DONNE

Dal I marzo in libreria il nuovo romanzo di Maria Rosa Cutruelli, IL GIUDICE DELLE DONNE. Abbiamo estrapolato il poscritto, che vi diamo da leggere in anteprima, per entrare meglio in una storia che segna l’avvio della nostra (ancora oggi difficile) modernità.

 

Poscritto
“Avvertenze per la navigazione (più qualche ringraziamento)
Ci sono lettrici e lettori, scrive Philip Roth, ai quali interessa scoprire dove finisce la storia «vera», i fatti documentati, e dove comincia la libera invenzione. Per parte mia, credo che non si tratti solo di una curiosità (più che legittima), ma anche di un gioco fra chi narra e chi legge. Un piacere, un divertimento in più, che la scrittura e la lettura possono offrire a chi vi si presta.
È dunque a queste lettrici e a questi lettori curiosi che mi rivolgo, per svelare o, meglio, per offrire alcuni piccoli assaggi di come, in questo romanzo, ho mescolato la verità alla finzione…”

>>LEGGI TUTTO

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