Q&A: le vostre domande a Robin Hobb

Q&A con Robin Hobb: abbiamo raccolto le domande dei lettori per Robin Hobb, amata scrittrice di fanatsy e autrice de L’assassino – Il Ritorno. Ecco le risposte!

  1. DOMANDA: Da dove è nata l’idea di creare il Reame degli Antichi? E, in più in generale: perché ha scelto il fantasy e non un altro genere?

Oh, questa è una fregatura! Sono due domande belle lunghe, non una sola!

Il Reame degli Antichi non è un’idea in sé, ma l’evoluzione di un’idea. Le mie storie iniziano sempre con un personaggio che deve affrontare un problema. Il mondo in cui il personaggio è calato viene svelato via via che iniziamo a prendere familiarità con lui o con lei. Scopriamo la famiglia e gli amici del personaggio, la sua professione, dove vive, l’estrazione sociale, il modo di vestire, l’economia della regione in cui vive, il tipo di governo, la geografia di quell’area, in particolare, e di quel mondo, in generale.  

Pertanto, da scrittrice, creo il mondo in cui la storia si svolge come estensione di un personaggio. Se ci pensate, vi accorgete che lo stesso è vero anche per noi, nella vita di tutti i giorni. La mia visione del mondo è plasmata da tutte quelle stesse cose, e se io fossi nata in una famiglia diversa, in una parte del mondo diversa da quella in cui mi trovo ora, quella stessa visione sarebbe parecchio diversa da quella attuale.

Perché scrivo fantasy?

Scrivo fantasy perché mi permette di inventare la mia storia per il lettore senza limiti o idee prestabiliti. Il fantasy consente allo scrittore di lavorare su una tela completamente intonsa.

Se io inizio una storia con una frase riguardo un re italiano, un giovane cattolico, uno schiavo del Mississippi o un colono ebreo, il lettore subito fa delle supposizioni e prova simpatia o antipatia per il personaggio. Ad esempio, un re italiano è calato in un certo periodo storico. Leggendo, dunque, si balza subito alle conclusioni riguardo gli abiti, il cibo e lo stile di vita delle persone di quel periodo. Ma, se io inizio una storia parlando del re di Calursoria, il lettore si ferma e aspetta che sia lo scrittore a fornire gli elementi che gli mancano; quindi, è pronto a credere che il re sia scelto dal caso e governi per un solo anno prima di essere sacrificato a un dio. Ora, non importa che chi legge provi pietà per il re o ne sia intrigato, quel che conta è che è pronto a seguirmi dentro la storia. Solo con il genere fantasy uno scrittore può distogliere completamente il lettore dalla realtà e creare un nuovo mondo e, forse, persino nuove idee. Questo non vuol dire che chi scrive possa prendersi troppe libertà e dire “Oh, dopotutto si tratta solo di fantasy. Il lettore crederà che una ragazza possa portare in spalla il suo cavallo o che si possa tagliare la gola a un uomo facendolo sopravvivere.” Ci sono delle regole da rispettare. Non si possono infrangere le leggi della fisica o del buon senso a meno che lo scrittore prima non stabilisca delle regole per cui una ragazza possa sollevare il cavallo (una forza magica) o un uomo non muoia dissanguato.

Dunque, il fantasy offre a uno scrittore un’ampia gamma di possibilità nel plasmare un mondo o una situazione.

DOMANDA: Come mai ha deciso di tornare a Fitz con una nuova trilogia?

La prima e più importante ragione di ciò è che c’era ancora qualcosa da raccontare. I tempi erano maturi per tornare a Fitz e al Matto. Quando, nel corso degli anni, mi sono cimentata con il Reame degli Antichi, ho scritto i libri in ordine cronologico. Dunque, i fatti che accadono nella trilogia di Fitz e del Matto avvengono dopo “Le Cronache delle Giungle della Pioggia”, e per me la loro è la storia che più mi preme raccontare ora.

  • DOMANDA: Quali sono le differenze tra questa serie e le precedenti che hanno per protagonista Fitz? Come sono cambiati i personaggi?

Se dovessi trovare tutte le differenze, dovrei scrivere una trilogia solo su questo. Che è proprio quel che sto facendo! Non posso parlare qui di come sono cambiati i personaggi, altrimenti rivelerei troppo del libro. Gli anni sono passati, e il tempo ha lasciato il segno su tutti i personaggi proprio come succede per tutte le persone su questa terra. Sono passati sette anni dalla chiusa de Il destino dell’Assassino alla prima scena de L’assassino. Il ritorno. E, nel primo libro di quest’ultima trilogia, si svela un bel po’ di quel che è successo in tutto questo tempo.

  • DOMANDA: Ape Lungavista è una novità molto interessante. Da dove viene l’ispirazione per questo personaggio?

Le domande su che cosa abbia “ispirato” un personaggio o un luogo mi confondono sempre. Ape non l’ho immaginata prendendo spunto da qualcuno che conosco o ho conosciuto. Certo, ho una conoscenza generica dei bambini che ho acquisito nel corso di una vita, cosa naturale specialmente se uno è un genitore o un nonno. Ma Ape è del tutto frutto della fantasia. Se uno scrittore ambienta una storia in un mondo fantastico, penso che faccia un errore terribile a inserire un personaggio che esiste nel mondo reale. Il personaggio “reale” sarebbe un estraneo lì perché non è nato e cresciuto in quella cultura. Per me semplicemente non può funzionare.

  • DOMANDA: Fitz sostituirà Occhi-di-notte con un altro animale? (si può rivelare senza spoilerare?!)

Se io rispondessi sì o no a questa domanda, farei un super spoiler per la nuova trilogia.

  • DOMANDA: A volte gli scrittori confessano che la scrittura ha per loro una funzione “terapeutica”. Lei ha un demone personale che esorcizza con la scrittura?

No. Scrivere è qualcosa che mi piace fare, ma non considero la scrittura una forma di terapia. Nelle mie storie, mi piace farmi una domanda, darmi una risposta ipotetica e poi sviluppare quella risposta in una storia per vedere se funziona oppure no. Nel racconto successivo, potrei dare una risposta ipotetica differente alla stessa domanda. Per me, l’atto dello scrivere è sempre legato a qualcosa da raccontare, niente di più, niente di meno.

DOMANDA: Lei è appassionata di astrologia? Ha mai pensato al segno zodiacale dei suoi personaggi?

La mia conoscenza dell’astrologia è molto superficiale, si limita agli oroscopi che trovo sui giornali. Quindi, non ho mai considerato quella domanda. Inoltre, visto che i miei racconti sono ambientati in un mondo totalmente diverso dal nostro, l’astrologia di questo mondo, valida per questo universo, si potrebbe applicare lo stesso?

DOMANDA: Lei è molto gentile con i suoi fan sui social network e la ringrazio molto per questo. Nonostante la sua gentilezza, lei nei suoi libri ha descritto alcune scene molto cruente! Come è riuscita a farlo?

La vita è fatta tanto di crudeltà, quanto di gentilezza. Scrivere una storia che contenga solo una o solo l’altra mi sembrerebbe davvero strano. Quando scrivo, la storia segue una logica sua, di questo tipo: “che cosa succederà poi?” E qualche volta accade qualcosa di molto triste, difficile o duro. Evitare tutto ciò e risparmiare al protagonista tutto il dolore o tutte le difficoltà non mi sembra molto giusto nei confronti del lettore e, credo, renderebbe il libro molto noioso. Tutti noi abbiamo avuto giorni in cui accade un disastro dietro l’altro. Ad esempio, sono in ritardo al lavoro, il bambino si ammala, mi si buca una ruota e inizia a piovere a dirotto proprio quando mi accorgo che anche la mia ruota di scorta è a terra. Quindi, talvolta, sì, eventi terribili a catena accadono ai personaggi. Ma, se uno toglie questi eventi dal libro e protegge i personaggi da tutto il dolore, non rimane molto da raccontare.

Giovanni Arduino legge ON WRITING – parte 2

Cosa succedeva nel 1985 nella vita di Stephen King? Alcol, droga e bugie…

 

Giovanni Arduino continua la lettura dell’autobiografia di un mestiere firmata da uno degli scrittori più amati e seguiti al mondo.

Giovanni Arduino legge ON WRITING di Stephen King – parte 1

Il primo lavoro di Stephen King dopo la laurea?

Scopritelo!

Giovanni Arduino, traduttore di Stephen King legge brani tratti dalla nuova edizione di “On writing” l’autobiografia del Re.

i #libricheverranno: il 2016 sarà un anno pieno di emozioni

Mentre ci dedichiamo a ricordare i momenti più belli ed emozionanti dell’anno che sta finendo (seguite su Facebook i nostro post #bestmemories2015), vogliamo anche guardare al futuro e prepararci a gustare un anno ricco di libri. Ecco come sarà il 2016!

GENNAIO

Si inizia con il botto, perché a gennaio arriverà in libreria NEI TUOI OCCHI il nuovo, attesissimo romanzo di Nicholas Sparks (ne abbaimo parlato qui): una grande storia d’amore, con una buona dose di thriller…

In occasione della giornata della memoria, uscirà LA PIANISTA DI VIENNA, la storia di Lisa che ha sempre sognato di diventare una pianista. Ma, nel 1938, non può più suonare perché è ebrea. Da questo libro, che è stato uno spettacolo teatrale di incredibile successo, la BBC trarrà un film.

Una giovane autrice di grande talento: presentiamo così Silvia Montemurro che scrive CERCAMI NEL VENTO. Teo e Camilla pensano che il loro amore possa resistere a tutto, si sentono invincibili e sarà allora che la vita li costringerà ad affrontare una prova terribile.

FEBBRAIO

I PASSI CHE CI SEPARANO di Marian Izaguirre (autrice di La vita quando era nostra) è un romanzo ambientato nella Trieste degli anni Venti. La bora spinge Salvador ed Edita l’uno verso l’altra, sconvolgendo le loro vite. Una storia piena di fascino e un’ambientazione particolarmente coinvolgente.

SETTE LETTERE DA PARIGI sarà il romanzo perfetto per San Valentino! Immaginate: sette lettere appassionate ma senza risposta, venti anni di silenzio e di distanza, poi, inaspettatamente, una seconda chance. Ecco una storia vera, piena di speranza e positività!

THE HEARTBREAKERS è il nome di una band, la band preferita di Cara. Stella ha diciassette anni e vorrebbe regalare a Cara, sua sorella, ammalata, l’autografo di quella band. Stella non sa che questo la porterà a vivere proprio come in una di quelle canzoni che lei detesta…

GIOCO DI POTERE di Denielle Steel è stato best sellere n.1 del New York Times. A volte la vita ti chiede di scegliere: la famiglia o la carriera? Cosa farà Fiona?

MARZO

LA PICCOLA BIBLIOTECA CON LE ALI di David Whitehouse è un romanzo sulla magia dei romanzi, sul bisogno senza età di fuggire con la fantasia e sul significato più profondo della famiglia. Bobby non crede che le cose che succedono nei libri possano capitare nella vita vera, ma tutto cambia il giorno in cui incontra Rosa e sua madre, Val. Grazie a loro due, Bobby riscriverà la propria storia.

GUARDAMI ANCORA di C.D.Reiss è il nuovo sensuale romanzo di un’autrice amatissima in Italia per Le note della passione. L’ultima volta che Michael ha visto Laine aveva diciassette anni e da allora non l’ha più dimenticata. Lei è sempre stata la pietra di paragone per ogni altra donna. E quando si incontrano di nuovo…

IL BAZAR DEI BRUTTI SOGNI di Stephen King: una raccolta di racconti, alcuni assolutamente inediti, accompagnati da una serie di commenti autobiografici, ricchi di aneddoti, storie e rivelazioni. 

Forse a giugno, una nuova edizione di CELL in occasione dell’uscita nelle sale dell’omonimo film con Samuel Jackson e John Cusak.

 

Cercami nel vento

A gennaio in libreria CERCAMI NEL VENTO di Silvia MontemurroUn romanzo speciale, con due protagonisti nuovi ma reali, e una storia che parla a ognuno di noi. 

Camilla e Teo sono due opposti che, dopo essersi respinti per un breve periodo di tempo, si attraggono e non si lasciano. O non vorrebbero mai più lasciarsi, perché il loro amore è così intenso e unico da farli sentire invincibili. 

Patrick Fogli legge IO SONO ALFA – GUALTIERO

Le ‪#‎LetturedAutore‬ continuano con Patrick Fogli che legge un nuovo brano di ‪#‎IoSonoAlfa‬ e ci fa conoscere Gualtiero.
Gualtiero è il suo personaggio preferito: un politico d’altri tempi alla ricerca della Verità (sì, con la V maiuscola), che non si interessa a CHI ma insegue il PERCHE’.

ALLA FINE DI OGNI COSA: nascita di un romanzo

ALLA FINE DI OGNI COSA – nascita di un romanzo

di Mauro Garofalo

 

La prima volta che ho sentito il nome di Johann Rukeli Trollmann avevo appena finito di allenarmi al sacco. Con le mani ancora fasciate e i guantoni, appresi la vicenda del pugile a cui il Nazismo aveva tolto il titolo di campione perché “zingaro”. Per tutta risposta, la volta dopo Trollmann era salito sul ring con il corpo cosparso di farina, i capelli tinti di giallo, si era lasciato battere. Quell’uomo aveva messo in scena la sconfitta dello stesso fanatismo ariano che ora lo crocifiggeva; aveva avuto il coraggio di guardare dritto in faccia il grande male del Novecento. Mi resi conto che quella non era una storia qualsiasi, era una sfida. E dovevo seguirla.

Andai a vivere a Berlino. Molta della storia di Trollmann, che intimamente avevo iniziato a chiamare Rukeli, si era svolta lì. Proveniente dalla comunità sinti di Hannover, si era trasferito nella capitale della Germania alla fine degli anni Venti.

Era tra i ciottoli, le vetrine dei locali in legno, l’acqua che silenziosa scivolava nella semioscurità dei palazzi, che avrei dovuto cercare la sua ombra. I suoi ricordi. Ripercorrendo i passi. Grazie a un amico ebbi l’occasione di abitare in un appartamento nel Mitte, la casa era stata una delle tante requisite agli ebrei durante il Terzo Reich. Tutti i giorni aprivo gli occhi sopra uno dei molti cimiteri che in città hanno funzione di parco. Gli alberi, la pace, il sole dalle finestre. All’altro lato della strada, c’era persino una palestra di boxe, lo interpretai come segno del destino. Per due mesi cercai tracce del ragazzo, echi del pugile, voci dello zingaro. Di una cosa ero certo. Non volevo scrivere la Storia, ma cercare la leggenda.

Tramite il Kulturzentrum Deutscher Sinti und Roma avevo scritto, qualche settimana prima, all’associazione omonima che curava la memoria di Trollmann. Ora, mi rispondevano, erano pronti a incontrarmi a Hannover!

Salito sul treno il pensiero era corso a quanti convogli prima e durante il secondo conflitto mondiale avevano trasportato carichi di morte. Quanti uomini, donne e bambini in nome dell’orrore della superiorità della razza ariana avevano dovuto attraversare quelle terre con, negli occhi, il senso di un’assurda fine. Avevo continuato il viaggio cercando di distrarmi, ammirando il paesaggio: i marroni, l’arancione e il verde dei boschi, ancora non lo sapevo, ma avrebbero formato la tavolozza dei colori con cui avrei descritto l’ultima parte del romanzo.

Ero partito all’alba da Berlino, sarei dovuto arrivare presto a Hannover ma, a metà tragitto, il treno si era fermato. Un’alluvione aveva gonfiato i fiumi nel Magdeburgo; esondando, l’acqua aveva sommerso tutto. Era talmente alta da lambire le chiome degli alberi. Procedemmo a rallentatore per un tempo infinito su rotaie gonfie di fango. Alla fine arrivai con quattro ore di ritardo, non ero riuscito nemmeno ad avvertire. Non avevo un numero di cellulare per le emergenze, del resto chi avrebbe potuto immaginare… Arrivato in stazione, mi ero precipitato alla prima cabina telefonica. Pensavo a chi mi attendeva, a quello che avrebbero pensato: l’ennesimo insolente gagé che si sentiva in diritto di scrivere di un popolo e nemmeno si presentava all’appuntamento. Invece, al secondo squillo, qualcuno dell’associazione mi rispose e, in un improbabile inglese, mi confortò che qualcuno sarebbe tornato a prendermi. Dovevo solo aspettare lì. Così feci. Il mio contatto a Hannover arrivò con il suo SUV dopo nemmeno dieci minuti. Quello che accadde poi è memoria e appunti, rocambolescamente presi su diari che ancora conservo.

Alfonso e sua figlia Diana mi portarono a vedere la palestra dove Rukeli si allenava, il lungofiume dove sorgeva l’accampamento sinti, il punto dove si diceva Johann bambino pescasse direttamente dalla sua stanza nella casa-carrozzone, la chiesa dove si recavano a pregare i Trollmann tutte le domeniche; percorremmo poi le strade nuove del centro, la via oggi intitolata al pugile sinti, la Stazione di Polizia dove venne arrestato e percosso. Vollero offrirmi un gelato, un cappuccino e una torta all’albicocca tra le più buone che abbia mai assaggiato; ospite di quegli zingari di cui così tanto si parla sui giornali, non potei rifiutare, sarebbe stata presa come offesa. Seduti in un bar vicino l’ex palestra di Johann, Alfonso mi fece vedere alcuni libri che erano stati pubblicati in Germania, c’era persino un fumetto. Diana, che studiava all’Università, traduceva la voce roca del padre, le inflessioni di una lingua meticcia a base tedesca che non ero in grado di comprendere. Eppure, l’orgoglio e la felicità cui assistevo mentre Alfonso mi parlava di Johann, non ci fu bisogno di tradurli. Nei suoi occhi c’era la tracotante volontà di riscatto di chi è avvezzo a perdere nella storia, il desiderio di mostrarsi invincibile di chi subisce il compatimento, nella migliore delle ipotesi, la sicurezza esibita di coloro i quali, a vario titolo, nel tempo, sono stati bollati come diversi, confinati ai margini. Emarginati. Chiesi ad Alfonso se c’erano delle foto del ragazzo che era stato Johann, mi interessava l’associazione di lavoratori che gli aveva fatto da palestra. Mi rispose, non c’era traccia. Chiesi di Olga, allora, e della figlia di Johann, Rita che sapevo essere ancora in vita. Dalla risposta intuii che il passato li aveva resi stranieri. Decisi di non indagare in questioni personali, o di altro genere. Per ritegno e perché non stavo inseguendo lo zingaro per chiedergli la carta d’identità. Mi interessava il ragazzo, l’uomo che aleggiava a distanza di settant’anni tra le pieghe dei giorni. Tornai a Berlino con molti elementi in più. Al rientro in Italia, tutto era cambiato. Dopo un viaggio niente è più come prima. Eppure, dopo tutti quei giorni, c’era una cosa che mi angustiava. Rukeli non mi aveva ancora parlato…

A Milano avevo atteso che arrivasse la voce del mio personaggio. Invano erano passate le settimane. Poi, avevo capito. Non dovevo parlare dello zingaro, dovevo scrivere dell’uomo! Nella fretta di andare a Berlino, Hannover, e poi di nuovo tornare, per la smania di inseguire e la furia del cuore, avevo dimenticato il punto da cui ero partito. Il porto da cui mi ero imbarcato. Quella non era la storia di Rukeli o di Trollmann, ma di Johann. Non dovevo usare la retorica degli zingari, formulare giudizi così facili da tradursi in status. Dovevo usare le parole che conoscevo. Le scelte dell’uomo, la boxe. Seguendo gli incontri di quel Gibsy che aveva incantato folle e mandato in delirio il pubblico femminile per la sua sfrontata selvatica bellezza.

Iniziai a dare al romanzo la forma che ha poi assunto nel tempo. Avevo una storia ambientata durante l’ascesa del Nazismo, una vicenda personale che si legava indissolubilmente a quella di un popolo. La fine di una vita come conseguenza delle leggi razziali, il Porajmos – lo sterminio degli zingari – l’ennesimo insulto voluto da Hitler.

Molta grande letteratura aveva raccontato quella Storia, tutti conoscono (e riconoscono) oggi la follia e gli orrori del Nazismo. Nel mio romanzo volevo narrare frammenti, eventi quasi dimenticati che potessero accompagnare la danza sul ring del “mio” campione: l’incendio del Reichstag, l’orribile esecuzione dell’innocente van der Lubbe, le Olimpiadi del ’36 viste attraverso le immagini del film Olympia di Leni Riefenstahl, il crollo delle ultime vestigia di ciò che un tempo era stato il grande Impero prussiano, il cancelliere Hindenburg metafora della caduta dell’epoca degli zeppelin, l’estinzione della Belle Époque.

Sapevo che in Germania, dopo anni, la federazione aveva riconsegnato ai pronipoti di Trollmann il titolo di campione. Ne avevano parlato i giornali, la televisione. Avevo visto un documentario, un mediometraggio, un’intervista a Rita. Anche in Italia alcuni giornali avevano ripreso la vicenda del campione, sapevo di alcune pubblicazioni uscite nei circuiti antagonisti. Ma a Hannover avevo percepito la leggenda familiare intorno al ragazzo chiamato “albero” (questo significa in sinti, Rukeli). Avrei raccontato quella storia cucendo i lembi di una vicenda umana alimentata dalla ricca tradizione orale dei sinti. Potevo basarmi su alcune suggestioni evocate da foto d’epoca: gli ebrei costretti a esibire in strada i “cartelli della vergogna”, Johann panettiere, gli atroci esperimenti condotti dai nazisti; ma allora potevo raccontare anche la bellezza del Novecento, di quell’epoca d’eleganza estinta dall’Olocausto finemente narrata da scrittori come Stephen Zweig, Joseph Roth. Usando la narrativa potevo riunire eventi immaginati e fatti notori (Anna Funder aveva compiuto una scelta analoga narrando di Dora Fabian e Ernst Toller in Tutto ciò che sono) così erano venute in mente le idee per una parabola sui Trentasei, la finta divertita lettera “psicologica” di Mark Weil sull’Anschluss voluta da Hitler.

Ho scritto tenendo a mente tutti i nomi della generazione perduta. Pesando ogni sillaba, cercando la precisione più d’ogni altra cosa. Scoprendo infine che, per me, scrivere non è usare termini difficili quanto riuscire a legare le parole tra loro. Una sintassi personale misurata, pesata in ogni tasto. Una scrittura per indugio, che nel suo procedere porta significati nuovi, parole che ancora non so.

Alla fine di ogni cosa mi ha fatto scoprire il nucleo tematico del mio scrivere. Mi sono reso conto che tutti i miei personaggi raccontano di una caduta che a volte è vertigine, altre solo sogno che s’infrange. Nel caso di Johann, il vuoto era spazio da colmare con il proprio corpo. E non a caso, nel pugilato, “fare il vuoto” si traduce con shadow boxing ovvero tirare pugni all’aria, perfezionando ogni gesto tentando di colpire la propria ombra. Poiché è la lotta con noi stessi che ci porta a essere ciò che siamo. Noi. Le nostre scelte.

Un posto sicuro – Il film

Un uomo che tossisce, un pagliaccio ingaggiato per una serata e una bella ragazza che festeggia la laurea. Si apre così il film Un posto sicuro, che abbiamo visto in anteprima, in attesa dell’uscita in sala il 3 dicembre. Le tre storie si intrecciano  sullo sfondo del processo che ha visto Casale Monferrato in prima linea contro la fabbrica Eternit nel 2011: l’uomo è Eduardo, un ex operaio malato di tumore a causa dell’amianto che ha respirato per anni. La diagnosi è arrivata da poco, non la sa neppure Luca, il figlio alla deriva che ha rinunciato ai sogni d’attore e vivacchia facendo l’animatore alle feste.

“Quel che mi fa più male è che sei più solo di me”, gli dice il padre tentando di scalfire la sua corazza. Ci prova anche Raffaella: lei e Luca sono due anime simili che si riconoscono al primo sguardo, ma neppure l’amore sembra ridare slancio al ragazzo. Ci riuscirà solo la vicenda Eternit: di fronte alla palese ingiustizia perpetrata per anni ai danni degli operai e delle loro famiglie che volevano solo “un posto sicuro“, Luca sente che deve fare qualcosa. Troppi hanno taciuto, ora sta a lui mettere in piedi uno spettacolo per gridare al mondo la verità, e anche il dolore per un padre che, ritrovato dopo anni di rancori, è già pronto ad andarsene. 

Il film, opera prima del regista Francesco Ghiaccio, interpretato da Marco D’Amore – autori anche della sceneggiatura e dell’omonimo libro pubblicato – è pieno di grazia e poesia. Una narrazione essenziale, a tratti fredda come l’inverno piemontese che domina le scene, ma molto intensa e coinvolgente, che alterna momenti di commozione, di rabbia e indignazione, e si chiude con luminosa tenerezza.

Il film sarà nelle sale dal 3 dicembre.

Letture d’Autore – Patrick Fogli legge IO SONO ALFA #3

Le #LetturedAutore continuano con Patrick Fogli​ che legge un nuovo brano di #IoSonoAlfa e ci fa conoscere Paolo.
Paolo è un giornalista d’inchiesta e si rende subito conto che, dietro allo sconvolgimento sociale in atto, non possono esserci semplicemente “dei pazzi”. Si tratta di un progetto, di un disegno e lui vuole dare un nome e un volto alle persone che lo hanno architettato.

Nei tuoi occhi – il nuovo romanzo di Nicholas Sparks

Ricco di emozioni e suspense, il nuovo romanzo di Nicholas Sparks, Nei tuoi occhi, ci ricorda che l’amore può sbocciare proprio quando la vita sembra voltarci le spalle.

E che la cosa più importante è saper riconoscere chi ci ama per quello che siamo davvero.

Nei tuoi occhi sarà in vendita dal 12 gennaio 2016

Caro lettore, se desideri restare aggiornato sulle novità editoriali e le iniziative di Sperling & Kupfer iscriviti alla nostra newsletter: è semplice e gratuita.
Iscriviti alla newsletter