Limiti (in)valicabili

Limiti (in)valicabili

Il legame tra l’interazione elettromagnetica e quella gravitazionale va oltre il semplice parallelismo fra i concetti di elettricità e magnetismo e quelli di spazio e tempo: coinvolge l’elemento cardine di tutta la teoria Einsteiniana: la velocità della luce.

“Tra le altre cose”, afferma Giuseppe Tormen, docente di Relatività Generale presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, “le equazioni di Maxwell predicono che nel vuoto la luce – e più in generale tutte le onde elettromagnetiche – si propaghi alla velocità costante di 299.792.458 metri al secondo, cioè i famosi 300.000 chilometri al secondo. Questa velocità viene indicata con il simbolo c, dal latino celeritas.”

Nel capitolo 5 de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”, la velocità della luce viene introdotta perché rappresenta un qualcosa che coinvolge contemporaneamente sia la Relatività sia la Fisica Quantistica. Un qualcosa che risulta implicato nella celebre equazione di Einstein E = mc2 e che generalmente, viene considerato come un limite invalicabile. Eppure, nonostante il fatto che le sue implicazioni siano concrete e tangibili, che la velocità della luce rappresenti un limite assoluto non è mai stato dimostrato teoricamente. Alcune di queste implicazioni, poi, sono così lontane dalla nostra esperienza quotidiana da rasentare i paradossi introdotti dalla controintuitività delle logiche quantistiche.

Non a caso, dice ancora Giuseppe Tormen, “Postulare una velocità della luce assoluta e indipendente dal sistema di riferimento in cui viene misurata porta a conseguenze di incalcolabile valore filosofico oltre che intellettuale.”

Fabio Fracas

Quello che i ragazzi… Intervista a Nan Coosemans

Nel libro QUELLO CHE I RAGAZZI NON DICONO, Nan Coosemans, formatrice e mamma, dà voce agli adolescenti e insegna ai genitori come stare vicino ai figli che crescono. Perché l’adolescenza può essere un periodo difficile, tra conflitti famigliari, insuccessi scolastici, bullismo, problemi alimentari, uso del telefonino e dei social, prime esperienze sessuali.

Abbiamo intevistato Nan Coosemans a proposito di queste tematiche…

 

Il tuo libro dà grande spazio alle testimonianze dei ragazzi: lettere, pagine di diario, riflessioni. Un approccio originale rispetto ai tanti libri in cui degli esperti cercano di spiegare ai genitori come interpretare e rispondere agli atteggiamenti dei figli. Come nasce questa scelta?

Questa scelta nasce del fatto che sono da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale, iniziata come partecipante e proseguita poi come staff, trainer, organizzatrice. Ho affiancato e lavorato con  grandi formatori e psicologi internazionali.

Durante quegli anni ho visto la differenza tra chi ha un’esperienza maturata solo studiando e chi ha vissuto, sperimentato personalmente quello che insegna. In questo secondo caso si riesce a trasmettere un messaggio molto più forte. Se lavori con dei genitori, per esempio, ma non sei un genitore, fai più fatica dare degli input. La stessa cosa succede con gli adolescenti: puoi leggere, studiare tante cose, ma lavorare condividendo con loro la tua esperienza di vita è fondamentale. Ecco perché ho scelto questo approccio: le storie che racconto nel libro non sono inventate, sono storie vissute, e credo che per i genitori sia più facile riconoscersi e mettere in pratica i consigli.

Come sei arrivata a occuparti di adolescenti e di relazioni famigliari?

Sono uscita di casa quando avevo 15 anni, quindi in piena adolescenza. In quel periodo ho vissuto con due persone che lavoravano con Anthony Robbins, il life coach statunitense,  e mi hanno aiutato a sviluppare la giusta consapevolezza per poter affrontare la situazione. Li è nato il sogno di creare Younite: ero convinta che se avevo potuto superare  quel periodo pieno di sfide difficili, allora potevo aiutare anche gli altri. Otto anni fa abbiamo creato questa realtà e iniziato a lavorare nelle scuole con i ragazzi e, di conseguenza, anche con le famiglie.

Quali sono i desideri, i bisogni, le paure che ti esprimono più spesso i ragazzi?

Il 98% dei ragazzi mostra di essere insicuro di sé e di avere una bassa autostima. Questo porta spesso ad avere conflitti interiori  e a costruire, con i coetanei o a casa, relazioni che non sono basate sul loro vero “essere” ma su una immagine di sé imposta dalla società e sentita come più “adatta”. Da lì provengono spesso i problemi a scuola, la demotivazione e anche il bullismo. I ragazzi hanno anche paura di crescere, di evolversi, perché i loro esempi (genitori, insegnanti) mostrano anche loro di fare fatica.

Nella tua esperienza hai verificato un aumento dei fenomeni di bullismo?

Purtroppo negli ultimi anni il fenomeno del bullismo si è  ingrandito, soprattutto con il mondo dei social. Credo che dipenda molto da come si vedono i ragazzi oggi, dal fatto di essere insicuri e di aver bisogno di nascondersi dietro una maschera. È una situazione diffusa fra gli adolescenti, che dovrebbero essere accompagnati nello sviluppo della loro identità. Gli adulti spesso sostengono che tutti vivono la crisi dell’adolescenza, ma poi il momento passa. Ma non sono convinta che sia così. Lavorando con i genitori, si capisce invece che le crisi hanno conseguenze anche più avanti. Se il bullismo aumenta, inoltre, la ragione si trova anche nei messaggi negativi che si trasmettono, nei pregiudizi circa le altre culture, nelle nostre paure.

Qual è l’atteggiamento più utile per creare le condizioni di un buon rapporto con i figli adolescenti?

Nel rapporto con gli adolescenti servono soprattutto l’ascolto, l’osservazione e la pazienza. Spesso l’adolescenza viene vista come un periodo duro per i genitori ed è vero, ma fino un certo punto. I ragazzi cambiano da un giorno all’altro, ma non si può pretendere che restino sempre gli stessi. E noi dobbiamo cambiare con loro.

Se li osserviamo, restiamo aperti all’ascolto e abbiamo pazienza  scopriremo delle cose nuove sui nostri figli. Loro stanno scoprendo un nuovo mondo, si stanno trasformando in adulti – e non è una cosa da poco-, e in più devono confrontarsi con la società di oggi, che non è facile. Noi genitori dobbiamo rinunciare all’idea di poter insegnare loro tutto. Dobbiamo essere una guida per loro, ma lasciarli sbagliare, dar loro spazio per cadere ed esserci nel momento del bisogno, sostenendoli senza giudicare.

Quali sono gli errori che i genitori commettono più spesso?

I genitori tendono a trasmettere ai figli le loro ansie, le paure e altre emozioni, spesso anche inconsciamente. Riflettere su noi stessi, su cosa stiamo progettando per i nostri figli è fondamentale. Spesso li spingiamo verso certe scelte che riteniamo utili per il loro futuro. Ma non è questo che fa bene ai ragazzi. Se riconosciamo e accettiamo la vera identità di nostro figlio, lo lasceremo libero di scegliere, pur continuando a sostenerlo. Fare un passo indietro non è facile, lo sappiamo, ma è possibile.

Cosa possono imparare i genitori dai loro figli? Cosa ti dicono, dopo aver frequentato i tuoi corsi?

Come dice il titolo del libro, i genitori possono imparare quello che i ragazzi spesso non dicono. I ragazzi sono anche più saggi degli adulti, e vedono cose, in famiglia, che neppure ci immaginiamo. Se restiamo aperti all’ascolto, noi genitori possiamo imparare anche qualcosa su noi stessi. Durante i corsi i rapporti fra genitori e figli si rinforzano perché la comunicazione si approfondisce, si apre.

Credo che i figli siano i nostri più grandi maestri, lo si scopre quando si rinuncia alle aspettative di essere perfetti e si guarda alla crescita dei figli come a un’occasione di crescita anche nostra, senza per questo perdere la nostra autorevolezza. Nei nostri corsi lavoriamo molto su questo punto e nel video  che offriamo gratuitamente ai lettori di questo libro trattiamo argomenti come l’ascolto, il rispetto, il senso di responsabilità e il modo di dare supporto ai ragazzi di oggi. 

Gettare ponti

“Dobbiamo, in generale, essere preparati ad accettare il fatto che una spiegazione completa di una stessa questione possa richiedere diversi punti di vista che non ammettono una descrizione unitaria.”

Questo pensiero – proposto nel quarto capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica” – venne espresso da Niels Bohr nel 1929 nel saggio “I quanti d’azione e la descrizione della natura”. Un saggio dove lo stesso Bohr affrontò anche il tema della Relatività Einsteiniana. “Abbiamo recentemente assistito a una siffatta revisione col sorgere della Teoria della Relatività destinata a mettere in luce, attraverso un’approfondita analisi dell’osservazione, il carattere soggettivo di tutti i concetti della fisica moderna. Nonostante il grande sforzo che tale teoria richiede alle nostre capacità di astrazione, essa si accosta in notevolissima misura all’ideale classico di unità e connessione causale della descrizione della natura. Soprattutto ci si attiene ancora rigorosamente alla concezione della realtà oggettiva dei fenomeni osservati.”

Fisica Quantistica e Relatività sono due teorie che forniscono – proprio secondo il pensiero di Bohr – «diversi punti di vista che non ammettono una descrizione unitaria». Ma non sono le sole. Nel moderno panorama degli studi scientifici saper gettare ponti e costruire connessioni fra i differenti approcci alle logiche della realtà è l’unico modo per superare quelle distanze, apparentemente insanabili, che troppe volte allontanano fra loro persino gli stessi studiosi.

Fabio Fracas

Questione di interpretazioni

“Anziché dire che la fisica ‘capisce’ l’universo, è più esatto dire che i modelli della fisica sono sufficienti a descrivere il mondo materiale come lo osserviamo con i nostri occhi e con gli strumenti [che abbiamo a disposizione].”

Questo concetto, messo nero su bianco dal fisico Victor John Stenger nel 2014, evidenzia il rapporto – necessario e al contempo complesso – che esiste fra la realtà e la sua rappresentazione. Più in generale, il rapporto che si viene a instaurare fra le interpretazioni fisiche del mondo, soprattutto quelle legate alla Fisica Quantistica, e le considerazioni filosofiche che inevitabilmente ne scaturiscono.

“Nella prima parte del XX secolo quasi tutti i più famosi fisici dell’epoca – Albert Einstein, Niels Bohr, Erwin Schrödinger, Werner Heisenberg e Max Born, per citarne alcuni – rifletterono sulle conseguenze filosofiche delle loro rivoluzionarie scoperte nel campo della Relatività e della Meccanica Quantistica.

Dopo la Seconda guerra mondiale, però, la nuova generazione di protagonisti della fisica – Richard Feynman, Murray Gell-Mann, Steven Weinberg, Sheldon Glashow e altri – trovò improduttive queste riflessioni, e la maggior parte dei fisici […] li seguì.

Ma la generazione ancora successiva ha adottato dottrine filosofiche, o almeno ha parlato in termini filosofici, senza ammetterlo a se stessa”. E in effetti, come si può leggere nel terzo capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”, ogni volta che viene proposto un nuovo modello che ci consente di interpretare il mondo che ci circonda, riuscire a stabilire con certezza il confine con le considerazioni filosofiche che ne derivano diventa sempre più difficile. E forse non è neanche necessario.

L’Ultima discesa – il film

L’ULTIMA DISCESA

(6 Below – Miracle on the mountain) AL CINEMA DALL’ 8 FEBBRAIO 2018

Con Josh Hartnett, Mira Sorvino Sarah Dumont

L’ultima discesa è una storia vera, coinvolgente e mozzafiato, basata sull’esperienza estrema vissuta dal campione olimpico di hockey su ghiaccio Eric LeMarque, poi raccontata nell’omonima biografia pubblicata in Italia da Sperling & Kupfer.

Una desolazione selvaggia, una tormenta di neve e condizioni ai limiti della sopravvivenza, fanno da sfondo allo straziante tentativo di Eric di sfuggire alla morte nella remota e gelata zona dell’High Sierra in California, dopo essere stato sorpreso da una tormenta di neve mentre faceva snowboard fuori pista.

Il campione non solo dovrà vincere la sfida contro una natura tanto affascinante quanto implacabile, ma dovrà sostenere una prova ancora più grande, venire a patti con il suo passato e le scelte autodistruttive che lo hanno portato a rimanere bloccato, per otto giorni, nella tundra ghiacciata.    

Il film, diretto da Scott Waugh (Need for Speed, Act of Valor) che ha lavorato con estrema cura affinché il film fosse il più realistico possibile, è stato realizzato con il nuovo formato panoramico Escape che dà vita a un’esperienza in grado di far immergere totalmente lo spettatore nella storia.

Nel cast troviamo Josh Hartnett (Penny Dreadful, Slevin – Patto criminale, Black Dahlia), la vincitrice dell’Oscar Mira Sorvino (La dea dell’amore) e Sarah Dumont (The Royals, Manuale scout per l’apocalisse zombie, Don Jon).

L’ultima discesa mostra la rinascita di un uomo, un campione, costretto a una continua lotta per la sopravvivenza per imparare a vivere non solo per se stesso.

L’oroscopo dello scrittore – febbraio 2018

Oroscopo dello scrittore – febbraio
Lo scrittore dell’Ariete sfrutti assolutamente i primi giorni del nuovo mese per creare, inventare e descrivere. Perché poi le stelle della mente potrebbero nascondersi rendendo un po’ meno facile o spontaneo il
lavoro.
Lo scrittore del Toro eviti accuratamente di creare nei primi dieci giorni di febbraio, quando cioè Mercurio sarebbe troppo debole (e troppo antipatico) per darvi una mano. Ottimo invece il lavoro dal 15 al 21.
Lo scrittore dei Gemelli si impegni e produca soprattutto fino al giorno 10, per poi concentrarsi invece sulle idee, sulle prospettive, sulle opere e sui progetti da mettere subito in cantiere. Decisioni a metà mese.
Lo scrittore del Cancro brillerà per la sua capacità di immaginare cose che appartengono al futuro, a una dimensione superiore, migliore. Un intuito che vi accompagnerà nella prima parte di febbraio. Poi tutto sarà
normale.
Lo scrittore del Leone per buona parte del mese sarà spinto a raccontare, a esprimere e comunicare. Per questo creare sarà un esercizio fluido e spontaneo, ma dovrà fare molta attenzione a non trascurare i dettagli più
importanti.
Lo scrittore della Vergine avvertirà un crescente bisogno di raccontare le cose migliori, quelle che riscaldano il cuore e le intenzioni, quelle che rendono più belli anche i pensieri. Relax a fine mese, siete a rischio stanchezza.
Lo scrittore della Bilancia si diverta a raccontare nella prima parte del mese, perché poi tutto diventerà meno simpatico o originale. Negli ultimi giorni di febbraio concentratevi sulle questioni pratiche, burocratiche.
Lo scrittore dello Scorpione avrà bisogno di sognare e di fare le cose alla grande insieme a Giove. Quando? Sicuramente dal 10 in poi, quando cioè Mercurio diventerà un alleato curioso e simpatico. Provate a divertirvi.
Lo scrittore del Sagittario è mosso da Marte, incitato dal pianeta rosso a darsi da fare, a creare. Ma non sempre sarà un buon momento per farlo. Quando mettersi al lavoro? Tra il 15 e il 21, perché quello sarà il tempo
migliore.
Lo scrittore del Capricorno gode sia della solidità di Saturno che dello stile amabile di Venere. Per questo la seconda parte del mese potrebbe essere un tempo fortunato, un’energia capace di suggerire le idee migliori.
Lo scrittore dell’Acquario potrà contare sull’aiuto di Mercurio solo fino al giorno 10. Dopodiché la sua partenza abbasserà fatalmente il tono dei pensieri e delle parole. Idee e iniziative saranno però premiate dalla Luna
del giorno 15.
Lo scrittore dei Pesci accoglierà con vero entusiasmo l’arrivo di Mercurio il giorno 10. Perché in quel momento sarà possibile conciliare idee e incanto grazie alla presenza di una fortissima Venere. La scrittura migliore
ora vi appartiene.

The Royals – dove eravamo rimasti

Facciamo il punto? Su cosa? Sulla famiglia più glam, bella e dannata di sempre: i Royal, ovviamente!

Nei primi tre libri Paper Princess, Paper Heir e Paper Palace abbiamo conosciuto la famiglia Royal, composta da cinque figli bellissimi (Gideon, Reed, Easton e i gemelli Sebastian e Sawyer) e un padre molto affascinante, ed Ella Harper, una ragazza sola ma non sprovveduta. Un solo Royal ha catturato il cuore di Ella, e c’è mancato poco che lo spezzasse…

Perché i fratelli Royal sono belli quanto complicati e tutto ciò che toccano, in qualche modo lo rovinano. O almeno questa sembra la loro maledizione… 

Insomma, non vogliamo raccontarvi troppo di quanto è successo e neanche di quanto succederà, ma vogliamo chiarire gli appuntamenti che ci aspettano:

fino al 29 gennaio in esclusiva su iBooks e dal 30 gennaio su tutti gli store online, solo in ebook la novella PAPER CROWN: si colloca a livello temporale tra il terzo libro (Paper Palace) e il quarto (Paper Heir) e racconta la storia tra Gideon e la sua Savannah. Una storia travagliata, bella e appassionante.

Kindle >>https://www.amazon.it/dp/B079FJ5S7P/
Kobo >>https://www.kobo.com/it/it/ebook/paper-crown
iBooks >>https://itunes.apple.com/it/book/paper-crown/id1334201391?mt=11

dal 30 gennaio in tutte le librerie, su tutti gli store online e e in formato ebook: PAPER HEIR, il quarto romanzo della serie The Royals. La storia della famiglia continua ma questa volta il protagonista è Easton, bravissimo a cacciarsi nei guai e un po’ meno nel gestire i rapporti con una ragazza che lo ha stregato…

Che succederà?

Diversi modelli, un’unica realtà

Diversi modelli, un’unica realtà

Ci sono molti esempi di come la storia delle scoperte scientifiche risulti essere scritta un po’ alla volta e da più mani diverse.

Nel caso del modello atomico questo è particolarmente vero, dato che dopo i contributi di Joseph John Thomson – il modello atomico a panettone, del 1904 –; di Ernest Rutherford – con la scoperta del nucleo, nel 1911 –; di Niels Bohr, che nel 1913 propose il modello quantistico, dovettero passare ancora sei anni prima che lo stesso Rutherford riuscisse a identificare i protoni e altri diciannove anni prima dell’individuazione dei neutroni, nel 1932, da parte di Sir James Chadwick. Un lasso di tempo enorme durante il quale vennero sviluppati molteplici e differenti approcci sia alla nascente Teoria Atomica sia alla già consolidata, anche se in modo disorganico, Teoria Quantistica.

Alle formulazioni della teoria atomica e alle sue implicazioni, che vanno dalla Fisica Quantistica alla Teoria Particellare per arrivare al Modello Standard di tutte le particelle subatomiche, è dedicato il secondo capitolo de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica”. Un viaggio appassionante sia nel tempo sia nelle logiche stesse dell’approccio scientifico. Un viaggio che ripercorre anche i rapporti professionali e umani che coinvolsero quegli stessi scienziati e ricercatori che con mezzi a volte limitati ma con un’immensa capacità di vedere “oltre” seppero gettare le basi per una nuova, rivoluzionaria, visione della realtà.

Fabio Fracas

Il giorno in cui ho imparato a volermi bene – BLOGTOUR

“Il problema più grave dell’esistenza è imparare a vivere.”

IL GIORNO IN CUI HO IMPARATO A VOLERMI BENE, di Serge Marquis, ci ha colpito molto: non solo per la storia (una madre che riscopre il valore della vita attraverso il suo strano bambino), ma soprattutto per i personaggi che la popolano. 
Ognuno di essi ha qualcosa da raccontare e da trasmettere a chi gli sta accanto, a chi legge, a chi si ferma un attimo per riflettere e vivere il suo presente.
Abbiamo pensato a un #blogtour e ciascuna tappa è dedicata a chi è dato qualcosa a qualcuno, senza perdere nulla, ma – anzi – diventando ancora più ricco…

Prima Tappa: si parla di Maryse, la mamma di Charlot, sempre indaffarata e schiava del suo ego, su http://www.readingattiffanys.it/2018/01/blogtour-il-giorno-in-cui-ho-imparato.html

Seconda Tappa: si parla di Charlot, un bambino davvero speciale  http://romance-e-non-solo.blogspot.it/2018/01/blogtour-il-giorno-in-cui-ho-imparato.html?m=1

Terza Tappa: si parla di Alex http://www.lucreziascali.it/recensione-e-blogtour-il-giorno-in-cui-ho-imparato-a-volermi-bene-di-serge-marquis/

Philippa Gregory, intrighi e royal wedding

Nelle ultime due settimane siamo rimasti anche noi incollati allo schermo, come milioni di italiani, a sentir parlare di Meraviglie. La trasmissione di Alberto Angela è un fantastico viaggio nella bellezza e nella Storia, che inizia con Leonardo e con il Quattrocento. Bei tempi, si direbbe. Ma mentre le arti fiorivano un po’ in tutta Europa, i giochi di potere facevano cadere teste coronate. Se in Italia imperversavano i Borgia, in Inghilterra Enrico VIII si comportava come un vero e proprio serial killer, facendo uccidere (lui non si sporcava le mani) mogli, amanti, principi ereditari che potevano fargli concorrenza e persino anziane signore destinate a diventare sante.

Stiamo parlando della povera Margaret Pole, la protagonista dell’ultimo romanzo di Philippa GregoryLa maledizione del Re – un personaggio veramente notevole che la nostra Gregory racconta in modo particolarmente affascinante perché, come ha confessato in un’intervista, è una delle sue plantagenete preferite.

Gli intrighi, nella vita di Margaret, non mancano davvero: due matrimoni, alti e bassi nei favori del re, membri della famiglia costretti all’esilio o reclusi nella Torre di Londra, amiche – come Caterina d’Aragona – alle quali sarà fedele, anche a costo di finire malissimo.

La Storia come la racconta Philippa Gregory, insomma: attraverso un personaggio in carne e ossa e un ambiente che sembra di rivedere sullo schermo televisivo.

Ma non solo…

È l’anno del royal wedding. Anche il principe Harry ha capitolato e si è fidanzato, con Meghan Markle. Che da qualche mese a questa parte si esercita a fare la principessa non solo nei modi ma anche nella moda: cappellini regali, gonne sotto il ginocchio e quel magnifico anello di fidanzamento. Aspettiamo di vedere il suo abito da sposa, e intanto rileggiamo le storie di altre principesse, quelle che racconta Philippa Gregory, e immaginiamo altri abiti di fidanzamento, come quello della principessa Maria descritto ne La maledizione del re:

La principessa Maria prova la parte che avrà nel grande masque organizzato per celebrare il suo fidanzamento. L’accompagno nel guardaroba dove le stanno sistemando l’abito, un vestito estremamente costoso con il corpino incastonato di perle e rubini, il bianco e rosso della rosa Tudor, i gambi di smeraldi e i diamanti gialli al centro del fiore. Barcolla sotto il peso della mise, ma quando si raddrizza, è la principessa più affascinante mai vista al mondo. È sempre minuta ed esile, ma è in salute come dimostrano la pelle arrossata e i folti capelli ramati e, così abbigliata, sembra un’icona in una teca preziosa.

«A dire il vero dovremmo provare questo vestito nella camera del tesoro», le dico e vedo il suo viso illuminarsi di gioia.

«Ci sono più gioielli che tessuto», concorda. «Ma guardate le maniche!»

Infila la sopravveste dorata con maniche all’ultima moda, tanto lunghe che paiono arrivare fino a terra. Le raccolgono i capelli in una ghirlanda di fiori e racchiudono fiori e capelli in una retina argentata.

«Come sto?» mi domanda, ben sapendo che la risposta è: «Benissimo».

«Sembrate una principessa d’Inghilterra e una regina di Francia. Siete bella come vostra madre quando era appena arrivata in Inghilterra, ma il vostro abito è ancora più sfarzoso. Siete stupenda, mia cara. Tutti guarderanno solo voi.»

Lei mi fa una riverenza. «Ah, merci, ma bonne mère.»

Insomma, appena si parla di castelli, fruscii di pesanti broccati e royal wedding, la Gregory non può che venirci in mente!

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