Raccontaci le storie delle due donne protagoniste di questo libro. Cos’hanno in comune? E cosa invece le rende diverse
Anime qualunque ha due protagoniste femminili, una donna del presente, Serena, con una vita abbastanza ordinaria, un lavoro, un marito, piccoli appuntamenti fissi che scandiscono la sua esistenza, e una donna del passato, Lady Catherine, un’aristocratica inglese che si trova a transitare per Genova durante il suo Grand Tour a cavallo tra il 1833 e il 1834. Due donne che apparentemente non hanno nulla in comune, non sono imparentate, né connazionali, nulla sembra poterle avvicinare, eppure c’è tra di loro un legame invisibile. Entrambe sembrano arrese a un’esistenza già predefinita, quella di Serena che oscilla tra una cena a casa dei suoi e una chiacchierata con la sorella e quella di Catherine, rassegnata al destino di ogni giovane del suo rango, quello di sposare l’uomo che la sua famiglia riterrà opportuno, frequentare l’alta società, avere dei figli. Eppure, entrambe a un certo punto si rendono conto che non può essere tutto qui. O almeno, che a loro non basta. Incapperanno in qualcosa, in qualcuno, che le porrà di fronte a domande scomode, le aiuterà a guardare bene dentro loro stesse, cosa che forse non avevano mai fatto sul serio. E a quel punto non ci sarà molto da fare: dovranno prendere delle decisioni e saranno decisioni che, in un modo o nell’altro, daranno una svolta definitiva alle loro vite.
Dopo L’impromissa, un’altra storia ambientata nella tua terra. Come sono rappresentate Genova e la Liguria? E cosa rappresentano invece per i personaggi e per te?
Con L’impromissa ho raccontato una parte della Liguria a cui sono molto legata, l’entroterra, con Anime Qualunque mi sono mantenuta legata a questa ambientazione nella prima parte, per poi spostarmi a Genova e lasciarle lo spazio che si merita. Posso dire che questo libro è una vera e propria dichiarazione d’amore alla mia città e a quello che rappresenta. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese, l’Italia, con città impregnate di storia. La calpestiamo sui marciapiedi, la respiriamo tra le pietre degli edifici, ci sono aneddoti ovunque che, inanellati uno dietro l’altro, raccontano la Storia del nostro paese. E’ così anche per Genova, in particolare per il periodo che ho voluto raccontare, i primi decenni dell’Ottocento, ed è stato come voler tirare fuori una collana da uno scrigno, ogni perla portava con sé altri gioielli, monili, uno più bello dell’altro. Scopriamo, attraverso gli occhi di Catherine, la Genova dell’Ottocento, le sue bellezze ma anche gli aspetti meno turistici. Lei stessa capirà che Genova non è solo un elenco di palazzi e chiese da visitare, dato che al pari di città come Milano, Torino, Napoli, Firenze, Roma, anche Genova è una tappa irrinunciabile per i viaggi dell’epoca, ma tra i suoi vicoli conoscerà aspetti del tutto nuovi della realtà e, in fondo, anche di se stessa. Anche Serena accompagna Catherine in questo viaggio e la città che inizialmente è solo uno sfondo delle sue azioni quotidiane si trasforma in qualcosa di diverso e inaspettato.
Da dove hai tratto ispirazione per questo romanzo? C’è qualcosa di vero? Il processo di scrittura ha previsto delle ricerche?
Tutto è iniziato con un brano letto a scuola da una mia collega, un brano scritto da Lady Sidney Morgan, una scrittrice che nel 1819 è transitata per il Passo della Bocchetta, descrivendolo con parole molto lusinghiere. Ne sono rimasta colpita, il Passo è a pochi chilometri da casa mia, l’ho percorso decine di volte e mai ho pensato che potesse avere un fascino particolare. Mi sono incuriosita e ho voluto scoprire qualcosa di più su Lady Sidney Morgan, una donna molto intraprendente per la sua epoca, con una storia interessante e che, nei suoi scritti, ha trattato molti temi sociali, tra cui anche la delicata situazione italiana di inizio Ottocento. Mi ha solleticato l’idea di ambientare un romanzo nella Genova risorgimentale e di usare il Grand Tour, l’antenato del moderno turismo, come stratagemma per avere come protagonista una giovane nobile inglese. Ero divertita dall’idea di attingere all’immaginario sull’alta società inglese che ultimamente è stato alimentato anche da serie come Downton Abbey o Bridgerton, per non parlare della nutrita letteratura in merito. Insomma, è iniziato come un gioco, è diventato duro lavoro. Mi sono immersa nei diari dei viaggiatori, inglesi e non, che hanno toccato la Liguria tra il Settecento e l’Ottocento, ho letto le loro descrizioni di Genova, ho approfondito molti aspetti del Grand Tour, le abitudini dell’aristocrazia inglese, la Genova dell’Ottocento; le ricerche si sono diramate verso tante strade diverse. Per la mia protagonista, ho scelto di prendere in prestito alcuni aspetti biografici di Lady Morgan e ovviamente le sue prime impressioni sul Passo della Bocchetta. Ho attinto dalle sue pagine su Genova, per far muovere i primi passi nella città anche alla mia Lady Catherine, ma poi le loro strade si sono divise. La mia Cathy doveva seguire il vento di Genova e le difficili scelte che l’ha obbligata a prendere.