Alchimisti di parole, intervista a Chiara Brovelli
Intervista a Chiara Brovelli, traduttrice di Lasciami andare di Katie Flynn
In libreria dal 12 maggio, Lasciami andare di Katie Flynn è un romanzo distopico, una fantascienza che abbiamo letto in bozza l’anno scorso pensando a un futuro lontano. In parte, però, quel futuro è arrivato da noi all’inizio di marzo, con il lockdown dovuto alla pandemia. Katie Flynn, infatti, ha immaginato una California sotto assedio virus, nella quale i più ricchi sono riusciti a salvarsi rimanendo ben chiusi nelle loro torri di cristallo. Ma la solitudine li ha spinti anche a creare dei compagni, droidi più o meno sofisticati fisicamente (fino a sembrare veri e propri umani) nei quali è conservata la memoria di una persona vera. Defunta. I personaggi del romanzo si muovono quindi tra corpi e non corpi, tutti alle prese con la loro nuova umanità. Libro affascinante, che Chiara Brovelli ha tradotto per noi con la consueta passione. Le chiediamo che cosa ne pensa.
Un aspetto interessante e piuttosto originale del romanzo è che, pur avendo una protagonista principale, dà voce a diversi personaggi. È stato difficile modulare il linguaggio a seconda dei diversi caratteri?
Buongiorno e grazie dell’attenzione. Rispondo subito a questa: personalmente amo i romanzi in cui la narrazione è affidata a più personaggi. È una sfida, ma è una delle cose che rendono divertente il mio lavoro. Adattare la lingua a sesso, età, background.
Il tema fondamentale del libro è che cosa significa essere umani. La memoria, infatti, può essere conservata anche in una scatola di plastica, oppure passare da maschio a femmina e viceversa – ma essenzialmente si rimane gli stessi? L’autrice riesce a pennellare il concetto con diverse sfumature della lingua, come hai affrontato questa sfida?
In linea di massima cerco di restare fedele alle scelte dell’autore, cercando di individuare subito eventuali frasi o espressioni che caratterizzano un dato personaggio, e poi lavorandoci per renderle in italiano. Mi viene in mente, per citarne uno, il personaggio di Lilac.
Pur essendo un romanzo di genere, Lasciami andare è abbastanza raffinato da poter essere definito letterario, da poter ricordare anche autori importanti come Philip Dick (Gli androidi sognano pecore elettriche/Blade Runner) o Kazuo Ishiguro (Non lasciarmi). Quali letture ti hanno aiutato a tradurre questo libro?
Non ho pensato a un romanzo in particolare. Lasciami andare mi ha colpito per l’originalità… e mi ha lasciata a bocca aperta dopo poche settimane dalla consegna: la quarantena, la casa di riposo che ha un ruolo importante nella narrazione. Rimanda tutto alla realtà che abbiamo vissuto e da cui non siamo ancora del tutto fuori. È stato pazzesco: fantascienza ma terribilmente reale.
E infine, c’è un punto del romanzo – una frase, una scena – che ti ha colpito in modo particolare e che ci vuoi segnalare?
Sì. Per come è scritta e per come viene narrata un pezzetto alla volta, ho trovato molto forte la scena della morte di Lilac. Perché è il suo passato che torna. La sua storia da raccontare. E il punto di partenza della sua nuova vita come compagna. Compagna ribelle che capisce di non dover accettare per forza la sua condizione.