Anna Bonacina ci racconta come è nato il suo primo romanzo “L’estate in cui fiorirono le fragole”
In occasione dell’uscita del suo primo romanzo, “L’estate in cui fiorirono le fragole“, abbiamo chiesto ad Anna Bonacina di raccontarci come è nato il libro.
Scrivere L’Estate in cui fiorirono le fragole è stata un’avventura.
Per mesi mi sono trasferita a Tigliobianco e mi sono aggirata fra le piccole vie di quel paesino creando e facendo la conoscenza dei suoi bizzarri e a volte surreali abitanti.
Ho esplorato Villa Edera assieme a Priscilla e con lei ho vissuto l’emozione di ritrovarmi in un luogo quasi incantato, dove tutti si conoscono e dove tutti – o quasi – si vogliono bene.
Muovere assieme tutti quei personaggi era come giocare al teatrino delle marionette, tirare i fili delle loro vite e farli muovere fino a creare legami fra loro e storie e vite, è stato un gioco bellissimo.
Ho cercato di metterci l’amore. Non solo quello che sboccia fra la delusa Priscilla e Cesare, ma anche quello che lega Ettore ad Amanda e l’amore giocoso che unisce Virginia e i bambini o quello doloroso e antico fra Penelope e il suo innamorato scomparso. Volevo che molte forme di amore abitassero le vie di Tigliobianco e i cuori dei suoi personaggi.
Così, farli collaborare fra loro per falsificare una lettera, per ordire una caccia al tesoro o per aiutare Cesare e Priscilla a superare gli ostacoli che si trovavano davanti, mi ha regalato l’emozione di creare un piccolo mondo. Un mondo in miniatura dentro il quale costruire piano piano le loro vite.
E poi, naturalmente, c’era la Suprema. Quella torta di fragole così sublime da avere un nome e la cui ricetta è andata perduta. La Suprema è stata una sfida, con quella sua mitologica ricetta che doveva contenere un ingrediente segreto ma una fattura che andasse d’accordo con gli anni Settanta e che potesse essere il capolavoro di una donna che era la perpetua di un piccolo paese.
Ho passato giorni pensando a come potesse essere la Suprema.
Ho chiesto aiuto alle amiche, ho fatto con loro delle prove e riso molto quando, sfornandola, scoprivamo che era un disastro.
E allora serviva modificare, togliere e aggiungere, cambiare.
Perché fra gli ingredienti che servono per fare una torta e quelli che servono per scrivere un romanzo la differenza non è poi molta ed entrambi, alla fine, sarebbe bello che lasciassero a chi li assaggia la voglia di poterne avere ancora un’altra fetta e un’altra pagina.