Brevi riflessioni di fisica quantistica: Panta rei
Panta rei
“Ormai in fisica non c’è più nulla di nuovo da scoprire. Tutto ciò che rimane da realizzare sono misure sempre più precise”.
William Thomson, I barone Kelvin – più comunemente conosciuto come Lord Kelvin –, pronunciò questa frase davanti all’assemblea della British Association for the Advancement of Science, a Bradford, nel settembre del 1900. Non era solo un suo personale convincimento bensì un’opinione condivisa da molti scienziati già da qualche anno. Nel 1894, infatti, Albert Abraham Michelson – Premio Nobel per la Fisica nel 1907 – aveva scritto che stava circolando un’idea secondo la quale “le più importanti leggi fondamentali e i fatti principali della scienza fisica sarebbero stati tutti scoperti”.
Eppure, come descritto nel volume “Il mondo secondo la Fisica Quantistica” – in questi giorni in libreria – circa un mese dopo le affermazioni di Kelvin, nella notte fra il 7 e l’8 ottobre del 1900, Max Planck scoprì la formula per la discretizzazione dell’energia dando così avvio a quella che sarebbe poi passata alla storia come la rivoluzione quantistica.
“Tutto scorre”, scriveva Platone riportando il pensiero di Eraclito, ed è così da sempre: ogni certezza dell’oggi è destinata, inevitabilmente, a diventare il fondamento del dubbio del domani. Soprattutto, ma non solo, nell’ambito della ricerca scientifica.