Gli Inuit e Robert Peroni: perché raccontare questa storia…
[Ce lo dice l’editor di Robert Peroni.]
È stato un episodio a convincermi che questa storia andava raccontata.
Un giorno Pavia, un vecchio amico Inuit, invita Robert Peroni a visitare la sua famiglia. Lo va a prendere in barca – perché in Groenlandia è così che ci si sposta – e durante il tragitto s’imbattono in una foca. Pavia non ci pensa un attimo: cede il timone al suo ospite e imbraccia il fucile. Robert invece vede quello che vedremmo noi: una bestiola indifesa, con un musetto tenero e gli occhi spalancati. Dentro di sé spera che l’amico sbagli la mira e, senza accorgersene, provoca uno scarto alla barca. La foca scappa e si salva.
È solo quando arrivano al campo che Robert capisce cosa ha fatto: tutta la famiglia di Pavia da giorni vive succhiando lische di pesce ormai spolpate. Quella foca li avrebbe nutriti per giorni.
Robert Peroni è arrivato in Groenlandia da uomo bianco e ha impiegato molti anni a capire la cultura degli Inuit, e nel loro approccio semplice ed essenziale, a volte spietato, ha scoperto una profondità che l’occidente ha perso da tempo.
È così che ci racconta questo mondo, con ammirazione, stupore, ma anche amarezza, perché gli Inuit, come gli indiani, sono ormai condannati a scomparire.