Intervista a ELLIE B. LUIN
• Ci sono delle abitudini o una routine specifica che segui quando scrivi?
Scrivo solitamente di notte.
Quando è tutto buio e silenzioso, quando tutti dormono e c’è calma, la mia ispirazione si risveglia e la mia mente lavora meglio. La notte è il mio piccolo rifugio dalla frenesia della città in cui vivo, dalle giornate lunghe e piene d’impegni che non mi aiutano a concentrarmi come vorrei. Accendo una candela profumata e a volte mi faccio una tisana, faccio partire la playlist su Apple Music e qualsiasi problema sembra risolvibile, proprio come nelle storie di fantasia.
• Cosa diresti a chi che pensa che i romance siano “solo storie d’amore”?
I romance sono sogni su carta. Non sono solo storie d’amore, sono evasione e realtà mescolate insieme in un sapiente gioco emozionale. Ogni coppia di personaggi è sempre un micromondo a parte con passioni autentiche e insicurezze umane, e un po’ di sana immaginazione a rendere tutto molto più magico.
• Pensi che il genere romance sia cambiato rispetto al passato? Se sì in che modo?
Penso che l’approccio al romance sia più giovane, più fresco, e che siano stati abbattuti tante censure e tanti tabù. Alcuni pregiudizi invece, rimangono incrollabili e c’è ancora tanto da lavorare per abbatterli.
Soprattutto in termini di tematiche, c’è una maggiore attenzione non solo al tema della diversità e dell’inclusivitá, ma anche una particolare sensibilità rispetto alle tematiche riguardanti la salute mentale, con una maggiore complessità e profondità psicologica dei personaggi.
Le backstory sono più complesse, le protagoniste femminili non sono più sottomesse a quelli maschili e i rapporti d’amore tra uomo e donna riescono finalmente ad essere più paritari, con bad boys che riescono a mostrare la propria vulnerabilità e ragazze che fanno del girl power il proprio punto di forza.
• Se dovessi riassumere in tre righe il tuo libro, cosa scriveresti?
Deviant è una storia oscura e perversa sulla devianza, popolata da personaggi al limite, emblemi del morally gray. Un viaggio nelle ombre dell’animo umano, che sovverte le regole e mette in discussione ciò che è giusto o sbagliato. È il ritratto di una diversità che la società teme, ma che in realtà è una tela dai mille colori e sfaccettature, molto più viva e autentica di un mondo in bianco e nero.
• Che tipo di lettrice sei? Quali sono i generi che privilegi?
Come lettrice prediligo i thriller, soprattutto il thriller psicologico, amo il genere distopico e al tempo stesso sono appassionata di romance con tanto mistero o con elementi fantasy.
• Com’è nata la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura è nata insieme a me. Io penso che la propensione a voler raccontare storie sia una caratteristica che si possiede fin dalla nascita. Essere uno storyteller è una vocazione dell’anima. Ho sempre amato scrivere storie, da quando ne ho memoria: all’inizio le raccontavo solo a me stessa, poi ho iniziato a metterle su carta, dando voce e forma a mondi e personaggi che altrimenti sarebbero rimasti solo nella mia mente. Scrivere non è solo un atto creativo, ma un bisogno profondo, una sorta di bussola interiore che mi guida attraverso le emozioni, le paure e i desideri, miei e dei miei lettori.
• Che ruolo ha l’amore nelle tue storie?
L’amore non è solo il motore che spinge i miei personaggi a migliorarsi, a crescere, a vivere una catarsi, a cambiare e a sacrificare sé stessi, senza però snaturare la propria essenza. L’amore è la forza che trova il modo di emergere anche quando, a volte, il male può vincere sul bene. Succede anche nei romanzi, anche negli happy ending, che qualcosa possa andare storto. Ma alla fine, il vero vincitore è il sentimento supremo che ci fa sentire tutti meno soli.
• Descrivi il tuo libro con 3 trope
Forbidden love, Rivals/enemies to lovers, slow burn.
• Quali emozioni o sensazioni speri di suscitare nei lettori attraverso i tuoi romanzi?
Spero di trascinare i lettori in un vortice di emozioni intense e contrastanti, di farli sentire coinvolti fino al punto di non riuscire a distaccarsi dalle pagine. Vorrei che provino tensione, desiderio e inquietudine assieme ai protagonisti, che si innamorino dei personaggi anche quando sono oscuri e imperfetti. Mi piace giocare con il confine tra bene e male, giusto e sbagliato, e far emergere quella parte di noi che a volte preferiamo ignorare. Alla fine, ciò che voglio davvero è lasciare un segno che sia come una cicatrice: che i miei lettori chiudano il libro con il cuore ancora in tumulto, incapaci di dimenticare la storia che hanno vissuto.
• Hai mai ricevuto commenti dai lettori che ti hanno ispirato a cambiare qualcosa nella trama che avevi già definito?
I lettori sono un grandissimo feedback e io amo ascoltare tanto tutto quello che hanno da dirmi sulle mie storie.
Adoro quando mi esternano le loro aspettative, le loro speranze, i loro timori, e soprattutto le loro mille teorie sulle parti mistery – a volte talmente ben congegnate da farmi quasi rivalutare alcune parti della storia. Non sono ancora arrivata a cambiare qualcosa nelle trame dei miei libri, ma sicuramente mi hanno ispirata a scrivere scene che forse senza di loro non avrei mai nemmeno immaginato, o non avrei avuto il coraggio di far leggere a nessuno. E no, non sto parlando della scena del balsamo!