LA TORRE NERA sul New Yorker
La Torre Nera di Stephen King
13 dicembre 2017
Joshua Rothman per The New Yorker
Quand’ero un ragazzino, il mio scrittore preferito era Stephen King e il suo romanzo che mi piaceva di più era L’ultimo cavaliere, un libro piuttosto asciutto per i suoi standard, un western enigmatico e mistico ambientato in un mondo post apocalittico.
Il libro è vagamente basato su un poema di Robert Browning del 1855, Childe Roland alla torre nera giunse, che Browning stesso diceva gli fosse arrivato in sogno; nell’onirico romanzo di King, un cowboy-cavaliere di nome Roland segue un misterioso Uomo in Nero, attraversando deserti e montagne, nella speranza di scoprire come arrivare a una certa torre nera. La trama è decisamente oscura, ma il mondo nel quale si svolge è evocativo e, per i successivi ventidue anni, tra il 1982 e il 2004, King l’ha sviluppata fino a farla diventare una serie di otto volumi – 4.250 pagine in tutto, la sua versione di fantasy epico alla Tolkien o alla Le Guin.
A un certo punto ho perso traccia della serie. L’anno scorso, però, spinto dalla notizia dell’uscita di un adattamento cinematografico, ho scaricato tutti gli otto volumi sul mio telefono e ho cominciato a rileggerli. Il film, con Idris Elba nel ruolo di Roland e Matthew McConaughey in quello dell’Uomo in Nero, è risibile (con ogni probabilità la serie TV in corso di realizzazione sarà migliore), ma ho trovato i romanzi più belli e particolari di quanto avessi sperato.
In qualche modo King ha sentito il bisogno di far orbitare tutti i suoi libri intorno alla Torre Nera. Così, le trame di romanzi come Le notti di Salem finiscono per essere legati alle vicende di Roland e alla fine lui stesso è diventato un personaggio. Persino Bryan Smith, l’uomo che nel 1999 l’ha quasi ammazzato investendolo con il furgone, è entrato nel suo mondo. La serie, che nel corso del tempo ha virato sempre più verso la fantascienza, tocca tutti i possibili temi kinghiani: ci sono ragazzi dotati di poteri sovrannaturali, tossicodipendenti in fase di redenzione, universi paralleli, animali mostruosi, vampiri, mutanti radioattivi, sparatorie catastrofiche in piccole città del Maine e tutto il resto.
Se vi piace davvero Stephen King, fatevi un favore: date una chance a questa serie. (Il mio volume preferito è il quarto, La sfera del buio, – una tragica storia d’amore western che tra l’altro riesce ad amalgamare elementi del Mago di Oz e dell’Ombra dello scorpione).