Brevi riflessioni di fisica quantistica: L’incertezza della scienza – (Fabio Fracas 42)
Richard Phillips Feynman, fu uno dei più importanti fisici del Novecento. Nel 1965, fu insignito – assieme al giapponese Sin-Itiro Tomonaga e all’altro americano Julian Schwinger – del Premio Nobel per la Fisica “per il lavoro fondamentale [svolto] nell’elettrodinamica quantistica, con profonde conseguenze per la fisica delle particelle elementari”.
Sia il suo approccio alla ricerca sia la sua visione della conoscenza, erano oggetto di continue riflessioni e così, nell’aprile del 1963 durante una conferenza tenuta presso l’Università di Washington, Feynman pronuncio un discorso destinato a rivoluzionare lo stesso pensiero scientifico: “L’incertezza della scienza”.
Il testo integrale del discorso è pubblicato nel volume “Il senso delle cose”, Adelphi, Milano 1999 e fra le tante, argute, riflessioni si può leggere anche il passo seguente: “Ma se una cosa non è scientifica, se non può essere verificata tramite la sperimentazione, non significa che sia inutile, o stupida, o sbagliata. Non sto cercando di dimostrare che la scienza è buona e le altre cose no. Gli scienziati si occupano di tutto ciò che si può studiare con un approccio sperimentale, e costruiscono, fabbricano, elaborano, quella cosa chiamata «scienza». Però molto rimane escluso, fenomeni per i quali l’approccio sperimentale non funziona, e non è escluso che siano importanti. In un certo senso sono i più importanti. In ogni decisione che riguarda l’azione, quando si deve decidere il da farsi, c’è sempre di mezzo un «dovrei?» che non si può risolvere solo rispondendo a: «Se faccio questo, cosa succede?». Mi direte: «Be’, puoi cercare di capire cosa succede e poi decidere se vuoi che succeda», ma questo è un passo che lo scienziato non può fare. La scienza può aiutarmi a fare previsioni, non a prendere decisioni.”
Fabio Fracas