Quante volte ci è capitato di non sentirci abbastanza? Intervista a Lucrezia Marino.
Abbiamo intervistato Lucrezia Marino, psicologa, psicoterapeuta, sessuologa e content creator, conosciuta sui social come LuMore, che nel suo ultimo libro “Mai abbastanza” ci accompagna in un viaggio introspettivo, alla riscoperta della propria autostima e della fiducia in sé stessi.
Quale messaggio vorresti veicolare con il tuo libro? A chi pensi potrebbe essere utile e a chi pensavi mentre lo scrivevi?
Ho scritto questo libro pensando alle persone che seguo in psicoterapia, ma anche molto a me. Questo perché io stessa ho fatto un lungo percorso di psicoterapia. Sono stata una paziente come loro e allo stesso modo ho affrontato esattamente le stesse questioni. Ho pensato spesso ai prima e dopo, a come erano e a come sono diventati, a come ero io e a come sono diventata, e per questo sono certa che il mio libro possa essere utile a chiunque sia ancora alle prese con la convinzione di non essere mai abbastanza, perché si sentirà compreso e potrà vedere che non si tratta di un lago placido e stagnante, ma di un passaggio. Leggeranno che esiste un “oltre”.
Quanto di te c’è nel libro? In che misura la parte personale si intreccia con quella professionale, e come il tuo vissuto ti ha aiutato nella stesura?
C’è davvero molto di me in questo libro. C’è il mio percorso di crescita, ci sono i ragionamenti che mi hanno aiutata a districare il mio groviglio, ci sono le emozioni che ho provato e che ho fatto evolvere con me. Non è pensabile fare un lavoro del genere senza essersi prima tuffati dentro di sé. Al di là di qualsiasi formazione istituzionale, che è ovviamente indispensabile, c’è la formazione personale. Questo lavoro non puoi farlo se non sei tu uno strumento che suona bene.
Se dovessi pensare a uno dei tuoi passaggi preferiti del libro, quale sarebbe?
I miei passaggi preferiti sono i racconti delle storie delle mie pazienti. È incredibile come ognuno abbia una storia unica e irripetibile, ma allo stesso tempo così condivisibile dal punto di vista emotivo. Ci troviamo tutti e tutte ad affrontare gli stessi nodi, per questo poter avvicinarsi alla verità di ognuno di loro è così arricchente. È anche grazie all’immedesimazione che riusciamo ad accedere ai nostri vissuti più profondi. Sono immensamente riconoscente per avermi permesso di raccontare le loro storie.