Stefania Russo – Non è mai troppo tardi
“Non è mai troppo tardi” è un libro di pancia, scritto di getto, figlio di poche congetture.
Nelle mie intenzioni iniziali Annarita doveva essere la protagonista di un noir anche abbastanza cupo. Solo dopo aver riletto le prime pagine mi resi conto che Annarita possedeva una vena autoironica molto marcata che sarebbe stato un peccato ignorare.
Ed è stato così, lasciando “parlare” Annarita, che è nata la storia narrata in queste pagine, con Olga che non si limita a ricoprire un mero ruolo di contorno, quello della badante schiva e dedita, ma diventa il perno attorno al quale si sviluppa l’intera vicenda, e in un certo senso le dà ragione di esistere.
Eh sì, perché le condizioni di salute di Ada, sua sorella, affetta da una rara forma di neoplasia, peggiorano all’improvviso, e Olga, lontana da lei migliaia di chilometri (Ada vive in Romania, la loro terra d’origine), si trova ad ingegnarsi per racimolare l’ingente somma che consentirebbe a Ada di sottoporsi a una cura sperimentale in Italia.
Per l’affetto e la gratitudine che Annarita prova nei confronti di Olga, non può certo esimersi dal venire in suo soccorso, e così, nonostante i suoi ottantaquattro anni e la sedia a rotelle su cui è costretta a vivere, metterà in piedi un sistema di mutuo soccorso generoso e commovente, che vedrà l’intero complesso residenziale in cui vive, un casermone di cemento a canoni agevolati che lei ha ribattezzato “Il Mostro”, mobilitarsi per onorare la causa.
La stesura di “Non è mai troppo tardi” è stata, per me, motivo di grande passione e divertimento: spero che lo stesso possa succedere ai lettori.