Su negli azzurri spazi – Fabio Fracas 38
“Io, di solito, dicevo che sono un cosmologo. Non lo dico più da un po’ di anni, da quando mia moglie è stata incastrata in una conversazione di mezz’ora con una signora a parlare di ciprie, di ombretti e di cose così. E allora dico che sono un astrofisico e non più un cosmologo”.
Con questa battuta, Giuseppe Tormen – amico e collega, di vita e di ricerca – aveva cominciato il proprio intervento lo scorso 16 aprile al convegno “Science of Consciousness”, tenuto presso il Palazzo Bo dell’Università di Padova. E con questa battuta, capace di riassumere il pensiero e il desiderio di conoscenza di un uomo che aveva scelto come campo di studi la cosmologia numerica e teorica – con particolare interesse per la formazione delle strutture cosmiche e per la struttura, e l’evoluzione dinamica, degli aloni di materia oscura – desidero ricordarlo.
Giuseppe Tormen, Bepi, è tornato “su negli azzurri spazi” che ha poeticamente raccontato anche Ray Bradbury, domenica scorsa. Assieme abbiamo lavorato sui capitoli 4 e 5 de “Il mondo secondo la Fisica Quantistica” e il suo aiuto prezioso mi ha permesso di chiarire molti aspetti del rapporto fra la Fisica Quantistica e la Relatività Einsteiniana. Le sue ricerche, portate avanti anche presso l’Arizona State University e il MIT, in America; a Cambridge e alla Durham University, in Inghilterra; presso l’Institut d’Astrophysique de Paris; e persino in Germania, al Max Planck Institute for Astrophysics, lo avevano condotto a formulare una propria visione della Relatività sulla quale, ancora assieme, avevamo cominciato a interrogarci. Adesso, lassù, spero che riuscirà a trovare tutte le risposte che stava cercando.
Fabio Fracas