Una Rivoluzione di Alessandro Golinelli – Premio Montale
E’ passato solo un anno da quando ho cominciato a scrivere Una rivoluzione, ma il romanzo è stato concepito qualche mese prima, nel novembre del 2012. Non ricordo la data esatta, non tengo un diario, ma rivedo il panorama: il Sinai.
Ritornavo al Cairo in pullman da Dahab, sul Mar Rosso. Il viaggio sarebbe dovuto durare otto ore ma il bus, un Mercedes nuovo di zecca, dopo qualche centinaio di chilometri cominciò a dare problemi e dopo aver cercato in varie officine un rimedio, l’autista ci traslocò tutti su un rottame guidato da un collega assonnato e così di ore ne impiegammo quattro in più.
Eppure non fu un viaggio noioso, malgrado il panorama lo fosse e parecchio.
Ero in compagnia di un caro amico, Enzo: a marzo Enzo mi aveva ospitato in Marocco, a Essauira, e io ora lo ricambiavo in Egitto. Ci si può vedere praticamente solo in vacanza perché lui abita a Londra e io a Milano ma siamo profondamente legati. Mi ha insegnato a guardare il mondo con un altro occhio: viaggia molto, si occupa di cooperazione internazionale ed è un economista ben informato – abbiamo anche scritto un saggio assieme sulla globalizzazione anni fa – e ci parliamo di tutto, però sull’autobus era difficile farlo. L’autista teneva la tv a tutto volume per non addormentarsi e non c’era verso di spegnere l’altoparlante sulla propria testa. Era molto più facile isolarsi con le cuffiette a guardare fuori dal finestrino. E pensare. Quasi forzatamente.
Volevo scrivere un nuovo libro, col desiderio di raccontare la crisi economica e culturale che Italia, Europa e Occidente stanno vivendo. Una crisi che sul lavoro ha colpito tutti, anche me, i miei familiari, molti amici, alcuni rimasti senza occupazione a cinquanta anni. Ma se lasciavo andare la fantasia le mie storie nascevano lì, in quella terra, l’Egitto.
Non potevo farci nulla. Anche se erano anni che frequentavo il nord Africa, con viaggi in Marocco, lunghi soggiorni in Tunisia prima e in Egitto poi, ero ancora innamorato. Di quel popolo. Di quella terra. Dell’intero continente.
Del Cairo soprattutto, dove stavamo tornando o dove avevo una casa. Della folla, del traffico.
Della lingua che piano piano avevo imparato a parlare.
E si deve amare ciò di cui si racconta. E da lì dovevo partire per raccontare il mio mondo. In fondo, anche la crisi vista dall’Africa assumeva significati diversi.
E c’era stata una rivoluzione. Lo ricordavano anche durante quel viaggio i carri dell’esercito carichi di diciottenni terrorizzati che andavano a pattugliare il confine. E i posti di blocco e le perquisizioni. Il neo presidente egiziano, il primo eletto democraticamente da anni, Mohammed Morsi, aveva ordinato alle truppe di schierarsi – cosa che Mubarak non avrebbe mai fatto – e intanto trattava una tregua tra Hamas e Israele. Il suo successo lo accreditò, poi, come interlocutore affidabile in ambito internazionale e lui ne approfittò a gennaio per un golpe in cui assumeva tutti i poteri.
Non sapevo come avrei conciliato tutte le immagini e le idee apparentemente contraddittorie che improvvisamente riempirono la mia mente, le suggestioni che ora suscitavano i ricordi degli ultimi anni lì e in Italia, i volti, le voci degli amici arabi e italiani che improvvisamente si annodavano nei gangli del mio cervello stordito dal viaggio. Eppure sapevo che poi tutto avrebbe avuto un senso, glielo avrebbe dato una storia, un romanzo, una rivoluzione.
Alessandro Golinelli
10 luglio 2014 Premio Montale Fuori di Casa 2014 per la Narrativa di viaggio
Il Premio Montale è stato assegnato al regista e scrittore Alessandro Golinelli, per il coraggio con il quale, nei suoi libri e documentari, ha denunciato discriminazioni di ogni tipo, esprimendo in tal modo il suo innato bisogno di libertà e autenticità.
Dopo aver esordito negli anni novanta affrontando nei suoi libri, in modo diretto e senza infingimenti, le tematiche più scabrose del mondo gay, Golinelli scrive ormai sotto l’urgenza di nuove spinte narrative.
Nei suoi due ultimi libri egli si confronta infatti con la grande storia, che, nel travolgere le vite degli individui, li pone drammaticamente di fronte a se stessi, al proprio io più intimo. Ciò avviene sia ne L’amore semplicemente nel quale i sentimenti più intimi e teneri dell’essere umano appaiono calpestati ferocemente dall’assurdità dell’ideologia nazista, sia nel suo ultimo libro Una rivoluzione che affronta temi a noi più vicini come la recente rivoluzione egiziana del 2011, che ha trascinato nelle piazze a protestare milioni di persone. Al centro, per l’Autore, c’è sempre l’Uomo, con le sue passioni più profonde e il suo bisogno di libertà che si oppongono alla banalità del male.