Calliope "Calley" Dakin è la prediletta di papà, tanto da esasperare sua madre, Roberta Ann, appartenente alla antica - e prestigiosa - famiglia Carroll. Benché abbia sposato Joe Cane Dakin, e benché lui possieda una florida catena di concessionarie di automobili, Roberta Ann non gli permette mai di dimenticare le sue umili origini. Ma è Calley a subire maggiormente il disprezzo della madre, perché è in tutto e per tutto una Dakin di ceto inferiore. Sente inoltre cose che forse una bimba non dovrebbe sentire, e sa cose che una bimba non dovrebbe sapere...
Calley ha solo sette anni quando l'adorato padre viene torturato, ucciso e squartato da due donne, senz'alcun motivo apparente. Lei e la madre si ritrovano coinvolte in eventi inspiegabili in seguito ai quali rimangono confinate a Pensacola Beach, dove - in una casa che è la copia esatta di quella della defunta bisnonna di Calley - un'altra donna le aspetta al varco. Una donna che sa chi è Calley, e cerca di controllarla. Perché la piccola ha un potere, e qualcuno vuole usarlo. Qualcuno che ha commesso l'errore di eliminare il suo papà, senza capire che l'amore di questa bambina speciale per lui non può essere distrutto dalla semplice morte. Né quello di suo padre per lei.
Dalla penna di Michael McDowell e Tabitha King, un'opera che si snoda in modo ipnotico come le spire di un serpente d'acqua; una storia di fantasmi e di creature che strisciano nell'oscurità, intrigante e magnetica, nella miglior tradizione del romanzo gotico.
Tabitha King
Tabitha King è autrice di numerosi romanzi e racconti. Attivista in campo sociale, madre di tre figli ormai grandi, vive nel Maine con il marito Stephen King.
Michael McDowell
Michael McDowell (1950-1999) è stato un acclamato scrittore di horror e storie di sapore gotico (tra cui il romanzo L'inquilino senza nome, pubblicato in Italia da Frassinelli), nonché autore e sceneggiatore di successi come Beetlejuice, Edward mani di forbice e Nightmare Before Christmas. È scomparso lasciando incompiuto questo romanzo, ripreso e concluso da Tabitha King per esplicita volontà dei suoi famigliari.