Nelle ultime stagioni il destino e la sfortuna del Napoli si erano messi di traverso e la vittoria era sfumata troppe volte al fotofinish. La disillusione sembrava diventata la cifra del tifoso napoletano.
Poi dalla Georgia è arrivato un campione che di nome fa Khvicha e di cognome Kvaratskhelia e con lui una squadra che sembrava indebolita, dopo un profondo rinnovamento estivo si è trasformata in un bulldozer imbattibile.
Kim, l'invalicabile muro coreano su cui ogni attacco è andato a infrangersi. Capitan Di Lorenzo, degno erede della fascia che è stata di Maradona. «Rambo» Anguissa, il «Maestro» Mário Rui, l'ex «Cinghialotto» Lobotka. E Politano, Zieliński, Meret, Rrahmani. E, soprattutto, Victor Osimhen, «l'Uomo mascherato».
Attorno a questi nomi, e a tutti gli altri della rosa, il Napoli e il suo condottiero, Luciano Spalletti, hanno costruito, domenica dopo domenica, un'annata da record.
Dal ritiro a Castel di Sangro fino alla festa esplosa in un Maradona straripante di tifosi (nonostante la partita decisiva si giocasse a Udine) Mirko, Antonio e Andrea sono stati sempre vicini alla squadra e con loro tutte le persone - più di due milioni e mezzo - che li seguono fedelmente in ogni loro avventura. Hanno gioito, pianto, esultato. Si sono arrabbiati e hanno inveito. Proprio come tutti gli altri appassionati che in ogni parte del mondo condividono l'amore per Napoli e per la sua squadra di calcio.