Piacere e sorpresa: era questo che aveva in mente di regalare al lettore Montesquieu, ma senza dimenticare un sano sguardo razionale, talvolta impietoso. Detto e fatto: Lettere Persiane è uno dei romanzi più divertenti mai scritti, ma anche il più caustico nel ritrarre le strutture sociali e politiche della Francia del primo Settecento e in generale di quello che è Occidente agli occhi di un orientale. Dialoghi, riflessioni filosofiche, bozzetti di vita di corte, sarcasmi e escursioni storiche e aneddotiche: tutto questo rientra nelle lettere che un persiano a Parigi spedisce a casa e rovescia il nostro modo di guardare all'Europa. Il Vecchio Mondo si trasforma così da luogo di certezze a clima barbaro e spesso ostile, ed è ritratto strategicamente con gli occhi "non condizionati" ma molto acuti di uno straniero in tutto, persino rispetto a usi e costumi che noi diamo per scontati ma che forse sono più terribili di quanto sembra.
Charles De Montesquieu
Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, nacque nel castello di La Brède (Bordeaux) nel 1689 e morì a Parigi nel 1755, Laureato in giurisprudenza, coltivò le scienze per diletto. Nel 1721 pubblicò, anonimo, il romanzo epistolare Lettere Persiane, che ebbe un successo immediato e tanto ingente da generare una dozzina di imitazioni. Nel 1734, dopo un grand tour a Vienna, in Italia e a Londra, pubblicò il libro di filosofia della storia Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza, dedicandosi poi interamente alla stesura della sua opera più importante, Lo spirito delle leggi (1748), in cui appare la teoria della separazione dei tre poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario. Montesquieu collaborò all'Encyclopédie con il Saggio sul gusto. Un anno prima di morire curò un'edizione accresciuta delle Lettere Persiane, che nel 1751 erano state accusate di empietà nel libello di un abate.