Ci sono incubi che si travestono da sogni e quando poi ti accorgi dell'inganno è troppo tardi. E non puoi farci niente. Il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, è un pomeriggio di luce e bandiere che sembra scandire alla perfezione il conto alla rovescia prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, la partita delle partite. Emilio ha diciotto anni e ce l'ha fatta: è lì, con il biglietto per entrare allo stadio, insieme all'amico di una vita, Giampiero. Oltre all'eccitazione e all'entusiasmo porta con sé un piccolo registratore e una cinepresa super 8, perché ha già deciso che da grande farà il giornalista. Nello stadio, tra canti e battiti di mani, c'è una chimica speciale che assomiglia a un incantesimo. «Bastò un click sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole. A precipitarci nel gelo. Mani che di colpo ora servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio.» Emilio Targia, sopravvissuto all'incubo di quella notte all'Heysel, racconta ciò che ha visto, che ha sentito, i suoi ricordi, fissati anche su una pellicola e su un nastro magnetico, e prova a sciogliere nell'inchiostro memoria, rabbia, dolore e paura. Per non dimenticare. Perché senza memoria saremmo luci spente.
Emilio Targia
Emilio Targia, romano, è giornalista
professionista dal 1997. È attualmente caporedattore
a Radio Radicale, dove conduce
Set-Cinema fuoricampo e da quindici anni il
magazine domenicale Media e dintorni. Ha
scritto di sport, musica, costume e politica
per quotidiani e riviste, e per il portale di
Fastweb. Ha collaborato con emittenti radiotelevisive
ed è stato coordinatore della
redazione di Satnews del canale RaiSat. È
autore di diversi libri, tra i quali
Il miglior
mondiale della nostra vita (Reality Book,
2014). Scrive sul sito
www.juventibus.com.
È membro della direzione artistica del Festival
Collisioni di Barolo e membro del
comitato scientifi co del portale Art Wireless.