Love Match è nato sui campi da calcio, o meglio, in tribuna.
Perché, ebbene sì, io sono la fortunata mamma di una calciatrice. Prima, una bimba di sei anni che mi avrebbe volentieri presa a schiaffi quando tentavo di infilarle il body da ginnastica ritmica e che sopportava senza battere ciglio i compagni maschi che la facevano sempre stare in porta, perché nessuno ne aveva voglia, e poi tanto lei era una femmina. Poi, una ragazzina di dodici che ha realizzato il sogno di giocare nella sua squadra del cuore, di indossare gli stessi colori dei suoi idoli. E adesso una ragazza di quindici che anche se va al liceo e c’è tanto da studiare lo spazio per il calcio riesce ancora a trovarlo, perché è qualcosa che fa parte di lei.
La vita della mamma di una piccola calciatrice non è facile. Tocca fare i salti mortali per riuscire a portarla agli allenamenti quando invece dovresti lavorare, dimenticarsi i weekend liberi per andare alle partite, anche se la temperatura è sotto zero e tu batti i denti per il freddo e ti chiedi perché tua figlia non abbia sviluppato una passione così grande, che ne so, per il nuoto sincronizzato. Eppure, mentre trascorrevo tutte quelle ore a congelarmi il sedere sul cemento, mi sono innamorata. Di ognuna delle piccole guerriere che ho incontrato negli anni, della loro forza, della loro determinazione. Della consapevolezza che hanno, già da bambine, del fatto che per loro sarà tutto più difficile. Ma non gliene frega niente, anzi, saperlo le rende solo più forti. Quello che mi ha sempre colpito è l’intensità con cui credono in quello che fanno, nei colori che indossano. Nell’essere una squadra, una squadra sul serio, una cosa sola contro il resto del mondo. Anno dopo anno, mi sono innamorata del loro immenso cuore e dei sogni che brillano loro negli occhi.
Nina, la protagonista di Love Match, è l’incarnazione di tutti quei sogni. Avrei potuto raccontare la sua storia in mille modi diversi, ma per lei volevo una storia d’amore a tutto tondo. Con il calcio e con la vita. Per Nina volevo la Fiaba, quella con la F maiuscola, il Principe Azzurro e il vissero per sempre felici e contenti. E chi poteva essere più adatto a vestire i panni del Principe Azzurro se non Samuel De Luca? Il Re, la stella assoluta della squadra, il golden boy del calcio italiano. Per Nina, un idolo da ammirare da lontano, almeno finché…
Ho scritto tanti libri e li ho amati tutti alla follia, ma questo mi ha dato qualcosa in più: uno straordinario viaggio nel tempo. Mentre scrivevo ho avuto di nuovo diciott’anni, ho provato tutta l’intensità delle emozioni del primo amore. Un primo amore da favola, quello che tutte prima o poi abbiamo sognato e che poche fortunate hanno vissuto. Ho scoperto che non c’è età per il batticuore e le farfalle nello stomaco e me le sono godute tutte, fino in fondo.
Che abbiate diciotto anni oppure sessanta, spero che Samuel e Nina facciano lo stesso effetto anche a voi, perché non siamo mai abbastanza grandi, abbastanza seri o abbastanza impegnati per sognare.
E, quando sogni, tanto vale farlo in grande.