Dopo avere conquistato e commosso migliaia di lettori e lettrici con Anna che sorride alla pioggia – la storia della sua bambina, nata con un cromosoma in più, e della sua famiglia – Guido Marangoni torna finalmente in libreria con una nuova storia: Come stelle portate dal vento. Un intreccio di tante storie, in realtà: testimonianze di cadute e ripartenze, paura e resilienza raccolte lungo il viaggio che lo ha portato per due anni in giro per l’Italia, a condividere in librerie, piazze e teatri l’esperienza quotidiana della fragilità.
Guido, com’è cambiata la tua vita dopo aver pubblicato “Anna che sorride alla pioggia“?
Dico sempre che, da quando è uscito nelle librerie Anna che sorride alla pioggia, la sensazione è molto simile a quella che proverebbe un bimbo entrando a Disneyworld. Strepitoso! Vedere il libro nelle vetrine, incontrare le persone alle presentazioni, scoprire e osservare in treno una ragazza che legge il mio libro e sorridendo si commuove… tutto questo ha davvero qualcosa di magico.
In realtà, però, la vita non è proprio cambiata, ma forse si è completata, arricchita. La parte più potente, che dona veramente un senso a tutto quello che sto facendo e che con la mia famiglia stiamo facendo, sono gli incontri e le condivisioni. Riceviamo centinaia di migliaia di messaggi, incontro moltissime persone ai miei spettacoli e a volte succede che ci fermano per la strada, per salutarci e per raccontarci la loro storia. Per fortuna ho le mie donne che mi aiutano a non prendermi troppo sul serio… Ve lo confido: sono bullizzato dalle mie donne, che mi prendono in giro e ridono di me con me. È davvero meraviglioso.
In questo nuovo libro sveli una tua personale passione per le “rose dei venti”: un simbolo affascinante in cui hai scoperto anche una sorta di metafora della vita stessa. Ce ne vuoi parlare meglio?
La mia passione, o meglio, attenzione per la “rosa dei venti” nasce da un’interrogazione, che racconto nel libro, durante la terza elementare. Uno di quei piccoli episodi che tutti custodiamo nella memoria e che, anche se insignificanti al resto del mondo, nascondono piccole briciole di entusiasmo utili quando siamo a corto di meraviglia. Da ragazzino la disegnavo ovunque, anche sul soffitto della mia cameretta per suggerirmi la direzione che avrei preso, scoprendo sempre che la vita è un continuo cambio di rotta. Ora, da adulto, la osservo ovunque, la cerco e la trovo nei luoghi più strani: sul pavimento delle piazze, sui muri dei palazzi, sulle tovaglie, su libri, quadri e sulla pelle delle persone. Ho iniziato a chiedere il significato di alcuni tatuaggi che ho osservato su caviglie e braccia. Ogni racconto è incredibilmente pieno di vita, la rosa dei venti è essa stessa una metafora della nostra vita. Una consapevolezza di essersi spesso smarriti e un grande desiderio, che ci unisce tutti, di trovare la strada del ritorno. Adesso provo a contenermi nel chiedere spiegazioni delle rose dei venti tatuate perché, anche se Anna è diventata “la stalker del sorriso”, io non vorrei essere ricordato come “lo stalker della rosa dei venti”.