Intervista a Carlo Pizzigoni LOCOS POR EL FUTBOL

Dopo averlo conosciuto con Federico Buffa con STORIE MONDIALI, abbiamo incontrato Carlo Pizzigoni per parlare con lui del suo nuovo libro LOCOS POR EL FUTBOL.

Ciao Carlo, è appena uscito il nuovo libro, “Locos por el Futbol”. Il secondo, ma il tuo primo scritto in solitudine, dopo il successo di “Storie Mondiali”, che avevi preparato insieme a Federico Buffa. Perché hai scelto il Sudamerica, per questo importante passo?

Perché “tengo il corazon en Sudamerica…”! Frequento il Sudamerica da molti anni e mi sono sentito, come dire, in qualche modo pronto, preparato a parlarne, sempre con estremo rispetto, ovviamente. L’ho conosciuto grazie a tanti viaggi, a tante letture e, soprattutto, per mezzo di tanti incontri, con donne e uomini che mi hanno regalato parte del loro tempo, per questo non smetterò mai di ringraziarli: se penso a quanti lunghi viaggi in pullman, a quante lunghe chiacchierate. Esperienze uniche, che hanno acceso la mia

Insomma, l’ho vissuto e mi piaceva raccontarlo attraverso la grande lente del calcio. Parlare di futbol, in Sudamerica significa parlare di cultura, storia, società. Un po’ come avevamo fatto con Federico Buffa in Storie Mondiali, ho mescolato tutto, anche se è ovviamente il calcio a predominare. E’ un libro di calcio, di tanto calcio. E poi Fede, in qualche modo, c’è anche qui: ha scritto una straordinaria prefazione, soliti “colpi” che uno come lui ha. Ma stavolta aggiungiamo alla compagnia un altro fuoriclasse, un vero “hermano”, Lele Adani, che ha preso carta e penna e ha scritto lui pure una meravigliosa postfazione: ci racconta il perché è così legato al Sudamerica.


E’ una ideale prosecuzione, diciamo così, sudamericana a Storie Mondiali? Qual è la struttura del libro?

Sì e no. Lo stile è ovviamente lo stesso che abbiamo proposto in Storie Mondiali, anche senza il genio di Federico: è la mescola di cui parlavo prima, tra calcio e altro. Ma è anche una storia critica, per così dire, del calcio sudamericano, un po’ seguendo l’irraggiungibile esempio della “Storia critica del calcio italiano” di Gianni Brera, probabilmente il miglior libro sul calcio editato nel nostro Paese. Inimitabile ovviamente è anche l’autore: io ho preso spunto da quella meraviglia, ad essa mi sono in qualche modo ispirato.

C’è un’altra curiosa analogia, anche Brera aveva quasi interrotto la stesura per poi ritrovare la vena giusta e concludere l’opera. Molto più modestamente, è accaduto anche a me, e se non fosse stato per Elisabetta Albieri, l’editor di Sperling, questo libro si sarebbe arenato: è complicato e faticoso trovare spunti, riflessioni originali e linee guida adeguate per raccontare ogni Paese. Infatti il testo è diviso proprio in questo modo: in ogni capitolo tratto la storia calcistica di un Paese, seguo il corso degli eventi calcistici naturalmente incrociando situazioni storiche decisive come, ad esempio, la caduta di Salvador Allende (e una squadra di calcio posticiperà questa tragedia) o quella di Juan Domingo Perón, che si porta via anche una certa idea di approccio al gioco, almeno secondo la mia idea.

Nel sottotitolo del libro evidenzi Pelé, Maradona e Messi e altri dèi sudamericani. Perché la scelta dei tre e a quali dèi ti riferisci?

Iniziamo dal fondo: l’idea iniziale era quella di intitolare l’opera “gli dei del calcio”, proprio per celebrare i tanti campioni sudamericani, da Isabelino Gradin, José Leandro Andrade o Leônidas (è cresciuto, a metà Anni Venti, nel São Cristóvão – dove io sono socio onorario, davvero! – prima che lì si formasse Ronaldo, il Fenomeno) fino ai giorni nostri di Messi e Neymar.

Nel libro ci sono una serie di minibiografie dei campioni significativi, ogni capitolo ne ha almeno una. Abbondano i protagonisti di Argentina (dove c’è anche però Marcelo Bielsa, il Loco a cui sono più affezionato, anche se voglio bene anche a Corbatta), Brasile e Uruguay (fantastica la storia di Lusi Suarez) ma parlo anche di Alberto Spencer, il più grande calciatore dell’Ecuador, Arsenio Erico, stella del Paraguay e idolo di Alfredo di Stefano, e del Pibe Valderrama, calciatore simbolo della Colombia, dove non potevo fare a meno di raccontare Andres Escobar e la sua vera storia, distruggendo analisi superficiali e cliché fastidiosi. Ho eseguito questa opera di pulizia anche su Garrincha, se ne sono dette troppe su di lui: è stato davvero uno degli dèi più riconosciuti e rimpianti della storia del calcio sudamericano. Meritava un approfondimento.

Grazie a Carlo Pizzigoni e buona lettura a tutti!

Come (e dove) sono nate le Storie Mondiali

“Solito orario. Zona nostra.”

I messaggi di Federico Buffa sono stati più o meno sempre questi, concisi, spesso perché chiamava dall’estero, durante i mesi in cui abbiamo preparato la trasmissione televisiva Storie Mondiali e, successivamente, il libro.

A caso pesco dalla memoria, e mi aiuto col taccuino dei resoconti di quegli incontri. 

Federico arriva da Montevideo, dove è stato ospite della nostra amica Laura, giornalista charrua grande appassionata di futbol.

“Ma hai visto Parque Central? Oh, sembra un campetto, peccato che dentro ci giochi ancora adesso una delle grandi del Subcontinente”.

“E ci abbiano giocato il Mondiale del ’30!!”

“Ma cos’era l’Uruguay in quegli anni! Costituzione avanzatissima!”

“E poi c’erano dei fenomeni palla al piede, e non solo: che dici del grande Andrade?”

“Ho trovato una biografia su di lui, in un mercatino: Gloria y Tormento, favolosa…!”

“Beh, ci sarà qualcosa sulla sua storia d’amore con la Baker a Parigi!”

“A Parigi c’erano tutti in quegli anni, da Picasso in giù.”

“La finale del ’30 è stata con l’Argentina, dentro c’è Gardel!”

Cada día canta mejor, dicono ancora oggi gli amici sul Rio de La Plata”.

E così via, curiosità dopo curiosità, aneddoto dopo aneddoto: si buttavano gli argomenti sul tavolo e venivano fuori le storie. Ne abbiamo pescate alcune, ed è nata prima la trasmissione, poi, con qualche aggiunta, il libro di Storie Mondiali.

E il luogo? Difficile recintare con esattezza la “Zona nostra”. Di norma è attorno a Piazza Buonarroti a Milano, ma ci si è spinti, alle volte, fino al Parco Sempione: dentro diversi locali di questa imperimetrabile area, con testimoni più o meno sorpresi,  è nato Storie Mondiali. Tutte quelle piacevolissime chiacchiere, quegli studi, quelle analisi attorno a una passione condivisa, grazie al lavoro di tanti professionisti, ma anche ai suggerimenti di tanti appassionati, sono diventate prima una trasmissione che ha riscosso crescente successo e oggi, addirittura, un libro. 

Carlo Pizzigoni

Storie Mondiali – il libro

“Le Storie Mondiali su Sky sono state la più travolgente, eccitante, estenuante esperienza professionale della mia vita dal biennio ’97-’98…

Questo libro, che ovviamente deve tutto a Carlo Pizzigoni, ha il dovere di tenerle in qualche modo in vita.

Nel frattempo il Giappone, come il Paradiso, può attendere.”

Federico Buffa.

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